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Il benessere equo e sostenibile dei territori - Report regionali - Anno 2025
L’Istat pubblica l’edizione 2025 dei Report BesT, il Benessere equo e sostenibile dei Territori, che oggi vengono resi disponibili per ciascuna delle 20 regioni italiane.
Questa terza edizione si presenta con un formato più snello, in cui la lettura integrata degli indicatori del Bes dei territori punta a veicolare i «messaggi chiave» che emergono dal confronto territoriale, disegnando i profili di benessere di ciascuna regione e delle sue province in termini di punti di forza, punti di debolezza e divari.
Gli indicatori del Bes dei territori sono coerenti con quelli analizzati nel Rapporto Bes e sono integrati da ulteriori indicatori di benessere rilevanti per le politiche locali.
Nell’edizione 2025 i Report BesT si arricchiscono di importanti avanzamenti nella misurazione del benessere territoriale con l’introduzione di misure del reddito disponibile equivalente degli individui, elaborate a partire dal Sistema Integrato dei Registri dell’Istat, e degli indicatori soggettivi di Benessere, rilevati dal Censimento della popolazione in riferimento alla percezione di sicurezza e del rischio di criminalità nella zona in cui si vive, alle reti d’aiuto e alla soddisfazione per la vita.
I Report sono corredati da dettagliate appendici statistiche e da grafici interattivi che consentono di accedere ad analisi ed elaborazioni, navigando in maniera personalizzata. L’intera base dati e i metadati BesT sono disponibili anche sulla piattaforma IstatData, nel dashboard dedicato, e nella pagina web del Bes dei territori dove sono consultabili anche tutte le edizioni precedenti del BesT
Nell’ultimo anno disponibile, sui 60 indicatori analizzati, 26 valori regionali collocano il Piemonte in vantaggio, ovvero su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale, mentre 10 segnalano posizioni di svantaggio.
Tra le otto province piemontesi, Torino presenta il maggior numero di indicatori di benessere significativamente superiori alla media nazionale (35 nell’ultimo anno, di cui circa un terzo in modo netto) e il numero più basso di indicatori di svantaggio (9). Anche nella maggior parte delle altre province piemontesi è più frequente osservare un maggiore benessere relativo, in particolare a Novara e Biella. Per contro nel Verbano-Cusio-Ossola e ad Asti prevalgono gli svantaggi (rispettivamente 27 e 25) a fronte di 23 e 22 vantaggi, mentre a Vercelli si registra una situazione di pareggio.
Confrontando i domini del Benessere, si osserva una maggiore concentrazione di svantaggi e, al contempo, una minore incidenza di vantaggi nei domini Innovazione, ricerca e creatività e Paesaggio e patrimonio culturale, evidenziando i più ampi divari tra Torino e le altre province piemontesi. Infatti, queste ultime non raggiungono quasi mai la media nazionale, fermandosi spesso ben al di sotto, mentre Torino è sempre in vantaggio, tranne per la diffusione delle aziende agrituristiche, per cui invece spicca Asti.
All’opposto, nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, il tasso di occupazione (20-64) e quello giovanile (15-29) superano il valore nazionale in tutte le province piemontesi e anche per gli altri indicatori del dominio in Piemonte la maggioranza dei territori presenta risultati migliori della media del Paese.
Nel dominio Politica e istituzioni il quadro territoriale è più articolato: metà delle province ottiene più di un buon risultato e allo stesso tempo resta più di una volta su livelli di benessere relativo più bassi della media-Italia.
Nell’ultimo anno disponibile, sui 60 indicatori analizzati, 34 valori regionali collocano la Valle d’Aosta in vantaggio, ovvero su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale, mentre 16 segnalano posizioni di svantaggio.
Confrontando i domini del Benessere, nell’Innovazione, ricerca e creatività gli indicatori rilevano in prevalenza livelli di benessere significativamente più bassi e un’assenza di vantaggi. Anche i domini Qualità dei servizi e Salute presentano un minore benessere relativo: gli svantaggi più significativi nel dominio Qualità dei servizi sono relativi all’offerta di trasporto pubblico locale, che nel comune di Aosta nel 2023 è circa un sesto del dato nazionale, e al maggiore tasso di emigrazione ospedaliera in altra regione, valore più che doppio rispetto alla media-Italia; il maggiore elemento di debolezza del dominio Salute è invece rappresentato dalla elevata mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso degli anziani che mostra il tasso più elevato tra le province italiane.
