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Il benessere equo e sostenibile dei territori - Report regionali - Anno 2024
L’Istat rilascia l’edizione 2024 dei Report BesT, un’analisi integrata degli indicatori Bes dei Territori (BesT), accompagnati da grafici interattivi che consentono di navigare nelle principali elaborazioni.
Alla collana dei 20 Report regionali BesT 2024, che saranno progressivamente rilasciati in questa pagina, si aggiunge quest’anno un ventunesimo report, già diffuso, che approfondisce e confronta i profili di benessere delle 14 città metropolitane.
Ciascun Report regionale BesT presenta il profilo di benessere della regione e delle sue province sotto vari aspetti: la posizione nel contesto nazionale ed europeo, i punti di forza, gli svantaggi, le disparità territoriali, le evoluzioni recenti e si completa con alcuni indicatori sul territorio, la popolazione, l’economia. L’edizione 2024, inoltre, è arricchita da tre focus di approfondimento sulle condizioni economiche degli individui, sui musei e le biblioteche e sui servizi comunali online per le famiglie.
Il sistema di indicatori BesT, riferiti alle province e città metropolitane italiane, comprende un ampio set delle misure del Benessere equo e sostenibile (Bes) e le integra con ulteriori indicatori di benessere in grado di cogliere le specificità locali. L’intera base dati e i metadati sono disponibili sulla piattaforma IstatData, e nella sezione del sito dedicata al Benessere equo e sostenibile dei territori, dove è anche possibile consultare i Report BesT 2023.
Nei prossimi mesi verranno via via rilasciati i dati di tutte le regioni italiane.
Data di pubblicazione: 12 novembre 2024
Il Piemonte presenta livelli elevati di benessere rispetto al complesso delle province italiane valutate sugli 11 domini del Bes dei territori. Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) nell’ultimo anno disponibile3, il 44,9 per cento delle misure colloca le province piemontesi nelle classi di benessere alta e medio-alta mentre il 29,4 per cento le colloca nelle classi bassa e medio-bassa (gli stessi valori calcolati su tutte le province italiane sono rispettivamente del 41,8 per cento e 35,6 per cento). Tuttavia, nel confronto con le altre regioni del Nord-ovest, il Piemonte mostra un profilo meno brillante sia della Lombardia (con il 55,0 per cento di misure provinciali nelle classi alta e medio-alta e il 26,8 nelle classi bassa e medio-bassa), sia della Valle d’Aosta, che è la più favorita (57,8 per cento nelle due classi più elevate e 23,4 per cento nelle due classi di coda).
La città metropolitana di Torino presenta la quota maggiore di posizionamenti nelle due classi di benessere più alte (57,8 per cento) ma anche, insieme a Novara, la minore incidenza nelle due classi più basse (23,4 per cento). Vercelli e Alessandria sono invece le province più sfavorite con circa un terzo delle misure sia nelle classi alta e medio-alta che nelle classi bassa e medio-bassa.
Dal confronto tra gli 11 domini del Benessere, il quadro più critico per le province piemontesi emerge nel dominio Ambiente, con il 41,7 per cento degli indicatori provinciali nelle due classi di coda e soltanto il 31,9 per cento nelle due classi più elevate.
Al contrario, i maggiori punti di forza si concentrano nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, con la quasi totalità degli indicatori nelle classi di benessere relativo alta e medio-alta (91,7 per cento) e nessun posizionamento nella classe di coda. Gli indicatori sull’occupazione e la mancata partecipazione al lavoro nel 2023 registrano risultati migliori rispetto alla media-Italia in tutte le province.
Anche nel dominio Benessere economico nessuna provincia piemontese ricade nella classe più bassa, ma la frequenza delle due classi più elevate scende al 62,5 per cento. I valori regionali di tutti gli indicatori del dominio sono superiori in termini di benessere rispetto al valore medio dell’Italia.
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Data di pubblicazione: 14 novembre 2024
L’Abruzzo presenta livelli di benessere in linea con la media-Italia e migliori della media delle province del Mezzogiorno. La provincia di L’Aquila presenta il miglior profilo nella regione, Chieti è invece la provincia più sfavorita con il 26,6 per cento delle misure nelle due classi di testa e il 37,5 per cento nelle due classi di coda.
Dal confronto tra gli 11 domini del Benessere, il quadro più critico per le province abruzzesi emerge nel dominio Paesaggio e patrimonio culturale. Un profilo simile si rileva nel dominio Innovazione, ricerca e creatività, in cui il 75,0 per cento degli indicatori provinciali è nelle due classi di coda (25,0 per cento nella classe bassa) ma si registra una piccola percentuale di indicatori (6,3) nella classe medio-alta. Lo svantaggio più significativo, in questo dominio, si osserva nella provincia di Chieti dove nel 2021 la percentuale di addetti nelle unità locali di imprese attive nel settore culturale è dello 0,8 (a fronte di un valore medio-Italia del 1,6 per cento).
Seppure in maniera più lieve, si rilevano svantaggi anche nel dominio Benessere economico. Al contrario, i maggiori punti di forza si concentrano nel dominio Sicurezza, con due terzi degli indicatori nelle classi di benessere relativo alta e medio-alta (il 45,8 per cento nella sola classe alta) e nessun posizionamento nella classe di coda.
Anche il dominio Salute evidenzia punti di forza. Nessuna provincia abruzzese ricade nella classe bassa, ma la frequenza delle due classi più elevate scende al 50,0 per cento e soltanto il 12,5 per cento dei risultati è nella classe alta. La mortalità stradale dei giovani tra 15 e 34 anni (nel 2022 pari a 0,4 per 10 mila residenti) e quella per tumore tra le persone di 20-64 anni (nel 2021 pari a 7,2 per 10 mila) sono inferiori alle medie di confronto in tutte le province; in particolare per quest’ultimo indicatore si registra, rispetto al 2019, un miglioramento (-0,5 punti) maggiore della media nazionale e che interessa L’Aquila, Teramo e Pescara, ma non Chieti.
