La consapevolezza e l’uscita dalla violenza

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La violenza di genere è un fenomeno ancora sommerso, è elevata, infatti, la quota di donne che non parlano con nessuno della violenza subita (il 28,1% nel caso di violenze da partner, il 25,5% per quelle da non partner), di chi non denuncia (i tassi di denuncia riguardano il 12,2% delle violenza da partner e il 6% di quelle da non partner), di chi non cerca aiuto; ancora poche sono, infatti, le donne che si rivolgono ad un centro antiviolenza o in generale un servizio specializzato (rispettivamente il 3,7% nel caso di violenza nella coppia e l’1% per quelle al di fuori). Ma la cosa più preoccupante è che queste azioni sarebbero davvero essenziali per aiutare la donna ad uscire dalla violenza.

Per questo motivo le politiche di sensibilizzazione sono essenziali per trasmettere il messaggio che parlare della violenza subita ed entrare in contatto con le istituzioni e i servizi dedicati costituiscono una preziosa fonte di aiuto. Tant’è vero che le donne che provano ad uscire dalla violenza e lasciano il partner violento, spesso tornano con lui proprio perché non hanno cercato aiuto in risorse esterne all’ambiente familiare.

Inoltre dai dati emerge che le vittime spesso non sanno dove cercare aiuto, basti pensare che il 12,8% di queste non sapeva dell’esistenza dei centri antiviolenza o dei servizi o sportelli di supporto per le vittime, percentuale che è pari al 10,3% per le donne che hanno subito violenza fuori dalla coppia.

Molte donne non considerano la violenza subita un reato, solo il 35,4% delle donne che hanno subìto violenza fisica o sessuale dal partner ritiene di essere stata vittima di un reato, il 44% sostiene che si è trattato di qualcosa di sbagliato ma non di un reato, mentre il 19,4% considera la violenza solo qualcosa che è accaduto. Similmente sono giudicate un reato il 33,3% delle violenze commesse da altri uomini, qualcosa di sbagliato il 47,9% e solo qualcosa che è accaduto il 17,3%. È importante quindi in tal senso far crescere la consapevolezza femminile rispetto a quanto subito.

Un caso particolare è rappresentato dalle donne straniere che sono caratterizzate da un comportamento di richiesta di aiuto maggiore (hanno denunciato le violenze dai partner nel 17,1% dei casi e si rivolgono con più frequenza a centri specializzati, 6,4%), sebbene la consapevolezza della violenza in quanto reato sia la stessa delle italiane (35%). Una chiave interpretativa riguarda la differenza delle reti informali a disposizione delle straniere, che essendo più sole, si trovano a cercare maggiormente supporto presso le istituzioni e i servizi.

Tutti questi comportamenti sono inoltre diversificati a seconda del tipo di violenza subita, più la violenza è grave più essa è considerata un reato e più viene denunciata, fatta eccezione per le violenze sessuali commesse da autori non partner che sono denunciate in misura minore, e dal tipo di autore che l’ha agita. Ad esempio il comportamento di denuncia delle italiane cambia notevolmente se l’autore della violenza è straniero (il 15% degli stupri subiti dalle donne italiane al di fuori della coppia sono commessi da stranieri), basti pensare che la quota di vittime di stupro da un autore straniero che dichiara di aver denunciato è oltre 6 volte più alta rispetto al caso in cui l’autore è italiano. Per il tentato stupro la differenza è ancora più marcata: la quota di donne che denunciano nel caso di un autore straniero è 10 volte più alta rispetto al caso in cui l’autore sia un italiano.

Le donne non denunciano perché hanno imparato a gestire la situazione da sole (39,6% per le violenze da partner e 39,5% da non partner) o perché il fatto non era grave (rispettivamente 31,6% e 42,4%), ma anche per paura (10,1% e 5,0%), per il timore di non essere credute, la vergogna e l’imbarazzo (7,1% e 7,0%), per sfiducia nelle forze dell’ordine (5,9 e 8,0%) e nel caso della violenza nella coppia perché amavano il partner e non volevano che venisse arrestato (13,8%).

Nel caso in cui invece la donna abbia denunciato, alla denuncia hanno fatto seguito imputazioni nel 29,7% dei casi delle violenze perpetrate da autori diversi dai partner e sono state adottate misure cautelari nel 19,8% dei casi, che sono state poi violate per il 31,5% delle volte.