Il dominio Sicurezza si caratterizza per la totalità di indicatori con livelli di benessere relativo superiori alla media italiana. Anche nei domini Ambiente e Benessere economico prevalgono i vantaggi. In particolare, per il dominio Ambiente, nel 2023 la regione ottiene tra i migliori risultati in Italia per l’impermeabilizzazione del suolo da copertura artificiale e per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Nell’ultimo anno disponibile, sui 60 indicatori analizzati, 40 valori regionali collocano la Lombardia in vantaggio, ovvero su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale, mentre 9 segnalano posizioni di svantaggio.
Tra le dodici province, Milano si colloca su livelli di benessere significativamente più elevati della media nazionale per il numero maggiore di indicatori (41 nell’ultimo anno), mentre il numero di quelli che la posizionano su livelli inferiori di benessere è il più basso in assoluto (13). Nelle province di Sondrio e Pavia è più frequente osservare un minor benessere relativo: rispettivamente 27 e 23 indicatori registrano livelli significativamente inferiori a fronte di 24 e 21 valori che evidenziano un più elevato benessere relativo.
Confrontando i domini del Benessere, la maggior concentrazione di svantaggi si registra nel dominio Qualità dei servizi, dove gli indicatori provinciali su offerta di trasporto pubblico, copertura della rete fissa di accesso ultraveloce a internet e quota di medici specialisti risultano per lo più inferiori alla media nazionale con rare eccezioni, tra cui sempre la città metropolitana di Milano. Prevalgono gli svantaggi anche nel dominio Ambiente, soprattutto per l’elevata impermeabilizzazione del suolo, con la Lombardia che riporta il peggior valore tra le regioni e Monza e Brianza tra le province. Da segnalare, nel dominio Sicurezza, l’elevata incidenza di reati predatori nella città metropolitana di Milano, prima a livello nazionale per le denunce di borseggi e seconda per le denunce di rapina.
All’opposto, nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, gli indicatori provinciali mostrano una tendenza diffusa a livelli di benessere relativo più elevati: quasi tutte le province ottengono risultati significativamente sopra la media in tutti gli indicatori. Anche nel dominio Benessere economico i vantaggi prevalgono nettamente sugli svantaggi, con un marcato primato della città metropolitana di Milano per gli indicatori reddituali.
Nell’ultimo anno disponibile, sui 60 indicatori analizzati, 35 valori regionali collocano il Trentino-Alto Adige/Südtirol in vantaggio, ovvero su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale, mentre 13 segnalano posizioni di svantaggio.
In entrambe le Province autonome i livelli di benessere relativo sono migliori della media nazionale per la maggior parte degli indicatori. Tra le due, Trento presenta il numero maggiore di indicatori in vantaggio (40, di cui 26 in forte vantaggio) e il minor numero di indicatori in svantaggio (12). La maggiore concentrazione di posizioni di svantaggio si registra nei domini Innovazione, ricerca e creatività e Politica e istituzioni.
Per il dominio Innovazione, ricerca e creatività i risultati relativamente peggiori si registrano a Bolzano/Bozen, dove la percentuale di Comuni che gestiscono interamente online l’iter per l’accesso ai servizi per le famiglie è tra le più basse in Italia. Inoltre, in questo territorio, la mobilità dei giovani laureati italiani è in perdita, come segnala il segno negativo del tasso migratorio. All’opposto, nel dominio Benessere economico gli indicatori in vantaggio prevalgono di gran lunga su quelli in svantaggio: in particolare, l’importo medio annuo pro-capite dei redditi pensionistici e la retribuzione media annua dei lavoratori dipendenti registrano risultati significativamente superiori rispetto alla mediaItalia ed evidenziano una condizione migliore a Bolzano/Bozen.
Anche il dominio Ambiente si caratterizza per la maggioranza di indicatori con livelli di benessere relativo superiori alla media-Italia, a cui si affianca l’assenza di indicatori su livelli più bassi: la città di Trento è al secondo posto in Italia per disponibilità di verde urbano e nel territorio provinciale si raggiunge uno dei risultati migliori per la raccolta differenziata dei rifiuti urbani. Bolzano/Bozen si colloca tra le prime dieci province in Italia per produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Nell’ultimo anno disponibile, sui 60 indicatori analizzati, 28 valori regionali collocano il Veneto in vantaggio, ovvero su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale, mentre 12 segnalano posizioni di svantaggio.
In tutte le sette province venete gli indicatori in vantaggio prevalgono su quelli in svantaggio: Padova si colloca più di frequente al di sopra della media nazionale (38 indicatori nell’ultimo anno, di cui oltre la metà in modo netto) e presenta il numero più basso di indicatori in svantaggio (8); seguono Verona e Vicenza, con 35 in vantaggio e rispettivamente 9 e 14 in svantaggio. Rovigo è la provincia che presenta il maggior numero di indicatori in svantaggio (23), sebbene quelli in vantaggio (28) continuino a prevalere.