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Data di pubblicazione: 20 novembre 2024
La Lombardia presenta livelli elevati di benessere rispetto al complesso delle province italiane valutate sugli 11 domini del Bes dei territori. Nel confronto con le altre regioni del Nord-ovest, la Lombardia mostra un profilo migliore sia del Piemonte sia della Liguria (rispettivamente con il 44,9 e il 42,5 per cento di misure provinciali nelle classi alta e medio-alta e il 29,5 e il 28,3 nelle classi bassa e medio-bassa), mentre è di poco superata dalla Valle d’Aosta (57,8 per cento nelle due classi più elevate e 23,4 per cento nelle due classi di coda).
La città metropolitana di Milano e la provincia di Monza e della Brianza presentano la quota maggiore di posizionamenti nelle due classi di benessere più alte (per più dei due terzi degli indicatori) ma anche la minore incidenza nelle due classi più basse (entrambe con meno del 20 per cento). Pavia è invece la provincia meno favorita con il 42,2 per cento delle misure nelle classi alta e medio-alta e il 36,0 per cento nelle classi bassa e medio-bassa. Lodi e Sondrio mostrano risultati migliori rispetto a Pavia, ma restano comunque tra le province meno favorite. Dal confronto tra gli 11 domini del Benessere, un quadro critico per le province lombarde emerge nel dominio Ambiente, con il 50,0 per cento degli indicatori provinciali nelle due classi di coda e soltanto il 30,6 per cento nelle due classi più elevate.
Al contrario, i maggiori punti di forza si concentrano nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, con la quasi totalità degli indicatori nelle classi di benessere relativo alta e medio-alta. Gli indicatori sull’occupazione e la mancata partecipazione al lavoro nel 2023 registrano risultati migliori rispetto alla media-Italia in tutte le province.
Nel dominio Benessere economico i valori regionali di tutti gli indicatori sono superiori in termini di benessere rispetto al valore medio dell’Italia, mentre i valori provinciali risultano in alcuni casi inferiori ma in generale miglioramento rispetto al 2019 in tutte le province. La prevalenza dei buoni risultati si osserva anche per gli indicatori relativi alla Sicurezza (69,4 per cento nelle classi alta e medio-alta), sebbene si confermi il primato negativo della città metropolitana di Milano rispetto alle denunce di rapina e di borseggio: il tasso di denunce per rapina è di 128,0 ogni 100.000 abitanti, mentre per il borseggio arriva a 1.029,5, valori molto superiori alla media nazionale, che si ferma a 43,5 per le rapine e 219,1 per i borseggi.
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Data di pubblicazione: 21 novembre 2024
La Valle d’Aosta presenta livelli elevati di benessere rispetto al complesso delle province italiane valutate sugli 11 domini del Bes dei territori. Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) nell’ultimo anno disponibile3 , il 57,8 per cento delle misure colloca la Valle d’Aosta nelle classi di benessere alta e medio-alta mentre il 23,5 per cento la colloca nelle classi bassa e medio-bassa.
Nel confronto con le altre regioni del Nord-ovest la Valle d’Aosta è la più favorita e mostra, insieme alla Lombardia (con il 55,0 per cento di misure provinciali nelle classi alta e medio-alta), un profilo migliore sia del Piemonte (44,9 per cento), sia della Liguria (42,5 per cento).
Dal confronto tra gli 11 domini del Benessere, il quadro più critico per la Valle d’Aosta emerge nel dominio Paesaggio e patrimonio culturale, la regione è sfavorita soprattutto per la minore diffusione delle aziende agrituristiche (1,8 per 100 km2), che è quattro volte più bassa della media del Nord-Ovest (6,8) e circa un quinto di quella nazionale (8,6).
Punti di debolezza emergono anche nel dominio Qualità dei servizi, in cui il profilo della regione appare polarizzato tra le classi bassa e medio-bassa e quelle alta e medio-alta (37,5 per cento per entrambe). Gli svantaggi più significativi in questo dominio si evidenziano per l’offerta di trasporto pubblico locale (Tpl); un’altra problematica riguarda il maggiore tasso di emigrazione ospedaliera in altra regione. Al contrario, i risultati migliori si registrano nel dominio Sicurezza con l’83,4 per cento degli indicatori nelle due classi di testa e nessun posizionamento nelle classi bassa e medio-bassa. Infatti nel 2022 in Valle d’Aosta gli omicidi, gli altri delitti mortali e i reati predatori risultano meno frequenti rispetto alle medie di confronto.
Punti di forza emergono anche nel dominio Benessere economico: l’80 per cento degli indicatori rientra nelle due classi più elevate, con nessun posizionamento nelle due classi di coda. Nel 2022 i vantaggi maggiori si registrano per gli importi medi annui dei redditi pensionistici (21.803 euro a fronte di una media-Italia pari a 20.312), per la minore incidenza di pensionati con reddito pensionistico lordo mensile inferiore a 500 euro (6,5 per cento contro 9,2 per cento) e per il reddito lordo disponibile delle famiglie.
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Data di pubblicazione: 22 novembre 2024
La Basilicata presenta livelli di benessere in linea con la media delle province del Mezzogiorno ma inferiori alla media-Italia. Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) nell’ultimo anno disponibile3 , il 27,2 per cento delle misure colloca le province lucane nelle classi di benessere alta e medio-alta mentre il 50,4 per cento le colloca nelle classi bassa e medio-bassa; gli stessi valori calcolati su tutte le province italiane sono rispettivamente del 41,8 per cento e 35,6 per cento, mentre quelli calcolati sulle province del mezzogiorno sono rispettivamente 26,2 per cento e 52,1 per cento.
Dal confronto tra gli 11 domini del Benessere emerge un quadro critico per le province lucane soprattutto nei domini Paesaggio e patrimonio culturale, dove tutti e tre gli indicatori si trovano nella classe più bassa, e Innovazione, ricerca e creatività, in cui gli indicatori provinciali sono collocati nelle ultime due classi, senza alcuna presenza nelle fasce più elevate. Anche il dominio Benessere economico segnala delle difficoltà, con l’80,0 per cento degli indicatori nelle due classi più basse e il 10,0 per cento in quelle più alte. Segue, infine, il dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, con il 58,3 per cento degli indicatori provinciali nelle due classi di coda e nessun posizionamento nelle due classi più elevate.
I maggiori punti di forza si concentrano invece nel dominio Sicurezza, con due terzi degli indicatori nelle classi di benessere relativo alta e medio-alta e un terzo nelle classi di coda. Nel 2022, gli indicatori regionali relativi alle denunce di reati predatori si collocano su livelli più bassi sia della media-Italia sia della media delle province del Mezzogiorno.