Al contrario, per le violenze da partner, il dato delle imputazioni è notevolmente più basso (2,3%), mentre sono maggiori le percentuali inerenti alle misure cautelari adottate (34,5%), che sono state violate anche in misura minore (9,1%).


Cosa è accaduto negli ultimi 5 anni?

Considerando gli ultimi 5 anni precedenti il 2006 e il 2014, emerge una maggiore consapevolezza della violenza subìta (Tavola 1). Considerando le violenze da parte dei partner o degli ex partner negli ultimi 5 anni, è evidente che le donne denunciano di più (11,8%  contro 6,7%), ne parlano di più (la percentuale di chi non ne parla con alcuno è diminuita dal 32% del 2006 al 22,9% del 2014), si rivolgono di più ai centri antiviolenza, agli sportelli o ai servizi per la violenza contro le donne (dal 2,4% al 4,9%). Inoltre, più vittime la considerano un reato (dal 14,3% al 29,6%) e meno come qualcosa che è solo accaduto (in calo dal 35,2% al 20%). Un andamento simile si riscontra per le violenze subìte da uomini diversi dai partner, sebbene negli ultimi 5 anni sia rimasta stabile la percentuale di donne che non ne parlano con alcuno (21%).

Le persone con cui le donne parlano di più della violenza subita sono sempre i familiari, gli amici e i parenti, ma nel 2014 è aumentato il ruolo di figure professionali specifiche come gli avvocati, i magistrati e le forze dell’ordine, coerentemente con l’aumento delle denunce.

Tra le donne che hanno subìto violenza dai partner e che hanno denunciato il reato negli ultimi 5 anni, il 28,5% è “molto soddisfatta” di come le forze dell’ordine hanno gestito il caso e il 25,1% è “soddisfatta”. Il giudizio è negativo per il 45,8%. Rispetto agli ultimi 5 anni precedenti il 2006, diminuisce la quota di donne “soddisfatte dell’operato delle forze dell’ordine” a favore delle “molto soddisfatte” e sono complessivamente in calo i giudizi negativi.

Un dato simile è riscontrabile per le violenze subìte da parte di autori diversi dai partner. Il contatto con le forze dell’ordine è stato “molto soddisfacente” per il 23,9%, “soddisfacente” per il 37,3%, mentre sono rimaste “insoddisfatte o molto insoddisfatte” il 36,2%. Rispetto al 2006, si riducono gli estremi: è fortemente diminuita la quota delle donne “per niente soddisfatte” (dal 28,1 al 16,9%), mentre aumentano, dal 9,7 al 23,9%, le donne che si dichiarano “soddisfatte”.

Le donne non pienamente soddisfatte del lavoro svolto dalle forze dell’ordine al momento della denuncia chiedono di essere prese più sul serio, di essere ascoltate di più, avrebbero voluto che emettessero un ordine di allontanamento e soprattutto nel caso di violenze da parte del partner avrebbero desiderato maggiore protezione, un aiuto ad andare via da casa e l’arresto, l’imputazione del partner stesso.

Tavola 1. Donne da 16 a 70 anni che hanno subìto violenza fisica o sessuale da un uomo negli ultimi 5 anni, per alcune caratteristiche della violenza e tipo di autore. Anno 2006-2014
(composizione percentuale – dati riferiti all’ultima violenza  subita)

 CARATTERISTICHE DELLA VIOLENZA Report partner
o ex partner
Report non partner
2006 2014 2006 2014
Considera l’episodio che ha subìto: un reato 14,3 29,6 21,9 29,1
Considera l’episodio che ha subìto: qualcosa di sbagliato ma non un reato 49,8 48,9 53,9 54,2
Considera l’episodio che ha subìto: solamente qualcosa che è accaduto 35,2 20 22,8 14,8
Ne ha parlato con qualcuno 67,8 75,9 79,5 78,2
Ha denunciato* 6,7 11,8 4,2 7,4
Si rivolgono ai centri/servizi/sportelli antiviolenza* 2,4 4,9 1,5 2,2
*Nel caso delle violenze da partner o ex partner, i dati si riferiscono anche ad altri episodi precedenti l’ultimo
Fonte: Indagine sulla Sicurezza delle donne, anno 2006 e 2014

Tavole Indagine sulla Sicurezza delle donne, anno 2014
download Indice delle tavole (pdf) | Tavole (xlsx)