Confrontando i domini del Benessere, si osserva una maggior concentrazione di posizioni di svantaggio nel dominio Paesaggio e patrimonio culturale, con un ampio divario tra Venezia e le altre province venete in relazione alla densità e rilevanza del patrimonio museale e alla densità di verde storico. Numerosi gli indicatori in svantaggio anche nel dominio Ambiente, soprattutto per l’impermeabilizzazione del suolo da copertura artificiale e per le aree protette, dove la maggior parte delle province presentano valori peggiori rispetto alla media-Italia.
All’opposto, nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, gli indicatori provinciali mostrano una tendenza diffusa a livelli di benessere relativo più elevati della media-Italia, con rare eccezioni. Nel dominio Salute gli indicatori in vantaggio sono oltre il doppio di quelli in svantaggio e ciascuna provincia ottiene buoni risultati per almeno due diversi indicatori sui sei analizzati; sia a Verona che a Vicenza sono cinque diversi indicatori ad evidenziare un miglior benessere relativo.
Nell’ultimo anno disponibile su 59 indicatori analizzati, 34 valori regionali collocano il Friuli-Venezia Giulia in vantaggio, ovvero su livelli di benessere superiori alla media nazionale, mentre solo 7 segnalano posizioni di svantaggio.
In tutte e quattro le province della regione gli indicatori in vantaggio prevalgono su quelli in svantaggio: Trieste presenta il numero maggiore di indicatori di benessere significativamente superiori alla media nazionale (40 nell’ultimo anno, di cui oltre la metà in modo netto) a fronte di 11 indicatori in svantaggio. Udine presenta un numero di posizioni di vantaggio di poco inferiore (38) e il numero di svantaggi più basso (9). A Pordenone si contano 35 indicatori in vantaggio e 15 in svantaggio, Gorizia è la provincia che presenta il maggior numero di svantaggi (19) sebbene i vantaggi continuino a prevalere (30).
Nel dominio Politica e istituzioni si osserva una maggiore concentrazione di posizioni di svantaggio e, al contempo, una minore incidenza di indicatori in vantaggio; quasi tutte le province presentano livelli di benessere relativo inferiori alla media-Italia per la partecipazione elettorale, per la partecipazione dei giovani alla politica locale e per l’affollamento degli istituti di pena. Nel dominio Ambiente, le posizioni di svantaggio sono 8, quelle di vantaggio 9.
All’opposto, nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, la quasi totalità degli indicatori provinciali mostra una tendenza diffusa a collocarsi su livelli di benessere relativo più elevati della media-Italia. Nel dominio Istruzione e formazione, tre quarti degli indicatori denotano posizioni di vantaggio; le province di Trieste e di Udine evidenziano i migliori risultati per tre dei nove indicatori del dominio.
Nell’ultimo anno disponibile, sui 60 indicatori analizzati, 23 valori collocano la Liguria in vantaggio, cioè su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale, mentre 16 segnalano posizioni di svantaggio. La maggior parte degli indicatori regionali risulta in linea con la media-Italia.
La città metropolitana di Genova si colloca su livelli di benessere significativamente più elevati della media nazionale per il numero maggiore di indicatori (28, di cui 12 in modo netto) e presenta il numero più contenuto di indicatori in svantaggio (12). Nelle province di La Spezia e Savona, vantaggi e svantaggi tendono a bilanciarsi, mentre a Imperia prevalgono gli indicatori su livelli di benessere inferiori alla mediaItalia (31).
Confrontando i domini, si osserva una maggiore concentrazione di indicatori in svantaggio e, al contempo, una minore frequenza di indicatori in vantaggio nell’Innovazione, ricerca e creatività, con svantaggi diffusi in tutte le province. Condizioni di svantaggio prevalgono anche nella Qualità dei servizi, le più nette e diffuse sono segnalate dal servizio di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e dall’emigrazione ospedaliera in altra regione. All’opposto nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, la maggior parte degli indicatori colloca la regione in vantaggio. Gli indicatori sull’occupazione e sulla mancata partecipazione al lavoro, sia generali sia giovanili, sono migliori o in linea con la media-Italia in tutte le province.
Nell’ultimo anno disponibile, sui 60 indicatori analizzati, 38 valori regionali collocano l’Emilia-Romagna in vantaggio, ovvero su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale, mentre solo 10 segnalano posizioni di svantaggio.
