Vita quotidiana

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STRANA CONDIZIONE È QUELLA DELL’INTERA ESISTENZA,
IN CUI TUTTO FLUISCE COME L’ACQUA CHE SCORRE,
MA IN CUI, SOLI, I FATTI CHE HANNO CONTATO,
INVECE DI DEPOSITARSI AL FONDO,
EMERGONO ALLA SUPERFICIE E RAGGIUNGONO CON NOI IL MARE
(Marguerite Yourcenar)

Una vita quotidiana “di qualità” è il risultato di una complessa alchimia di condizioni e vissuti oggettivi e di percezioni e sentimenti soggettivi.

La solidità, l’intensità, la positività delle relazioni familiari, amicali, parentali; l’armonia dell’organizzazione del proprio tempo e la soddisfazione per la propria vita sono dimensioni che si intersecano nel determinare il benessere delle persone.

Per le persone anziane, nello specifico, la robustezza e la qualità delle reti relazionali, la partecipazione a gruppi politici, ad associazioni sociali e ricreative, la condivisione spirituale, favoriscono l’interazione sociale, concorrono all’emersione di sentimenti di appartenenza e di riconoscimento, contribuiscono all’equilibrio identitario e affettivo del proprio quotidiano, tutelano da meccanismi psicologici e comportamentali di isolamento e ripiegamento e incidono su senso di soddisfazione e di fiducia.

Vita quotidiana in un flash

Indicatore Anno Valore % Var. % sul 2005
Persone di 65-74 anni che negli ultimi 12 mesi hanno partecipato a riunioni in associazioni culturali, ricreative o di altro tipo 2015 8,5 +23,2
Persone di 65-74 anni che si recano in un luogo di culto almeno una volta a settimana 2015 32,2 -8,5
Persone di 65-74 anni che parlano di politica qualche volta a settimana 2015 24,7 +46,2
Persone di 65-74 anni che incontrano gli amici più di una volta a settimana 2014 23,7 -5,6
Persone di 65-74 anni che non hanno amici 2014 2,8 -17,6
Persone di 65-74 anni che ritengono che gran parte della gente sia degna di fiducia 2015 17,9 -9,6*
Persone di 65-74 anni che ritengono di dover stare molto attente 2015 81,2 +3,8*

*variazione rispetto al 2010

Per leggere meglio l’articolazione della vita quotidiana oggettiva e soggettiva delle persone anziane, viene offerta una lettura sistematizzata – attraverso dati, grafici e documenti di approfondimento – di cinque dimensioni di analisi:

Vita di relazione

Amici e vicini di casa rappresentano una importante risorsa a disposizione dell’anziano, anche se non sempre attivabili o disponibili. Ponendo attenzione alle informazioni inerenti la socialità delle persone anziane, intesa come propensione a frequentare amici, vicini (esclusi i parenti) sui quali poter contare in caso di necessità, soddisfazione del tempo libero, i dati disponibili mostrano che non ci sono state nel corso del tempo sostanziali modifiche e che essa tende a diminuire all’aumentare dell’età.

  • Nel 2014, il 37,0% degli ultrasessantacinquenni ha frequentato gli amici tutti i giorni o qualche volta alla settimana. Si rileva una maggiore predisposizione dei maschi a frequentare gli amici: poco meno della metà (44,1%) frequenta gli amici tutti i giorni o più volte alla settimana, contro il 32,0% delle femmine;
  • all’avanzare dell’età si assottiglia la rete amicale: se fino ai 44 anni non raggiunge nemmeno l’1,0% la quota di coloro che dichiarano di non avere amici, tra i 60 e i 64 anni l’assenza di rete raggiunge il 2,3%, il 2,8% tra i 65 e i 74 anni e il 5,7% fra gli over 74enni. Interessante osservare come siano in particolare le donne a confrontarsi con l’assenza di amici, specialmente in tarda età (7,5% delle donne di 75 anni e più contro il 3,1% degli uomini);
  • a reti deboli corrisponde anche una minore livello di soddisfazione: così l’11,2% delle donne con più di 75 anni  non è per nulla soddisfatta delle relazioni amicali, così come non sono soddisfatti il  7,6% degli uomini;
  • in Italia una delle principali risorse degli anziani è ancora oggi rappresentata dalla famiglia. La soddisfazione per le proprie relazioni familiari è sempre stata molto elevata nel Paese. E’ molto o abbastanza soddisfatto il 91,5% delle persone di 65 anni e più e, nello specifico, il 91,9% degli uomini e il 91,3% delle donne;
  • la quota di soddisfatti per il tempo libero riguarda una porzione molto più contenuta se confrontata con quella per gli altri aspetti della socialità con significative differenze di genere: nel 2014 la quota di ultrasessantacinquenni uomini che si dichiarano molto o abbastanza soddisfatti sono il 74,1%, a fronte del 64,2% delle donne.