Nel dominio Ambiente il 46,7 per cento degli indicatori ricade nelle due classi di benessere più alte e il 26,7 per cento nelle due più basse. La regione presenta risultati migliori rispetto alla media-Italia e alla media delle province del Mezzogiorno per la minore quantità di rifiuti urbani prodotti, per la maggiore produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, la ridotta impermeabilizzazione del suolo da copertura artificiale e la maggiore disponibilità di verde urbano. La produzione regionale di rifiuti pro capite (356 kg) è notevolmente più bassa sia del Mezzogiorno (452 kg) sia dell’Italia (492 kg) e la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (117,4 per cento) è più del doppio di quella del Mezzogiorno (45,4) e quasi il quadruplo di quella italiana (30,7). A livello territoriale i divari tra le province lucane sono generalmente contenuti, tranne per due indicatori in cui Potenza risulta nettamente superiore rispetto a Matera: la superficie per abitante di aree naturali protette terrestri e la disponibilità di verde urbano.
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Data di pubblicazione: 27 novembre 2024
Le Marche presentano livelli elevati di benessere rispetto al complesso delle province italiane valutate sugli 11 domini del Bes dei territori. Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) nell’ultimo anno disponibile3 , il 51,0 per cento delle misure colloca le province marchigiane nelle classi di benessere alta e medio-alta mentre il 27,5 per cento le colloca nelle classi bassa e medio-bassa (gli stessi valori calcolati su tutte le province italiane sono rispettivamente del 41,8 per cento e 35,6 per cento). Nel confronto con le altre regioni del Centro, le Marche mostrano un profilo simile alla Toscana (con il 50,7 per cento di misure provinciali nelle classi alta e medio-alta e il 27,3 nelle classi bassa e medio-bassa) e migliore sia dell’Umbria, sia del Lazio che è la regione più sfavorita. Tutte le province marchigiane si collocano nelle due classi di benessere più alte con frequenze maggiori della media delle province del Centro e dell’Italia.
Considerando gli 11 domini del Benessere dei territori4 , il quadro più critico per le province marchigiane emerge nel dominio Qualità dei servizi, con il 37,5 per cento delle misure provinciali nelle due classi di coda e soltanto il 42,5 per cento nelle due classi più elevate.
I risultati migliori si osservano nel dominio Sicurezza con il 76,7 per cento delle misure provinciali nelle classi di benessere relativo alta e medio-alta e nessun posizionamento nella classe di coda.
Anche nel dominio Lavoro e conciliazione tempi di vita nessuna provincia marchigiana ricade nella classe più bassa, ma la frequenza delle due classi più elevate scende al 69,0 per cento.
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Data di pubblicazione: 5 dicembre 2024
La Sicilia presenta livelli di benessere modesti rispetto al complesso delle province italiane valutate sugli 11 domini del Bes dei territori. Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali raggruppate in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta), nell’ultimo anno disponibile il 61,8 per cento delle misure colloca le province dell’isola nelle classi di benessere bassa e medio-bassa, mentre il 22,3 per cento le colloca nelle classi alta e medio-alta.
Nel confronto con le altre regioni del Mezzogiorno, la Sicilia mostra un profilo simile alla Calabria (con il 63,1 per cento di misure provinciali nelle classi bassa e medio-bassa e il 21,3 nelle classi alta e medio-alta) ma peggiore della Sardegna e dell’Abruzzo, che sono le meno svantaggiate.
A livello provinciale, in una situazione nel complesso omogenea, si differenziano la Città metropolitana di Palermo e la provincia di Enna, con una quota maggiore di posizionamenti nelle due classi di benessere più elevate (rispettivamente 28,1 e 26,6 per cento) e una quota inferiore di posizionamenti nelle due classi più basse (57,8 per cento per entrambe). Risultano invece più sfavorite le province di Agrigento, dove la quota di posizionamenti nelle due classi di coda è massima (65,6 per cento), Catania e Siracusa che hanno invece le minori frequenze di posizionamenti nelle due classi più elevate (17,2 e 18,8).
Considerando gli 11 domini del Benessere dei territori4 , i domini relativi a Sicurezza e Politica e istituzioni rappresentano gli ambiti nei quali la regione e le rispettive province detengono i vantaggi più evidenti, con quote pari rispettivamente al 64,8 per cento e al 40,7 per cento di posizionamenti nelle classi alta e medioalta e al 16,7 e 25,9 per cento in quelle bassa e medio-bassa.
Tutti gli altri domini segnalano svantaggi netti e diffusi delle province siciliane. Tutti gli indicatori del dominio Benessere economico ricadono nelle due classi di coda.
Nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita solo l’1,9 per cento degli indicatori ricade nella classe alta e medio-alta, a fronte del 79,6 per cento di posizionamenti nelle classi bassa e medio-bassa. Nel 2023 in Sicilia il tasso di occupazione delle persone tra i 20 e i 64 anni si attesta al 48,7 per cento, ovvero 17,6 punti percentuali inferiore alla media-Italia, e il tasso di mancata partecipazione al lavoro è al 32,6 per cento, oltre il doppio di quello nazionale.
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Data di pubblicazione: 6 dicembre 2024
L’Umbria presenta livelli elevati di benessere rispetto al complesso delle province italiane valutate sugli 11 domini del Bes dei territori. Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) nell’ultimo anno disponibile3 , il 46,1 per cento delle misure colloca le province umbre nelle classi di benessere alta e medio-alta, mentre il 17,2 per cento le colloca nelle classi bassa e medio-bassa (gli stessi valori calcolati su tutte le province italiane sono rispettivamente del 41,8 per cento e 35,6 per cento). Nel confronto con le altre regioni del Centro, l’Umbria mostra il profilo caratterizzato dalla più bassa frequenza di posizionamenti nelle due classi di coda.
Dal confronto tra gli 11 domini del Benessere, il quadro più critico per le province umbre emerge nel dominio Innovazione, ricerca e creatività, con il 37,5 per cento degli indicatori provinciali nelle due classi di coda e nessun posizionamento nelle due classi più elevate. Nel 2020, ultimo anno per il quale l’Ufficio brevetti europeo (Epo) ha diffuso dati territoriali, le domande di brevetto in Umbria erano pari a 53,6 per milione di abitanti, ben al di sotto della media nazionale di 102,9.