In tutte le nove province gli indicatori in vantaggio prevalgono su quelli in svantaggio. La città metropolitana di Bologna si colloca su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale per il numero maggiore di indicatori (39 nell’ultimo anno, di cui quasi due terzi in modo netto). Allo stesso tempo, il numero di quelli che la posizionano su più bassi livelli di benessere, pari a 13, è contenuto ma non è il più piccolo, che si osserva invece nella provincia di Parma (11, con anche 37 vantaggi). Rimini è la provincia che presenta il maggior numero di indicatori in svantaggio (23), sebbene quelli in vantaggio (28) continuino a prevalere.
Nel Paesaggio e patrimonio culturale e nell’Ambiente gli indicatori provinciali rilevano in prevalenza livelli di benessere relativo significativamente più bassi della media nazionale. Nella maggior parte delle province emiliano-romagnole risultano in svantaggio gli indicatori relativi alla diffusione delle aziende agrituristiche e alla densità di verde storico nel primo dominio, e quelli riguardanti le aree protette, l’impermeabilizzazione del suolo da copertura artificiale, i rifiuti urbani e la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nel secondo. All’opposto, nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, gli indicatori provinciali sono più frequentemente su livelli di benessere relativo più elevati: in particolare, il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni e quello giovanile (15-29 anni), così come i tassi di mancata partecipazione al lavoro, segnalano posizioni di vantaggio in tutte le province.
Anche nel dominio Benessere economico gli indicatori che segnalano una posizione di vantaggio prevalgono nettamente su quelli in svantaggio in tutte le province, pur in un quadro territoriale più articolato, con la città metropolitana di Bologna e le province di Parma e Modena in vantaggio su tutti gli indicatori.
Nell’ultimo anno disponibile, sui 60 indicatori analizzati metà collocano la Toscana in vantaggio, ovvero su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale, mentre 11 segnalano posizioni di svantaggio.
Tra le dieci province toscane, Firenze ha il maggior numero di indicatori su livelli significativamente migliori della media nazionale (46, di cui oltre la metà sono forti vantaggi) e il minor numero di indicatori in svantaggio (7). Anche la maggior parte delle altre province si caratterizzano per la prevalenza di vantaggi (Siena ne registra per 38 indicatori); a Massa-Carrara il numero di indicatori in vantaggio (23) è equivalente al numero di quelli in svantaggio; a Livorno si osserva il numero maggiore di indicatori su livelli di benessere inferiori alla media nazionale (24).
Il maggior numero di indicatori in svantaggio si osserva nei domini Innovazione, ricerca e creatività, Qualità dei servizi e Ambiente. In quest’ultimo domino nessuna provincia mostra un profilo marcatamente positivo, mentre nei primi due emergono chiare differenze tra la città metropolitana di Firenze, con quasi tutti gli indicatori su livelli più elevati dell’Italia, e le altre province, con profili più articolati, caratterizzati da indicatori in vantaggio e in svantaggio. Per Firenze l’unico indicatore non in vantaggio, nella Qualità dei servizi, è quello relativo alla copertura del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, che qui si allinea alla media nazionale mentre raggiunge i livelli migliori nelle provincie di Prato e Lucca.
All’opposto, nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, gli indicatori provinciali mostrano una tendenza diffusa a livelli di benessere relativo più elevati: per quattro dei sei indicatori analizzati tutte le province ottengono risultati significativamente migliori della media italiana. Anche nel dominio Salute i vantaggi prevalgono nettamente sugli svantaggi, soprattutto per speranza di vita alla nascita e per mortalità evitabile; il primo indicatore colloca in svantaggio Grosseto; il secondo Massa-Carrara.
Nell’ultimo anno disponibile, sui 60 indicatori analizzati, 30 valori regionali collocano l’Umbria in una posizione di vantaggio, ovvero su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale, mentre quelli che segnalano svantaggi sono meno numerosi (14).
Le differenze tra le due province sono contenute: entrambe hanno lo stesso numero di indicatori in svantaggio (15) e anche il numero di indicatori in vantaggio è simile 31 Perugia, 32 Terni; per entrambe i vantaggi più significativi sono 14.
Gli indicatori provinciali del dominio Innovazione, ricerca e creatività si attestano più di frequente al di sotto della media italiana: in particolare la propensione alla brevettazione e gli addetti nelle imprese culturali sono significativamente inferiori alla media nazionale in entrambe le province. Per contro, la percentuale di Comuni con servizi per le famiglie interamente online colloca entrambe le province in posizione di vantaggio. Nel dominio Politica e istituzioni gli indicatori segnalano svantaggi e vantaggi con uguale frequenza; il divario maggiore è rilevato dalla capacità di riscossione delle due Amministrazioni provinciali, mentre la capacità di riscossione dei Comuni e la partecipazione elettorale posizionano entrambe le province su livelli migliori della media nazionale.