Vita associativa

Il tema della partecipazione focalizza l’attenzione sul contributo della risorsa anziana alla società attraverso forme di impegno e di contributo sociale considerate come possibilità di incremento del benessere sociale. L’interesse per ciò che avviene sulla scena politica è un segnale di coinvolgimento e di partecipazione nelle vicende della vita pubblica.

  • Nel 2015, fra le persone di 55 anni tra le diverse forme di partecipazione troviamo al primo posto una forma indiretta di partecipazione: il finanziamento di associazioni. Il 19,9% delle persone fra 55 e 59 anni ha versato soldi ad una associazione negli ultimi 12 mesi, il 21,6% delle persone fra 60 e 64 anni, il 17,8% delle persone fra 65 e 74 anni e l’11,2% delle persone con più di 75 anni;
  • ancora più interessante analizzare però la partecipazione diretta delle persone anziane ad attività per la comunità. In tal senso, nel 2014 è stato rilevato per la prima volta il numero di persone che offrono gratuitamente e volontariamente il loro tempo agli altri o a beneficio della comunità. Per volontariato si intendono tutte le attività non necessariamente svolte nell’ambito di una organizzazione del cosiddetto “terzo settore ma anche quelle svolte direttamente a favore di altre persone, della comunità o dell’ambiente. La percentuale di volontari tocca il massimo nella classe 55-64 anni (15,9%), per poi iniziare a scendere già nella classe di età 65-74 anni (13,1%) e ridursi ulteriormente per gli ultrasettantacinquenni (5,9%). Il tasso di volontariato totale della classe dei 65-74enni (13,1%) è comunque superiore al valore medio nazionale (12,6%) e vicino a quello dei 35-44enni (13,7%);
  • rispetto al dettaglio di alcune attività gratuite svolte, nel 2015 la collaborazione con associazioni di volontariato ha coinvolto l’11,0% circa delle donne fra 55 e 64 anni, l’8,4% delle donne fra 65 e 74 anni, il 5,4% delle donne con più di 75 anni. Fra gli uomini, il volontariato in associazioni dedicate è stato rilevato nel13,2% dei 55-59enni, nel 14,5% dei 60-64enni, nel 12,3% dei 65-74enni e nel 5,5% dei 75enni;
  • le persone anziane amano spendere il loro tempo anche in associazioni culturali e ricreative, e tale forma di partecipazione alla vita associativa è più presente fra gli uomini che fra le donne delle classi di età anziane: nel 2015 è così per il 12,4% degli uomini fra i 55 e i 59 anni, per il 14,8% di quelli fra i 60 e i 64 anni  (a fronte del 10,0% delle donne fra 55 e 64 anni), per il 10,6% di quelli fra 65 e 74 anni (6,7% per le donne) e per il 7,0% di quelli con 75 anni e più (4,6% fra le donne);
  • nel 2015 al primo posto tra le forme di partecipazione troviamo però l’ascolto di un dibattito politico che coinvolge in articolare il 34,6% degli uomini fra i 60 e i 64 anni e il 23,4% delle donne fra 55 e 59 anni. Assolutamente residuale, al contrario, una forma di partecipazione politica diretta come l’attività gratuita svolta per un partito: la percentuale massima si registra sia fra gli uomini che fra le donne nella classe di età 55-59 anni, ma raggiungendo appena il 3,1% fra i primi e lo 0,6% fra le seconde. Più ampia e favorita dal genere maschile, ancorché contenuta, la partecipazione a comizi e cortei: la massima partecipazione ai comizi si riscontra fra gli uomini di 60-64 anni (9,2%) e fra le donne di 55-59 anni (3,4%); la massima partecipazione ai cortei si registra fra il 3,1% delle donne di 55-59 anni e fra il 6,1% degli uomini di 60-64 anni;
  • il 22,7% delle persone di 60 anni parla poi almeno qualche volta a settimana di politica, anche se l’interesse per la politica decresce al crescere dell’età: non parla mai di politica quasi la metà il 45,7% degli ultrasettantacinquenni, mentre fra i 55-59enni la politica non appassiona per nulla il 22,5%;
  • emergono alcune differenze di genere: parlano qualche volta a settimana di politica il 30,6% dei maschi di 60 anni e oltre ma solo il 16,4% delle loro coetanee. Inoltre, dopo i 60 anni, i maschi che parlano di politica tutti i giorni sono quasi il doppio delle donne (rispettivamente 17,7% contro 9,2%);
  • fondamentale è il ruolo giocato dall’informazione. Quali sono i canali di informazione che utilizzano? Tra le persone anziane la televisione è tra i mezzi di informazione quello predominante e crescente al crescere dell’età: la utilizza il 92,4% delle persone fra 55 e 59 anni e il 95,8% delle persone con 75 anni e più. Seguono, in misura decisamente inferiore, i mezzi a stampa quali quotidiani (utilizzati dal 45,9% delle persone fra i 55-59 anni e dal 34,3% delle persone con più di 74 anni) e settimanali (12,5% fra i 60-64 anni e 10,4% fra i 74 anni e più) e poi un mezzo classico quale la radio (dal 17,0% delle persone con più di 74 anni al 32,3% delle persone fra 55 e 59 anni).