I risultati migliori si osservano nel dominio Istruzione e formazione, con il 44,4 per cento degli indicatori nella classe di benessere relativo alta, il 22,2 per cento nella classe medio-alta e nessun posizionamento nella classe di coda. Tutti gli indicatori hanno valori migliori della media-Italia e 7 su 9 della media di ripartizione. Anche nel dominio Politica e istituzioni l’Umbria presenta una situazione di vantaggio evidente, con il 33,3 per cento degli indicatori nella classe di benessere relativo alta, la stessa percentuale nella classe medioalta e nessun posizionamento nella classe di coda della distribuzione nazionale.
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Data di pubblicazione: 6 dicembre 2024
Il Molise presenta livelli di benessere relativamente più bassi rispetto al complesso delle province italiane valutate sugli 11 domini del Bes dei territori. Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) nell’ultimo anno disponibile3 , il 27,8 per cento delle misure colloca le province molisane nelle classi di benessere alta e medio-alta mentre il 42,1 per cento le colloca nelle classi bassa e medio-bassa (gli stessi valori calcolati su tutte le province italiane sono rispettivamente del 41,8 per cento e 35,6 per cento). Tuttavia, circoscrivendo l’analisi alle sole regioni della ripartizione, il profilo del Molise evidenzia una penalizzazione relativamente minore rispetto al Mezzogiorno poiché la frequenza dei suoi posizionamenti nelle due classi più elevate è superiore alla media (+1,6 punti percentuali), mentre la frequenza dei posizionamenti nelle due classi di coda è ben al di sotto della media di ripartizione (-10,1 punti percentuali).
Dal confronto tra gli 11 domini del Benessere, il quadro più critico per le province molisane emerge nel dominio Innovazione, ricerca e creatività, con il 75,0 per cento degli indicatori provinciali nelle due classi di coda e nessuno nelle due più alte.
Anche il dominio Benessere economico mette in luce una larga prevalenza di posizionamenti nelle due classi inferiori (70,0 per cento) e nessuno in quella più alta. I principali punti di forza si concentrano invece nel dominio Sicurezza, nel quale si registra una buona percentuale di indicatori su livelli di benessere relativo alti (41,7 per cento) e medio-alti (25,0 per cento) e nessun posizionamento nella classe di coda della distribuzione nazionale. In questo dominio la regione, per cinque indicatori su sei, evidenzia livelli di benessere superiori rispetto a quanto si registra in media nella penisola.
Anche nel dominio Ambiente le province molisane riportano in prevalenza buoni risultati (50,0 per cento di posizionamenti nelle classi alta e medio-alta), pur a fronte di un 25,0 per cento di posizionamenti nelle due classi più basse.
Infine, nel dominio Istruzione e formazione il Molise e le sue province detengono una percentuale di indicatori nelle due classi di benessere relativo più elevate pari al 33,3 per cento e riportano un ulteriore 44,4 per cento di posizionamenti nella classe media.
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Data di pubblicazione: 12 dicembre 2024
L’Emilia-Romagna presenta livelli elevati di benessere rispetto al complesso delle province italiane valutate sugli 11 domini del Bes dei territori. Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) nell’ultimo anno disponibile3 , il 55,4 per cento delle misure colloca le province emiliano-romagnole nelle classi di benessere alta e medioalta mentre il 25,3 per cento le colloca nelle classi bassa e medio-bassa (gli stessi valori calcolati su tutte le province italiane sono rispettivamente del 41,8 per cento e 35,6 per cento). Tuttavia, nel confronto con le altre regioni del Nord-est, l’Emilia-Romagna mostra un profilo meno brillante sia del Friuli-Venezia Giulia, che è la più favorita (con il 62,7 per cento di misure provinciali nelle classi alta e medio-alta e il 16,3 nelle classi bassa e medio-bassa), sia del Trentino-Alto Adige/Südtirol (61,4 per cento nelle due classi di testa e 15,7 per cento nelle due classi di coda).
La città metropolitana di Bologna presenta la quota maggiore di posizionamenti nelle due classi di benessere più alte (65,6 per cento) e la minore incidenza nelle due classi più basse (20,3 per cento). Risultano invece più sfavorite Piacenza, con il 50,0 dei posizionamenti nelle classi di testa e il 29,7 per cento nelle classi di coda, Reggio nell’Emilia che ha la maggiore frequenza di posizionamenti nelle classi bassa e medio-bassa (32,8 per cento) e Ferrara con la frequenza più bassa di posizionamenti (48,4 per cento) nelle classi nelle classi alta e medio-alta.
Dal confronto tra gli 11 domini del Benessere, emerge un quadro critico per le province emiliano-romagnole nel dominio Ambiente, con il 50,6 per cento degli indicatori provinciali nelle due classi di coda e soltanto il 30,9 per cento nelle due classi più elevate. Nel 2022 la produzione di rifiuti urbani della regione è pari a 633 kg per abitante (140 kg in più rispetto alla media-Italia); le province di Reggio Emilia, Ravenna e Piacenza si distinguono per i livelli più alti in Italia, con oltre 700 kg pro-capite.
Al contrario, i maggiori punti di forza si concentrano nel dominio Benessere economico, con l’82,2 degli indicatori nelle classi di benessere relativo alta e medio-alta e nessun posizionamento nella classe di coda.
Anche nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita nessuna provincia emiliano-romagnola ricade nella classe di benessere più bassa e la frequenza delle due classi più elevate è pari all’81,5 per cento.
- Nota stampa Emilia Romagna (pdf)
- Report Emilia Romagna (pdf)
- Appendice statistica Emilia Romagna (xlsx)
- Infografica Emilia Romagna (pdf)
Data di pubblicazione: 13 dicembre 2024
La Calabria presenta livelli di benessere modesti rispetto al complesso delle province italiane valutate sugli 11 domini del Bes dei territori. Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) nell’ultimo anno disponibile3 , il 63,1 per cento delle misure colloca le province calabresi nelle classi di benessere bassa e medio-bassa e solo il 21,3 per cento le colloca nelle classi alta e medio-alta (gli stessi valori calcolati su tutte le province italiane sono rispettivamente del 35,6 per cento e 41,8 per cento). Nel confronto con le altre regioni del Mezzogiorno, la Calabria mostra il profilo meno brillante seguita dalla Sicilia (con il 61,8 per cento di misure provinciali nelle classi bassa e medio-bassa e il 22,3 nelle classi alta e medio-medio).