Nel dominio Istruzione e formazione gli indicatori non rilevano svantaggi in nessuna delle due province, che invece sono di frequente su livelli di benessere migliori della media nazionale. In questo contesto uno dei vantaggi maggiori è rilevato, in misura analoga per Terni e Perugia, dal tasso di passaggio all’università. Anche nel dominio Salute prevalgono nettamente gli indicatori in vantaggio su quelli in svantaggio, e per quattro dei sei indicatori del dominio entrambe le province registrano un miglior benessere relativo.
Nell’ultimo anno disponibile, sui 60 indicatori analizzati, circa la metà dei valori regionali (31) collocano le Marche in vantaggio, cioè su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale, mentre 11 segnalano posizioni di svantaggio. Una certa differenza tra le cinque province marchigiane caratterizza in particolare alcuni domini.
Ancona si colloca su livelli di benessere significativamente più elevati della media nazionale per il numero maggiore di indicatori (33, di cui circa la metà in modo netto) e, allo stesso tempo, il numero di quelli che la posizionano su più bassi livelli di benessere è il più piccolo in assoluto (11). Anche nelle altre province prevalgono comunque i vantaggi che sono per tutte almeno dieci in più rispetto agli svantaggi; il minor numero di vantaggi si rileva a Macerata (26) e a Pesaro e Urbino (27).
Il maggior numero di posizioni di svantaggio si osserva nel Benessere economico e nell’Innovazione, ricerca e creatività. Nel primo dominio le differenze territoriali sono più marcate e in particolare la provincia di Ancona si distingue presentando il miglior dato regionale in tre dei quattro indicatori analizzati, con due posizioni di vantaggio rispetto alla media nazionale. All’opposto, nel dominio Istruzione e formazione, gli indicatori provinciali sono più frequentemente su livelli di benessere relativo più elevati: diversi indicatori (competenze numeriche e alfabetiche, percentuale di NEET e tasso di passaggio all’università) mostrano valori migliori della media nazionale in tutte le province; Ascoli Piceno è in posizione di vantaggio per tutti gli indicatori. Anche nel dominio Sicurezza i vantaggi superano nettamente gli svantaggi: ciascuna provincia ottiene buoni risultati per almeno due diversi indicatori; Ancona, Macerata e Ascoli Piceno per cinque sui sei analizzati.
Nell’ultimo anno disponibile, sui 60 indicatori analizzati, soltanto 16 valori regionali collocano il Lazio in vantaggio, ovvero su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale, mentre 22 segnalano posizioni di svantaggio.
I valori provinciali descrivono ampie differenze territoriali, con la città metropolitana di Roma che spesso si posiziona ad ampia distanza dalle altre province laziali, non sempre, tuttavia, su livelli di benessere migliori. Tra le cinque province laziali, Roma si colloca su livelli di benessere significativamente più elevati della media nazionale per il numero maggiore di indicatori (24 nell’ultimo anno), mentre il numero di quelli che la posizionano su più bassi livelli di benessere è il più piccolo in assoluto (20). In tutte le altre province è più frequente osservare un minor benessere relativo: a Latina 44 indicatori registrano livelli significativamente inferiori a fronte di sole 5 posizioni che marcano un più elevato benessere relativo.
Confrontando i domini del Benessere, nella Qualità dei servizi e nel Benessere economico gli indicatori provinciali rilevano in prevalenza livelli di benessere relativo significativamente più bassi, evidenziando i più ampi divari tra Roma e le altre province laziali. Infatti, queste ultime non raggiungono mai la media nazionale, fermandosi spesso ben al di sotto, mentre Roma è quasi sempre in vantaggio. Va segnalato, tuttavia, che la città metropolitana di Roma riporta uno dei risultati peggiori in Italia per il servizio di raccolta differenziata dei rifiuti urbani.
All’opposto, nel dominio Sicurezza, gli indicatori provinciali sono più frequentemente su livelli di benessere relativo più elevati: i tassi di denuncia di furti in abitazione, borseggi e rapine sono quasi sempre più bassi della media nazionale in tutte le province laziali eccetto Roma, che presenta valori fra i peggiori del Paese.
Nel dominio Ambiente, il quadro territoriale è più articolato: generalmente ciascuna provincia ottiene più di un buon risultato, ciascuna provincia resta più di una volta su livelli di benessere relativo più bassi della media-Italia.
Nell’ultimo anno disponibile, sui 60 indicatori analizzati, 27 valori regionali collocano l’Abruzzo in svantaggio, ovvero su livelli di benessere significativamente inferiori alla media nazionale, mentre 16 segnalano posizioni di vantaggio.
