1. Cosa si intende per “inflazione”?
Con il termine “inflazione” ci si riferisce al fenomeno dell’aumento continuo e generalizzato dei prezzi. Si ha inflazione nel caso in cui gli aumenti dei prezzi siano diffusi nel sistema economico e tendano a ripetersi nel corso del tempo. Un aumento dell’inflazione corrisponde ad un aumento della velocità di crescita dei prezzi, mentre una riduzione dell’inflazione si verifica quando i prezzi, pur essendo in aumento, crescono ad una velocità minore. Si parla invece di “deflazione” qualora i prezzi mostrino una tendenza diffusa e persistente alla diminuzione, in un contesto più generale di recessione economica.
2. Cos’è la perdita del potere di acquisto della moneta?
È la diminuzione dell’insieme di beni e servizi che si possono acquistare con lo stesso ammontare di moneta in presenza di aumenti dei prezzi. Per fare un semplice esempio: se i prezzi di un determinato paniere di prodotti nel corso del tempo seguono un andamento crescente, a parità di moneta spesa, sarà possibile acquistare quantità sempre minori di quegli stessi prodotti.
3. Come si misura l’inflazione?
La misura dell’inflazione consiste nel calcolo mensile della variazione dei prezzi di un insieme prefissato di beni e servizi (cosiddetto “paniere”). In Italia, come negli altri Paesi europei, il calcolo dell’indice è affidato all’Istituto nazionale di statistica (Istat). L’Istat produce tre diversi indici: l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC); l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) e l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI). L’indice NIC è quello utilizzato per la misura dell’inflazione nazionale. L’indice IPCA è calcolato per assicurare una misura dell’inflazione comparabile con i Paesi dell’Ue, con l’adozione di un impianto concettuale, metodologico e tecnico condiviso. L’indice FOI senza tabacchi, è generalmente utilizzato per le rivalutazioni monetarie. Per gli indici nazionali NIC e FOI, per il 2023, il calcolo della variazione dei prezzi riguarda un paniere di 1.885 prodotti elementari (dalla pasta al trasporto aereo passeggeri, dal pane ai personal computer, dalla benzina alle consumazioni al bar, ecc.) rappresentativi di tutti quelli consumati dalle famiglie. Per l’indice IPCA, il paniere è costituito da 1.906 prodotti elementari.
Da marzo 2012, l’Istat diffonde anche l’indice IPCA a tassazione costante (IPCA-TC), che considera lo stesso paniere e la stessa struttura di ponderazione dell’indice IPCA ma si differenzia da questo per l’utilizzo di indici di prezzo depurati degli effetti dovuti a eventuali cambiamenti delle imposte indirette (Iva, accise e imposte su specifici prodotti).
4. Dove si trovano i dati sugli indici dei prezzi al consumo?
I dati più aggiornati si possono trovare sul datawarehouse I.Stat e presso i Centri d’informazione statistica. Con riferimento a I.Stat, i dati sono collocati sotto il tema Prezzi e per ciascun indice dei prezzi al consumo vi è il sottotema corrispondente (Prezzi al consumo per l’intera collettività NIC, Prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati FOI e Prezzi al consumo armonizzati per i paesi dell’Unione europea IPCA, che comprende al suo interno anche l’IPCA a tassazione costante IPCA-CT). Dal punto di vista della disaggregazione territoriale gli indici NIC e FOI (entrambi da gennaio 1996) vengono diffusi a livello nazionale e sub-nazionale mentre gli indici IPCA (da gennaio 2001) e IPCA-TC (da gennaio 2002) solo a livello nazionale. Sempre su I.Stat sono disponibili, unitamente agli indici mensili e annuali, le variazioni percentuali (congiunturali, tendenziali e medie annue) e le strutture di ponderazione.
5. Quali prezzi sono rilevati per costruire l’indice dei prezzi al consumo?
Con riferimento agli indici NIC e FOI, i prezzi rilevati per il 2023 sono quelli riferiti a 1.885 beni e servizi, rappresentativi dei consumi delle famiglie (per l’IPCA sono 1.906). Si tratta del cosiddetto paniere, articolato in 12 divisioni di spesa, ognuna con un proprio peso: Prodotti alimentari e bevande analcoliche; Bevande alcoliche e tabacchi; Abbigliamento e calzature; Abitazione, acqua, elettricità e combustibili; Mobili, articoli e servizi per la casa; Servizi sanitari e spese per la salute; Trasporti; Comunicazioni; Ricreazione, spettacoli e cultura; Istruzione; Servizi ricettivi e di ristorazione; Altri beni e servizi. All’interno delle divisioni di spesa, ogni bene e servizio partecipa al calcolo dell’indice con un peso pari all’importanza che assume sul totale dei consumi. Ad esempio, nel paniere NIC, il pane pesa per poco più dello 0,8% mentre le automobili nuove pesano per quasi il 2,7%, la camera d’albergo per più del 1,5% e il pasto al ristorante per più del 2,3%.