Soddisfazione e fiducia

La qualità della vita è un concetto multidimensionale, che rimanda a elementi “oggettivi” che possono concorrere nel determinare buone condizioni di vita, quali, ad esempio, la salute, il reddito, l’accesso al mercato del lavoro, le condizioni abitative ma anche a valutazioni “soggettive” altrettanto rilevanti per il benessere individuale. Sapere come gli anziani giudicano la propria vita, se sono soddisfatte di dimensioni fondamentali dell’esistenza come le relazioni familiari e amicali, il tempo libero, la percezione della loro condizione economica e quanta fiducia nutrono negli altri costituisce un complemento necessario alle misure “oggettive” di benessere per individuare eventuali processi d’esclusione sociale dovuti sia alla perdita di determinate capacità fisiche che si accompagna all’ingresso e all’avanzare nell’età anziana, sia al progressivo restringersi delle relazioni sociali.

  • Nel 2015, alla domanda “Attualmente, quanto si ritiene soddisfatto della sua vita nel complesso?”, potendo indicare un voto da 0 a 10 (0 indica “per niente soddisfatto” e 10 “molto soddisfatto”), sono pochi gli insoddisfatti. Nel complesso il livello di soddisfazione della propria vita sembra diminuire al crescere dell’età in particolare tra chi ha oltrepassato la soglia dei 75 anni e ciò è vero per entrambi i sessi e a parità di età. E’ evidente che all’aumentare dell’età alcune condizioni proprie della fase anziana come la salute, l’autosufficienza e l’autonomia, la rarefazione delle relazioni si fanno più critiche con una conseguente diminuzione nei livelli di soddisfazione. Attribuisce, infatti, un punteggio di soddisfazione tra 8 e 10 alla vita nel complesso poco più del 34,6% dei 55-74enni contro il 30,8% degli ultrasettantacinquenni. Ugualmente, coloro che esprimono un giudizio negativo (0-3) passano dal 4,5% dei 55-74enni al 6,9% nella classe di età 75 anni e più. Nel complesso, le differenze di genere si accentuano a partire dai 60 anni con una percezione soggettiva femminile peggiore di quella maschile;
  • non eccessivamente positiva la percezione che gli anziani hanno del proprio stato di salute. La valutazione soggettiva della salute, come era facile attendersi, è correlata all’età. La soddisfazione diminuisce al crescere dell’età e raggiunge il minimo tra le persone di 75 anni e oltre: il 50,3% degli individui appartenenti a questa classe di età dichiara di essere abbastanza soddisfatto delle proprie condizioni di salute, il 4,3% si ritiene molto soddisfatto mentre i molto insoddisfatti sono ben il 12,2%. A parità di età, le percentuali di donne anziane molto o abbastanza soddisfatte per il proprio stato di salute sono sempre inferiori a quelle degli uomini;
  • un diffuso senso di disagio delle persone anziane appare riguardo alla propria situazione economica: sono poco soddisfatte il 37,8% delle persone con età compresa tra 55 anni e 59 anni, il 34,1% di quelle fra 60 e 64 anni, il 35,8% di quelle fra 65 e 74 anni e il 38,4% di quelle con 75 anni e più;
  • alla domanda “Lei generalmente pensa che ci si possa fidare della maggior parte della gente oppure bisogna stare molto attenti?”, la maggior parte degli intervistati risponde con un atteggiamento di cautela verso il prossimo: il 76,7% delle persone anziane di 55 anni e più pensa che “bisogna stare molto attenti” nei confronti degli altri, mentre solo il 22,4% è orientato ad un atteggiamento di fiducia. Rispetto all’età, si osserva una diffusione più alta della media del sentimento di diffidenza soprattutto tra gli ultra75enni, con livelli che sfiorano l’85,0%. Le donne anziane sono più diffidenti degli uomini: il 78,1% delle 55-59enni esprime un’opinione improntata ad un atteggiamento di cautela, rispetto al 75,2% degli uomini;