I valori provinciali descrivono differenze territoriali non molto ampie e in tutte le province abruzzesi gli indicatori in svantaggio sono più numerosi. Tra le quattro province, L’Aquila e Pescara presentano il numero più elevato di indicatori con livelli significativamente superiori alla media nazionale (21 e 19 rispettivamente) e, al contrario, il minor numero di indicatori associati a livelli di benessere più bassi (25 e 23). Teramo, invece, presenta il profilo peggiore, con soli 11 indicatori in vantaggio e 28 in svantaggio.
Nel dominio Benessere economico gli indicatori rilevano in prevalenza livelli di benessere significativamente più bassi e un’assenza di vantaggi, con il maggior elemento di debolezza rappresentato dal tasso di ingresso in sofferenza dei prestiti bancari alle famiglie. Anche il dominio Innovazione e ricerca presenta una quota alta di svantaggi, con l’eccezione di Chieti per la propensione alla brevettazione.
All’opposto, nel dominio Sicurezza gli indicatori provinciali sono più di frequente su livelli di benessere relativo più elevati: i tassi di denuncia di furti in abitazione, borseggi e rapine sono quasi sempre più bassi della media nazionale in tutte le province abruzzesi. Anche nel dominio Istruzione, i vantaggi prevalgono sugli svantaggi, con buoni risultati soprattutto per i tassi di partecipazione al sistema scolastico dei bambini di 4-5 anni e di passaggio all’università.
Nell’ultimo anno disponibile, sui 60 indicatori analizzati, 19 valori regionali collocano il Molise in vantaggio, ovvero su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale, mentre 31 segnalano posizioni di svantaggio.
I valori provinciali evidenziano il numero maggiore di vantaggi a Isernia (21, di cui 15 con forte distanza dalla media nazionale), provincia che ha anche il minor numero di indicatori in svantaggio (27 totali; 20 con svantaggi forti). Nella provincia di Campobasso 32 indicatori registrano livelli di benessere significativamente inferiori alla media nazionale (16 forti) a fronte di 18 posizioni di relativo vantaggio (6 forti).
Confrontando i domini del Benessere, tutti gli indicatori di Innovazione, ricerca e creatività e di Paesaggio e patrimonio culturale evidenziano livelli di benessere relativo significativamente più bassi, e nessuno raggiunge la media nazionale. Il quadro è sfavorevole anche nei domini Lavoro e conciliazione dei tempi di vita e Benessere economico, con la parziale eccezione di Isernia, che presenta valori sostanzialmente in linea con la media-Italia per i tassi di occupazione e di mancata partecipazione al lavoro, la quota di pensionati con reddito pensionistico di basso importo e l’ingresso in sofferenza dei prestiti bancari alle famiglie. All’opposto, nel dominio Sicurezza, gli indicatori provinciali sono più frequentemente su livelli di benessere relativo migliori: in particolare i tassi di denuncia dei reati predatori (furti in abitazione, borseggi e rapine) e di omicidi volontari mostrano valori migliori della media nazionale in entrambe le province.
Anche nel dominio Ambiente prevalgono ampiamente le posizioni di vantaggio: a Isernia si registrano i risultati migliori, ad eccezione della raccolta differenziata dei rifiuti urbani, che segnala una posizione di svantaggio in entrambe le province, più marcata per Isernia. La provincia di Campobasso registra uno svantaggio anche per la notevole dispersione da rete idrica comunale.
Nell’ultimo anno disponibile, sui 60 indicatori analizzati, soltanto 8 valori regionali collocano la Campania in vantaggio, ovvero su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale, mentre 40 segnalano posizioni di svantaggio.
In tutte le province campane i livelli di benessere relativo sono inferiori alla media nazionale per una gran parte degli indicatori. Tra le cinque province, Benevento è quella con il numero maggiore di indicatori (13) su livelli significativamente migliori della media nazionale, mentre Avellino ha il minor numero di indicatori (37) su più bassi livelli di benessere. In ogni caso, le differenze tra le province sono minime, solo Caserta si distacca con un maggiore numero di indicatori (45) significativamente inferiori alla media a fronte di sole 10 posizioni di relativo vantaggio.
Confrontando i domini del Benessere, la totalità degli indicatori del Benessere economico e oltre il 90 per cento di quelli del Lavoro e conciliazione dei tempi di vita e dell’Innovazione, ricerca e creatività presentano livelli di benessere relativo significativamente più bassi della media-Italia.