La provincia di Crotone e la Città Metropolitana di Reggio di Calabria, presentano le maggiori frequenze di posizionamenti nelle due classi più basse (rispettivamente 68,8 e 67,7 per cento); quest’ultima, insieme a Cosenza, presenta anche la minore incidenza nelle due classi più alte (19,4 per cento). Catanzaro è la provincia meno sfavorita con il 25,8 per cento dei posizionamenti nelle classi di testa e il 56,4 per cento in quelle di coda, seguita da Vibo Valentia (21,8 e 60,9).
Dal confronto tra gli 11 domini del Benessere, i domini Sicurezza e Ambiente rappresentano gli ambiti nei quali la regione e le rispettive province detengono i vantaggi più evidenti, con quote pari rispettivamente al 73,3 per cento e al 41,0 per cento di posizionamenti nelle classi alta e medio-alta e al 10,0 e 38,5 per cento in quelle bassa e medio-bassa.
La regione conserva un vantaggio oramai consolidato rispetto alle medie di confronto anche per la quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, che nel 2022 si attesta al 76,4 per cento dei consumi totali, più del doppio della media nazionale.
Tutti gli altri domini segnalano svantaggi netti e diffusi delle province calabresi. Il dominio Benessere economico presenta la totalità degli indicatori provinciali nelle due classi di coda.
Nel dominio Innovazione, ricerca e creatività, l’indicatore di mobilità dei laureati italiani (25-39 anni) conferma la difficoltà della Calabria di attrare e trattenere capitale umano giovane e qualificato: a fronte di un saldo nazionale negativo (con una perdita verso l’estero di 4,5 giovani laureati per mille residenti di pari età e livello di istruzione), l’indicatore in Calabria registra un -42,5 per mille.
- Nota stampa Calabria (pdf)
- Report Calabria (pdf)
- Appendice statistica Calabria (xlsx)
- Infografica Calabria (pdf)
Data di pubblicazione: 19 dicembre 2024
Il Veneto presenta livelli elevati di benessere rispetto al complesso delle province italiane valutate sugli 11 domini del Bes dei territori. Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) nell’ultimo anno disponibile3 , il 50,3 per cento delle misure colloca le province venete nelle classi di benessere alta e medio-alta mentre il 25,5 per cento le colloca nelle classi bassa e medio-bassa (gli stessi valori calcolati su tutte le province italiane sono rispettivamente del 41,8 per cento e 35,6 per cento). Nel confronto con le altre regioni del Nord-est il Veneto mostra un profilo simile all’Emilia-Romagna (con il 25,3 per cento di misure provinciali nelle due classi di coda e il 55,4 per cento nelle classi di testa). Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige/Südtirol presentano invece profili migliori, risultando le regioni più favorite anche a livello nazionale.
Dal confronto tra gli 11 domini del Benessere, il quadro più critico per le province venete emerge nel dominio Ambiente, con il 49,2 per cento degli indicatori provinciali nelle due classi di coda e soltanto il 30,1 per cento nelle due classi più elevate. Al contrario, i maggiori punti di forza si concentrano nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, con la quasi totalità degli indicatori nelle classi di benessere relativo alta e medio-alta (95,2 per cento) e nessun posizionamento nelle classi di coda.
Nel dominio Benessere economico nessuna provincia veneta ricade nella classe più bassa, ma la frequenza delle due classi più elevate scende al 57,1 per cento. Gli indicatori del dominio evidenziano che il Veneto presenta in generale livelli di benessere superiori alla media nazionale, mentre i valori provinciali risultano in alcuni casi inferiori ma in miglioramento rispetto al 2019. A livello regionale e in tutte le province la quota di pensionati con reddito pensionistico di basso importo è inferiore alla media nazionale (6,6 per cento in Veneto, 9,2 per cento in Italia). Anche il reddito medio disponibile pro capite e la retribuzione media annua lorda dei lavoratori dipendenti risultano, in tutte le province, superiori alla media nazionale, ad eccezione di Rovigo e, per quanto riguarda le sole retribuzioni, della città metropolitana di Venezia.
- Nota stampa Veneto (pdf)
- Report Veneto (pdf)
- Appendice statistica Veneto (xlsx)
- Infografica Veneto (pdf)
Data di pubblicazione: 20 dicembre 2024
Il Friuli-Venezia Giulia presenta livelli elevati di benessere rispetto al complesso delle province italiane valutate sugli 11 domini del Bes dei territori. Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) nell’ultimo anno disponibile3 , il 62,7 per cento delle misure colloca le province del Friuli-Venezia Giulia nelle classi di benessere alta e medio-alta mentre il 16,3 per cento le colloca nelle classi bassa e medio-bassa; gli stessi valori calcolati su tutte le province italiane sono rispettivamente del 41,8 per cento e 35,6 per cento. Nel confronto con tutte le altre regioni, il Friuli-Venezia Giulia mostra la più elevata incidenza di indicatori nelle due classi di testa, superando di poco il Trentino-Alto Adige (con il 61,4 per cento di misure nelle classi alta e medio-alta) ed è preceduta solo dal Trentino-Alto Adige (con il 15,7 per cento di misure nelle classi bassa e medio-bassa) per la minore incidenza di indicatori nelle due classi di coda.
Considerando gli 11 domini del Benessere dei territori4 , il Friuli-Venezia Giulia presenta un quadro particolarmente articolato nel dominio Paesaggio e patrimonio culturale, in cui il profilo della regione appare polarizzato tra le classi bassa e medio-bassa, in cui ricade il 41,7 per cento delle misure provinciali, e la classe alta (50,0 per cento).
Punti di debolezza emergono nel dominio Ambiente, con il 33,3 per cento degli indicatori provinciali nelle due classi di coda e soltanto il 38,9 per cento nelle due classi più elevate. In questo dominio, la regione presenta un profilo molto simile a quello nazionale, risultando svantaggiata rispetto al Nord-est per la maggiore dispersione di acqua potabile da rete idrica comunale e per la minore raccolta differenziata dei rifiuti urbani. Al contrario, i maggiori punti di forza si concentrano nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, con la totalità degli indicatori nelle classi di benessere relativo alta e medio-alta.