  • con la “domanda del portafoglio” (wallet question) si chiede di valutare con che probabilità si ritiene possa essere restituito un portafoglio smarrito se a ritrovarlo è un vicino di casa, un appartenente alle forze dell’ordine o un perfetto sconosciuto. Il maggior grado di fiducia viene accordato agli esponenti delle forze dell’ordine: mediamente il 42,3% delle persone fra i 55 e i 59 anni ritiene molto probabile che restituiscano un portafogli smarrito; certezza che diminuisce molto quando si pensa ai vicini di casa (il 29,9% ritiene molto probabile il vedersi restituito il portafoglio se trovato da uno di loro) e crolla rispetto agli estranei (2,1%).

Uso del tempo

I dati sull’ Uso del Tempo permettono di conoscere come le persone organizzano la propria giornata tra le varie attività giornaliere, i luoghi frequentati e le persone con cui le ha trascorse. Le informazioni così raccolte contribuiscono all’approfondimento di una molteplicità di aspetti della vita quotidiana, tra i quali: il rapporto tra tempi di lavoro, di svago e di cura della famiglia, i tempi di utilizzo dei servizi e degli spazi, le modalità di impiego del tempo libero, l’uso dei mezzi di comunicazione di massa.

  • Nel 2008-2009, al pari del resto della popolazione, per gli anziani si registra la tendenza alla diminuzione del tempo dedicato alle attività fisiologiche e alla cura di sé, un calo di 43’. La diminuzione così registrata, dovuta essenzialmente alla diminuzione del tempo dedicato al sonno va a tutto vantaggio del tempo libero che cresce in egual misura per uomini e donne (+ 40’), portandosi a 7h31’ per i primi e a 6h06’ per le seconde;
  • oltre la metà del giorno medio settimanale è dedicato a dormire, mangiare e ad altre attività di cura della persona (51,7%). Nelle età anziane, rispetto alle fasi di vita precedenti, anche il tempo dedicato al lavoro familiare aumenta, ma mentre per le donne arriva a occupare un quinto della giornata, per gli uomini si ferma al 10,6%. Di conseguenza il tempo libero si dilata rispetto alle fasi di vita precedenti e occupa uno spazio maggiore per ambedue i generi: per gli uomini ben il 31,3% del tempo totale, contro il 25,4% per le donne;
  • tra le principali attività svolte nel tempo libero, guardare televisione e video è quella più diffusa. In un giorno medio settimanale la quasi totalità degli anziani (90,7%) guardano la televisione e i video per 2h44′, assorbendo più del 40% del tempo libero. Nel 2008-2009 il tempo dedicato alla televisione e ai video cresce di 13′. Tra le persone anziane aumenta, pure, la tendenza a trascorrere più tempo in totale relax senza fare niente (da 29′ a 1h03′) mentre resta stabile il tempo dedicato alla lettura di quotidiani, riviste e libri e diminuisce il tempo dedicato a passatempi e giochi (8’ in meno);
  • se oltre alle attività, indicate dagli anziani come principali, si includono anche altre attività di varia natura svolte parallelamente aumenta considerevolmente la quantità di tempo quotidiano trascorsa svolgendo attività di tempo libero: si arriva a coprire 9h28′ (+2h46′). In tal modo, il tempo dedicato al mezzo televisivo cresce, addirittura, di 1h28′, per complessive 4h12′ al giorno. Considerando anche il tempo in cui la socialità è accompagnata da attività di natura diversa si incrementa notevolmente il tempo mediamente dedicato alla vita sociale che passa per gli anziani da 59′ a 1h48′;
  • sommando poi le attività principali con quelle svolte come attività contemporanee, si attenua, anche se non si azzera lo svantaggio delle donne anziane rispetto al tempo libero, da 1h25′ a 43′, rispetto ai loro coetanei maschi.