All’opposto, nei domini Sicurezza e Ambiente, gli indicatori provinciali si collocano più frequentemente su livelli di benessere relativo più elevati: in particolare, i tassi di denuncia dei furti in abitazione e dei borseggi mostrano valori migliori della media nazionale in quasi tutte le province. La produzione pro-capite di rifiuti urbani prodotti è inferiore alla media nazionale in tutti i territori, tranne Napoli, mentre la maggiore estensione delle aree protette nelle province di Avellino e Salerno porta la media regionale ampiamente sopra quella nazionale.
Nell’ultimo anno disponibile, sui 60 indicatori analizzati, solo 10 valori regionali posizionano la Puglia in vantaggio, ovvero su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale, mentre 36 segnalano posizioni di svantaggio.
Tra le sei province pugliesi, quella di Barletta-Andria-Trani presenta il maggior numero di vantaggi (19, di cui 9 forti) e la città metropolitana di Bari il minor numero di svantaggi (25). Foggia e Taranto registrano 42 svantaggi ciascuna, a fronte di 14 e 7 posizioni di vantaggio rispettivamente.
La totalità degli indicatori del Benessere economico e la maggioranza di quelli del Lavoro e conciliazione dei tempi di vita rilevano livelli di benessere relativo significativamente più bassi, con tutte le province in posizione arretrata tranne la città metropolitana di Bari (per tre indicatori) e Barletta-Andria-Trani (per un solo indicatore). Per la maggior parte deli indicatori del dominio Lavoro, la provincia di Taranto è tra le più sfavorite in Italia.
All’opposto, nel dominio Sicurezza, gli indicatori provinciali sono più di frequente su elevati livelli di benessere relativo: in particolare i tassi di denuncia di reati predatori (furti in abitazione, borseggi e rapine) mostrano valori migliori della media nazionale in tutte le province pugliesi.
Nel dominio Ambiente, la maggior parte delle misure provinciali sono su livelli prossimi alla media nazionale di confronto; Foggia riporta il maggior numero di risultati significativamente migliori (5 indicatori), Taranto, Brindisi e Lecce sono più frequentemente in svantaggio (ciascuna per tre indicatori); Lecce, non riporta alcun vantaggio.
Nell’ultimo anno disponibile su 60 indicatori analizzati, soltanto 13 valori regionali collocano la Basilicata in vantaggio, ovvero su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale, mentre 32 segnalano posizioni di svantaggio.
I valori provinciali descrivono differenze contenute. Matera presenta il numero maggiore di indicatori (17) su livelli significativamente migliori della media nazionale, anche con ampi margini positivi, e il più piccolo numero di indicatori (33) su più bassi livelli di benessere. Potenza però non si discosta di molto, con 16 indicatori in vantaggio e 35 in svantaggio.
Confrontando i domini del Benessere, la totalità degli indicatori di Paesaggio e patrimonio culturale e la maggioranza di quelli del Lavoro e conciliazione dei tempi di vita e del Benessere economico rilevano livelli di benessere relativo significativamente più bassi, culminando nel secondo dato peggiore in Italia per il tasso di infortuni mortali e inabilità permanente registrato nella provincia di Potenza nel 2023.
All’opposto, nel dominio Sicurezza, gli indicatori sono più frequentemente su livelli di benessere relativo più elevati: in particolare i tassi di denuncia di reati predatori (furti in abitazione, borseggi e rapine), tutti in miglioramento rispetto al 2019 a livello regionale, nell’ultimo anno mostrano valori migliori della media nazionale e del Mezzogiorno in entrambe le province.
Nel dominio Ambiente, le posizioni di vantaggio prevalgono su quelle di svantaggio: la provincia di Potenza ottiene buoni risultati per cinque indicatori sui sette analizzati, quella di Matera per tre.
Nell’ultimo anno disponibile, sui 60 indicatori analizzati, soltanto 12 valori regionali collocano la Calabria in vantaggio, ovvero su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale, mentre 44 segnalano posizioni di svantaggio.
In tutte le province calabresi i livelli di benessere relativo sono peggiori della media nazionale per la maggior parte degli indicatori; tra le cinque, Catanzaro è quella con il numero maggiore di indicatori (17) su livelli significativamente migliori della media nazionale, anche con ampi margini positivi, e il più piccolo numero di indicatori (37) su più bassi livelli di benessere. In tutte le altre province è più frequente osservare un minor benessere relativo: nella Città Metropolitana di Reggio Calabria 46 indicatori registrano livelli significativamente inferiori alla media nazionale a fronte di sole 9 posizioni di relativo vantaggio.
La totalità degli indicatori di Benessere economico e la maggioranza di quelli del Lavoro e conciliazione dei tempi di vita rilevano livelli di benessere relativo significativamente più bassi, con l’unica eccezione della provincia di Catanzaro per il tasso di infortuni mortali e inabilità permanente.