Anche nel dominio Benessere economico nessuna provincia del Friuli-Venezia Giulia ricade nelle classi bassa e medio-bassa, ma la frequenza delle due classi più elevate scende al 75 per cento. I valori regionali di tutti gli indicatori del dominio sono superiori in termini di benessere rispetto al valore medio dell’Italia, generalmente in linea con quelli del Nord-est e in miglioramento rispetto al 2019.
Data di pubblicazione: 20 dicembre 2024
La Puglia presenta livelli peggiori di benessere rispetto al complesso delle province italiane valutate sugli 11 domini del Bes dei territori. Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) nell’ultimo anno disponibile3 , solo il 26,4 per cento delle misure colloca le province pugliesi nelle due classi alta e medio-alta, una frequenza in linea con quella della ripartizione (26,2 per cento) ma decisamente inferiore rispetto a quella dell’Italia (41,8 per cento). All’opposto, il 50,0 per cento degli indicatori colloca le province pugliesi nelle due classi più basse (a fronte del 52,1 per cento del Mezzogiorno e del 35,6 per cento dell’Italia).
Taranto è la provincia più svantaggiata della regione, con la quota maggiore di posizionamenti nelle classi bassa e medio-bassa (62,9 per cento) e la quota minore di posizionamenti nelle classi alta e medio-alta (15,6 per cento). Bari e Barletta-Andria-Trani invece sono le province meno sfavorite, la prima con la quota più bassa di posizionamenti nelle classi di coda (34,3 per cento) e la seconda con la frequenza più alta nelle classi di testa (40,4 per cento).
Dal confronto tra gli 11 domini del Benessere, emerge un quadro critico per le province pugliesi nei domini Benessere economico con l’86,2 per cento delle misure nella classe bassa e medio-bassa e solo il 3,4 nelle classi alta e medio-alta, Paesaggio e patrimonio culturale, dove tutti e tre gli indicatori si collocano nelle ultime due classi e Innovazione, ricerca e creatività con il 79,2 per cento delle misure nelle classi bassa e medio-bassa e il 12,5 per cento nelle classi alta e medio-alta.
Al contrario, i maggiori punti di forza si concentrano nel dominio Sicurezza, con il 698,5 per cento degli indicatori nelle classi di benessere relativo alta e medio-alta e il 13,9 nelle classi bassa e medio-bassa. Nel 2022 gli indicatori regionali relativi alle denunce di reati predatori, in calo rispetto al 2019, si collocano su livelli più bassi della media-Italia.
Anche per gli indicatori del dominio Ambiente le province pugliesi riportano buoni risultati: si rileva un relativo vantaggio per la maggiore incidenza di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili (56,4 per cento in Puglia e 30,7 per cento in Italia) e di aree protette (24,5 per cento in Puglia e 21,7 per cento in Italia) e la minore quantità di rifiuti urbani prodotti (467 kg per abitante in Puglia e 492 kg per abitante in Italia).
- Nota stampa Puglia (pdf)
- Report Puglia (pdf)
- Appendice Puglia (xlsx)
- Infografica Puglia (pdf)
Data di pubblicazione: 20 dicembre 2024
Il Trentino-Alto Adige/Südtirol presenta livelli elevati di benessere rispetto al complesso delle province italiane valutate sugli 11 domini del Bes dei territori. Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) nell’ultimo anno disponibile3 , il 61,4 per cento delle misure colloca le province autonome di Trento e Bolzano nelle classi di benessere alta e medio-alta mentre il 15,7 per cento le colloca nelle classi bassa e medio-bassa (gli stessi valori calcolati su tutte le province italiane sono rispettivamente del 41,8 per cento e 35,6 per cento). Nel confronto con le altre regioni italiane il Trentino-Alto Adige/Südtirol condivide con il Friuli-Venezia Giulia il profilo più brillante.
Dal confronto tra gli 11 domini del Benessere, il quadro più critico per le province del Trentino-Alto Adige/Südtirol emerge nel dominio Paesaggio e patrimonio culturale, con il 66,7 per cento degli indicatori provinciali nelle due classi di coda. Tuttavia, a livello nazionale, i tre indicatori considerati per misurare questo dominio si distribuiscono in maniera fortemente asimmetrica, con poche province su livelli molto elevati e a notevole distanza da tutte le altre. Una situazione di svantaggio relativo si rileva anche per il dominio Innovazione, ricerca e creatività, con il 25,0 per cento delle misure nelle classi bassa e mediobassa e nessun indicatore nella classe alta.
In quattro domini su undici il Trentino-Alto Adige/Südtirol non presenta indicatori nelle classi di benessere bassa e medio-bassa: si tratta dei domini Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, Benessere economico, Relazioni sociali e Sicurezza. Il dominio Benessere economico è l’ambito nel quale il Trentino-Alto Adige/Südtirol e le sue province detengono i vantaggi più diffusi, con la quasi totalità degli indicatori nella classe di benessere relativo alta (50,0 per cento) e medio-alta (40,0 per cento). L’indicatore sul reddito medio disponibile pro capite nel 2022 registra risultati migliori rispetto alla media-Italia in entrambe le province ma si evidenzia la condizione più vantaggiosa di Bolzano, che in Italia ha un valore secondo solo a quello di Milano. Nei domini Sicurezza e Lavoro e conciliazione dei tempi di vita la frequenza delle due classi più elevate si mantiene alta ma scende rispettivamente all’83,3 e al 75,0 per cento. Anche per le misure del dominio Salute le province del Trentino-Alto Adige/Südtirol riportano in prevalenza buoni risultati, con l’83,3 per cento degli indicatori nelle classi alta e medio-alta, il 41,7 per cento nella sola classe alta.
Data di pubblicazione: 19 marzo 2025
La Liguria presenta livelli elevati di benessere rispetto al complesso delle province italiane valutate sugli 11 domini del Bes dei territori. Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) nell’ultimo anno disponibile3 , il 42,5 per cento delle misure colloca le province liguri nelle classi di benessere alta e medio-alta, mentre il 28,3 per cento le colloca nelle classi bassa e medio-bassa (gli stessi valori calcolati su tutte le province italiane sono rispettivamente del 41,8 per cento e 35,6 per cento).