Sicurezza

Gli eventi criminosi, il più delle volte sono il risultato dell’interazione di molteplici fattori ambientali, sociali, economici, che rendono i cittadini ed, in particolare, quelli appartenenti ad alcune fasce di popolazione, più vulnerabili. Nella complessa dinamica sociale, economica e culturale in cui matura ogni singolo reato, è possibile talora osservare come il rischio di vittimizzazione si distribuisca in modo diseguale fra i vari strati della popolazione più vulnerabili. Le persone anziane sono una tra le categorie sociali più esposte al rischio di subire reati.

Le informazioni statistiche prodotte dall’Istat permettono di individuare quelli che si è soliti indicare come “fattori di rischio o di vulnerabilità”, si tratta di caratteristiche socio-demografiche o riconducibili allo stile di vita che possono in qualche modo esporre le persone al rischio di subire fatti delittuosi. In particolare, per le persone anziane il rischio di vittimizzazione è significativamente diverso in relazione alle tipologie di reato e al sesso della vittima.

  • Tra i 55 e i 64 anni, donne e uomini condividono la stessa tripletta di reati di cui sono maggiormente vittime: furti, danneggiamenti e truffe e frodi informatiche. Hanno subito un furto, per l’esattezza, 132.473 uomini e 82.705 donne, rappresentando rispettivamente il 16,2% e il 13,9% di tutti i furti subiti nell’anno dalla popolazione. Le vittime di danneggiamento sono state 32.301 fra gli uomini (16,8% del totale) e 15.074 fra le donne (14,8% del totale), mentre i/le truffati/e e frodati/e informaticamente sono stati 10.596 uomini (13,4%) e 4.326 donne (10,4%);
  • anche fra le persone con più di 65 anni i furti, i danneggiamenti e le truffe/frodi informatiche si confermano i reati maggiormente diffusi;
  • sebbene le numerosità di reati gravissimi – tanto a livello giuridico quanto personale – siano contenute, in termini relativi, rispetto ad altre tipologie di reato, la loro occorrenza si manifesta con percentuali significative anche fra le fasce d’età anziane;
  • fra le persone con più di 65 anni, in particolare, gli omicidi volontari consumati a scopo di furto o rapina rappresentano il 42,9% di tutti gli omicidi fra gli uomini e il 63,2% fra le donne. Anche gli omicidi preterintenzionali raccolgono fra gli ultrasessantacinquenni il 35,5% e fra le ultrasessantacinquenni il 42,9% di tutti gli omicidi;
  • anche le rapine in abitazione si concentrano fra gli anziani con più di 65 anni con una percentuale del 36,1 rispetto a tutte le rapine e fra le anziane con una percentuale del 48,8%. Interessante osservare come le rapine in abitazioni di persone fra 55 e 64 anni rappresentino per gli uomini “soltanto” il 14,8% e per le donne il 10,9% del totale;
  • ancora, circa un quarto dei furti con destrezza e dei furti con strappo vede nel 2013 vittime persone con più di 65 anni: il 32,1% delle donne è stato vittima di furto con strappo e il 24,6% di furto con destrezza; il 25,6% degli uomini è stato vittima di furti con strappo e i 24,7% di furti con destrezza.