All’opposto, nel dominio Sicurezza, gli indicatori provinciali sono più frequentemente su livelli di benessere relativo più elevati: in particolare i tassi di denuncia di reati predatori (furti in abitazione, borseggi e rapine) mostrano valori migliori della media nazionale e del Mezzogiorno in tutte le province.
Nel dominio Ambiente le posizioni di vantaggio sono quasi pari a quelle di svantaggio e ciascuna provincia ottiene buoni risultati per almeno due diversi indicatori sui sette analizzati: sia a Cosenza che a Crotone sono quattro diversi indicatori a evidenziare un miglior benessere relativo.
Nell’ultimo anno disponibile, sui 60 indicatori analizzati, soltanto 9 valori regionali collocano la Sicilia in vantaggio, ovvero su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale, mentre 39 segnalano posizioni di svantaggio.
I valori provinciali rilevano differenze contenute. In tutte le nove province siciliane i livelli di benessere relativo sono peggiori della media nazionale per la maggior parte degli indicatori: Palermo presenta valori significativamente superiori alla media nazionale per un elevato numero di indicatori (14) e, al tempo stesso, ha il più basso numero di indicatori (33) su livelli di benessere inferiori all’Italia; Agrigento e Caltanissetta presentano il numero maggiore di indicatori in vantaggio (15) e, in antitesi, anche il più alto numero di indicatori in svantaggio la prima (41) e tra i più elevati la seconda (36). In tutte le altre province è più frequente osservare un minor benessere relativo: a Siracusa 41 indicatori registrano livelli significativamente inferiori alla media nazionale a fronte di sole 9 posizioni di relativo vantaggio.
La totalità degli indicatori provinciali di Benessere economico e la maggioranza di quelli di Lavoro e conciliazione dei tempi di vita e Innovazione, ricerca e creatività rilevano livelli di benessere relativo significativamente più bassi della media nazionale, con le eccezioni positive segnalate dai tassi di occupazione e di mancata partecipazione al lavoro giovanili a Ragusa, e dall’indicatore sugli addetti nelle imprese culturali a Palermo, dove rileva un forte vantaggio.
All’opposto, nel dominio Sicurezza, gli indicatori provinciali si posizionano più frequentemente su livelli di benessere relativo più elevati: in particolare i tassi di denuncia di reati predatori (furti in abitazione, borseggi e rapine) mostrano valori migliori della media nazionale in tutte le province.
Nei domini Politica e istituzioni e Ambiente, gli indicatori in vantaggio sono quasi pari a quelli in svantaggio. In particolare, nel dominio Ambiente, la produzione di rifiuti urbani colloca tutte le province siciliane su livelli migliori dell’Italia; sono 7 le province in cui almeno un altro indicatore del dominio rileva un vantaggio.
Nell’ultimo anno disponibile, sui 60 indicatori analizzati, soltanto 16 valori regionali collocano la Sardegna in vantaggio, ovvero su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale, mentre 32 segnalano posizioni di svantaggio.
I valori provinciali descrivono ampie differenze territoriali, con la città metropolitana di Cagliari che in alcuni casi si posiziona a grande distanza dalle altre province della Sardegna, quasi sempre, su livelli di benessere migliori. Tra le cinque province sarde, Cagliari si colloca su livelli di benessere significativamente più elevati della media nazionale per il numero maggiore di indicatori (26), mentre il numero di quelli che la posizionano su più bassi livelli di benessere è il più piccolo in assoluto (22).
In tutte le altre province è più frequente osservare un minor benessere relativo: nel Sud Sardegna 36 indicatori registrano livelli significativamente inferiori alla media nazionale a fronte di 12 che marcano posizioni di più elevato benessere relativo. Nei domini del Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, della Innovazione, ricerca e creatività e della Salute, gli indicatori provinciali rilevano in prevalenza livelli di benessere relativo significativamente più bassi, evidenziando solo in alcuni casi divari tra Cagliari e le altre province sarde. Infatti, Cagliari, nei tre domini, è l’unica provincia in vantaggio per il basso tasso di infortuni mortali e inabilità permanente e per la quota di Comuni con servizi per le famiglie interamente online.
All’opposto, nel dominio Sicurezza, gli indicatori sono più frequentemente su livelli di benessere relativo più elevati: i tassi di denuncia di furti in abitazione, borseggi e rapine sono sempre più bassi della media nazionale in tutti i territori sardi. Nel dominio Ambiente, il quadro territoriale è più articolato: generalmente ciascuna provincia ottiene più di un buon risultato, ma per la dispersione da rete idrica comunale tutte le province sono in svantaggio.