Nel confronto con le altre regioni del Nord-ovest, la Liguria mostra un profilo simile al Piemonte, ma meno brillante rispetto a Lombardia e Valle d’Aosta. La città metropolitana di Genova presenta la quota maggiore di posizionamenti nelle due classi di benessere più alte (59,4 per cento), ma anche la minore incidenza nelle due classi di coda (15,7 per cento). Le province di Savona e La Spezia si collocano in una posizione intermedia tra Genova e Imperia, la provincia più sfavorita, con il 50,0 per cento di posizionamenti nelle classi bassa e medio-bassa e il 21,0 per cento nelle classi alta e medio-alta.
Considerando gli 11 domini del Benessere dei territori4 , il quadro più critico emerge per il dominio Innovazione, ricerca e creatività, dove il 50,0 per cento delle misure provinciali ricade nelle due classi inferiori di benessere e non presenta posizionamenti nella classe più alta. Gli svantaggi più significativi per questo dominio riguardano gli addetti delle imprese attive nel settore culturale che in Liguria nel 2021 rappresentano l’1,3 per cento degli addetti totali, una quota inferiore alla media nazionale (1,6 per cento) e del Nord-ovest (1,8 per cento).
Punti di debolezza emergono anche per il dominio Qualità dei servizi, anch’esso con il 50,0 per cento di posizionamenti nelle due classi inferiori di benessere. Il dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita è l’ambito nel quale la Liguria e le sue province conseguono i risultati migliori, con la maggior parte delle misure che ricadono nelle classi di benessere alta e medio-alta (70,8 per cento) e nessun posizionamento nella classe bassa.
Anche per il dominio Benessere economico, nessuna provincia ligure ricade nella classe di coda, ma la frequenza nelle due classi più elevate scende al 55,0 per cento. Ad eccezione della retribuzione media annua dei lavoratori dipendenti, che nel 2022 in Liguria è inferiore di 256 euro rispetto alla media Italia.
- Nota per la stampa (pdf)
- Report (pdf)
- Appendice statistica (xlsx)
- Infografica (pdf)
Data di pubblicazione: 2 aprile 2025
La Campania presenta livelli di benessere modesti rispetto al complesso delle province italiane valutate sugli 11 domini del Bes dei territori. Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) nell’ultimo anno disponibile3 , il 55,0 per cento delle misure colloca le province campane nelle classi di benessere bassa e medio-bassa, mentre il 21,9 per cento le colloca nelle classi alta e medio-alta. Gli stessi valori calcolati su tutte le province italiane sono rispettivamente del 35,6 per cento e del 41,8 per cento. La Campania risulta svantaggiata anche rispetto alla media delle province del Mezzogiorno, (+2,9 punti percentuali nelle classi bassa e medio-bassa, -4,3 punti in quelle alta e medio-alta). Tra le province risultano più svantaggiate Caserta, Napoli e Salerno con la maggiore concentrazione di indicatori nelle classi di benessere bassa e medio-bassa (rispettivamente il 64,0 per cento, il 59,4 e il 56,2). Tra queste la più penalizzata è Caserta, poiché, insieme a Salerno, si posiziona anche meno frequentemente su livelli di benessere relativo alto e medio-alto (18,7 per cento). La minor frequenza di posizionamenti nelle classi di benessere più basse si evidenzia nella provincia di Avellino (46,9 per cento), che insieme a Benevento registra la più alta quota di indicatori nelle classi di benessere alto e medio-alto (25,0 per cento).
Dal confronto tra gli 11 domini del Benessere, il quadro più critico per le province campane emerge nei domini Benessere Economico, con l’84,0 per cento delle misure nelle due classi di coda e nessuna nelle due classi più elevate, e Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, con l’80,0 per cento dei posizionamenti nelle due ultime classi, il 6,7 per cento nella classe medio-alta, e nessuno nella alta. I due indicatori del dominio Relazioni sociali assegnano tutte le province campane alle due ultime classi, in cui si concentra anche l’80,0 per cento dei risultati del dominio Innovazione, ricerca e creatività.
I domini relativi a Sicurezza e Ambiente rappresentano gli ambiti nei quali la regione e le rispettive province detengono i vantaggi più evidenti, con quote pari al 70,0 per cento e al 35,6 per cento di posizionamenti nelle classi alta e medio-alta. Nel dominio Ambiente, l’indicatore che segnala il maggiore vantaggio è la percentuale di superficie coperta da aree naturali protette nei comuni capoluogo di provincia, che nel 2022 ha raggiunto il 35,3 per cento del territorio regionale.
- Nota per la stampa (pdf)
- Report (pdf)
- Appendice statistica (xlsx)
- Infografica (pdf)
Data di pubblicazione: 2 aprile 2025
Il Lazio presenta i livelli di benessere relativo più bassi tra le regioni del Nord e del Centro. Infatti nell’ultimo anno di riferimento dei dati, il 30,0 per cento degli indicatori delle province laziali si colloca nelle due classi più elevate (a fronte del 45,6 per cento del Centro e del 41,8 per cento dell’Italia). Inoltre la frequenza dei posizionamenti nelle due classi più basse (38,2 per cento) è decisamente maggiore che nella ripartizione (29,0 per cento) e di poco anche che in Italia (35,6 per cento). Nel confronto con le regioni del Mezzogiorno, invece, il Lazio presenta una situazione più vantaggiosa, fatta eccezione per l’Abruzzo – che mostra una situazione migliore – e per la Sardegna, che ha il profilo più simile.
La Città metropolitana di Roma si colloca nelle classi di benessere alta e medio-alta per quasi la metà degli indicatori (46,9 per cento) con un vantaggio rispetto alla media regionale di 16,9 punti percentuali. Latina è la provincia con la più bassa quota di indicatori nelle classi di benessere alta e medio-alta (15,7 per cento) e tende a posizionarsi più frequentemente nelle ultime due con una frequenza (46,9 per cento) quasi doppia rispetto a Roma e notevolmente maggiore di quella del Centro (17,9 punti percentuali in più).
I maggiori punti di forza si concentrano nel dominio Sicurezza con il 33,3 per cento delle misure nella classe di benessere alta, un ulteriore 23,3 per cento in quella medio-alta e nessuna provincia nella classe bassa.
Anche il dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita presenta una situazione da evidenziare in positivo: il 33,3 per cento degli indicatori nelle classi alta e medio alta, solo il 10,0 per cento nella classe medio bassa e nessuno nella classe bassa. All’opposto, i domini Paesaggio e patrimonio culturale e Innovazione, ricerca e creatività presentano la maggiore incidenza di posizionamenti nelle classi bassa e medio-bassa (rispettivamente 86,7 e 80,0 per cento). A livello nazionale, tutti i tre indicatori considerati per misurare il dominio Paesaggio e patrimonio culturale si distribuiscono in maniera fortemente asimmetrica, con poche province su livelli molto elevati e a notevole distanza da tutte le altre.
Nel gruppo che conduce la classifica si trova la città metropolitana di Roma, che si colloca nella classe alta per la densità e rilevanza del patrimonio museale.
- Nota per la stampa (pdf)
- Report (pdf)
- Appendice statistica (xlsx)
- Infografica (pdf)
Data di pubblicazione: 2 aprile 2025
La Toscana presenta livelli di benessere elevati rispetto al complesso delle province italiane valutate sugli 11 domini del Bes dei territori. Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) nell’ultimo anno disponibile3 , il 50,7 per cento delle misure colloca le province toscane nelle classi di benessere alta e medio-alta mentre il 27,3 per cento le colloca nelle classi bassa e medio-bassa (gli stessi valori calcolati su tutte le province italiane sono rispettivamente del 41,8 per cento e 35,6 per cento). In confronto alle altre regioni del Centro, la Toscana ha un profilo molto simile a quello delle Marche e migliore di quello del Lazio.
La città metropolitana di Firenze presenta la quota maggiore di posizionamenti nelle due classi di benessere più alte (71,9 per cento) e la minore incidenza nelle due classi più basse (14,1 per cento). Anche Pisa e Siena si trovano nel gruppo delle province che si trovano più spesso in posizione elevata (rispettivamente 67,2 e 57,1 per cento nelle prime due classi). Massa-Carrara e Grosseto sono invece le province più sfavorite della regione, con un profilo di benessere in linea con quello medio nazionale.
Dal confronto tra gli 11 domini del Benessere, diffuse debolezze si rilevano per il dominio Qualità dei servizi, nel quale si osservano anche i maggiori contrasti: il 45,0 per cento degli indicatori ricade nelle classi alta e medio-alta e una quota analoga in quelle bassa e medio-bassa. A penalizzare questo dominio è la limitata diffusione dei servizi di connessione di nuova generazione ad altissima capacità, disponibili solo per poco più della metà delle famiglie toscane residenti nelle aree coperte.
Al contrario, i maggiori punti di forza si concentrano nel dominio Benessere economico, con più della metà degli indicatori nelle classi di benessere relativo alta e medio-alta (54,0 per cento) e nessun posizionamento nella classe bassa. Nell’ultimo anno disponibile la Toscana presenta livelli di benessere superiori alla media nazionale per la quasi totalità degli indicatori, mentre i valori provinciali risultano, in alcuni casi, inferiori ma in generale miglioramento rispetto al 2019 in tutte le province.
- Nota per la stampa (pdf)
- Report (pdf)
- Appendice statistica (xlsx)
- Infografica (pdf)
Data di pubblicazione: 29 aprile 2025
La Sardegna presenta livelli modesti di benessere rispetto al complesso delle province italiane, valutate sugli 11 domini del Bes dei territori, ma migliori rispetto alla media delle province del Mezzogiorno. Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) nell’ultimo anno disponibile3 , il 33,7 per cento dei posizionamenti delle province sarde è nelle due classi più elevate, a fronte del 41,8 per cento della media-Italia e del 26,2 per cento del Mezzogiorno; nelle due ultime classi di benessere relativo si concentra invece il 42,4 per cento delle misure provinciali della Sardegna (35,6 per cento la media Italia), un dato elevato ma di minore entità rispetto al 52,1 per cento della ripartizione di riferimento.
La città metropolitana di Cagliari presenta la quota maggiore di posizionamenti nelle due classi di benessere più alte (48,5 per cento) e anche la minore incidenza nelle due classi di coda (23,4 per cento). Di contro, la provincia del Sud Sardegna è la più sfavorita, con più della metà degli indicatori (52,7 per cento) nelle classi di benessere relativo bassa e medio-bassa e solo il 20,0 delle misure nelle classi di benessere relativo alta e medio-alta.
Dal confronto tra gli 11 domini del Benessere dei territori , il quadro più critico per le province sarde emerge nei domini Salute e Istruzione e formazione, con più della metà delle misure nelle classi bassa e mediobassa (56,7 e 53,3 per cento rispettivamente) e meno di una su quattro nelle due classi più elevate (23,3 e 20,0 per cento). Sono tre gli indicatori del dominio Salute che posizionano la regione in marcato svantaggio nel confronto con l’Italia: la speranza di vita alla nascita, che nel 2023 si attesta a 82,5 anni (pur restando superiore a quella del Mezzogiorno); la mortalità per tumore (20-64 anni), pari a 9,2 decessi per 10 mila residenti e la mortalità per demenze (65 anni e più), che raggiunge 41,7 decessi per 10 mila residenti. Questi ultimi due indicatori evidenziano i gap più marcati rispetto a entrambe le medie di confronto. Inoltre, anche la provincia sarda con il valore migliore non raggiunge la media nazionale, mentre quelle con il risultato peggiore si collocano a una distanza notevolissima.
Al contrario, i maggiori punti di forza si concentrano nei domini Sicurezza e Ambiente: sono gli ambiti in cui la Sardegna detiene le maggiori quote di misure nella classe di benessere alta con, rispettivamente il 48,0 e il 23,8 per cento degli indicatori.
- Nota per la stampa (pdf)
- Report (pdf)
- Appendice statistica (xlsx)
- Infografica (pdf)
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Il benessere Equo e Sostenibile dei Territori
I report regionali arricchiscono significativamente l’offerta informativa per i territori e sui territori. Grazie ad un sistema di indicatori comuni e pienamente armonizzati con il Bes nazionale, le analisi dettagliate delle diverse aree del Paese permettono di conoscere le specificità e le disuguaglianze di ciascun territorio, sia nel confronto con il contesto nazionale che con quello europeo.