6. Come vengono selezionati i beni e servizi che fanno parte del paniere?
I prodotti del paniere e il peso loro attribuito sono definiti sulla base della spesa sostenuta dalle famiglie, in modo da rappresentare la struttura dei consumi della popolazione. Ogni anno viene definito un campione di prodotti la cui dinamica di prezzo è rappresentativa di quella di un insieme più ampio: ad esempio, per calcolare la variazione dei prezzi dell’insieme dei “Piccoli accessori elettrici” si seguono i prezzi di presa corrente, pila elettrica, multipresa, lampadina Led. La definizione delle principali voci di spesa e la stima del loro peso avviene utilizzando quale fonte principale i dati relativi ai consumi finali stimati dalla Contabilità Nazionale. L’articolazione di tali voci fino alla selezione dei singoli prodotti da inserire nel paniere e la stima del loro peso, viene effettuata utilizzando fonti diverse sia interne (Indagine sulle Spese delle famiglie) sia esterne all’Istat (dati A.C. Nielsen, SIAE, ecc.) in modo da assicurare un’accurata copertura informativa.
7. Il paniere è sempre lo stesso?
No, il paniere viene aggiornato ogni anno per rappresentare gli effettivi comportamenti di acquisto delle famiglie e tenere conto dei mutamenti che intervengono in questi comportamenti e nell’offerta dei prodotti sul mercato. Ogni anno cambiano sia i beni e i servizi compresi nel paniere sia il loro peso. Ad esempio, per il paniere relativo al 2023 alcuni inserimenti riflettono la modifica dei consumi delle famiglie in relazione all’evoluzione dei comportamenti di spesa: è il caso della visita medica sportiva (libero professionista), la riparazione smartphone e le apparecchiature audio intelligenti. Altri aggiornamenti del paniere possono rispondere all’esigenza di un miglioramento della copertura delle voci di spesa delle famiglie (è il caso, nel 2023, della Radiografia, che arricchisce gli aggregati Accertamenti specialistici prezzo intero e ticket, del Massaggio estetico, che affianca gli altri prodotti dell’aggregato Trattamenti estetici, o del Deambulatore, che amplia la gamma dei prodotti dell’aggregato Altre attrezzature ed apparecchi terapeutici). Nel 2023 si amplia la gamma degli aggregati di prodotto per i quali si utilizzano le informazioni di fonte scanner data. Si tratta di aggregati già presenti nel paniere, i cui prezzi sono stati finora rilevati in modo esclusivo dagli Uffici comunali di statistica con tecniche tradizionali, e che da gennaio 2023 sono acquisiti mediante l’uso integrato delle due fonti. In particolare, il ricorso ai dati scanner è stato esteso ai seguenti 19 aggregati: Formaggi stagionati, Limoni, Banane, Frutti di bosco, Frutta esotica, Kiwi, Insalata, Sedani, Pomodori da insalata, Pomodori da sugo, Zucchine, Peperoni, Carote, Cipolle, Agli, Funghi freschi coltivati, Zenzero, Scalogni, Patate.
8. Dove vengono rilevati i prezzi?
Nel 2023 la rilevazione sul territorio avviene in 79 comuni (19 capoluoghi di regione, 59 capoluoghi di provincia e un comune con più di 30mila abitanti) con riferimento al paniere completo, e in altri 12 comuni capoluoghi di provincia per un sottoinsieme di prodotti riferito alle tariffe locali e ad alcuni servizi. I prezzi vengono rilevati presso 44mila unità di rilevazione (punti vendita, inclusi piccoli esercizi commerciali, grande distribuzione e mercati rionali; imprese; istituzioni), alle quali si aggiungono quasi 2.700 abitazioni per la parte che riguarda la rilevazione dei canoni di affitto di abitazione di Ente pubblico. Nel complesso, sono 398mila le quotazioni di prezzo rilevate sul territorio ogni mese. Le unità di rilevazione selezionate vengono aggiornate annualmente dai comuni sulla base dei cambiamenti intervenuti nelle abitudini di consumo, nella rete distributiva e nella struttura urbanistica del territorio, nel rispetto delle indicazioni impartite dall’Istat che effettua attività di coordinamento e supervisione. Alle quotazioni rilevate sul territorio si aggiungono le quasi 189mila quotazioni rilevate direttamente dall’Istat e circa 33 milioni di quotazioni di prezzo rilevate tramite scanner data in un campione di 4.283 punti vendita, di cui 483 ipermercati, 1.577 supermercati, 588 discount, 1.066 libero servizio (punti vendita con superfici compresa tra i 100 e i 400 mq) e 569 specialist drug. Inoltre, dal 2017 gli indici dei prezzi dei carburanti sono calcolati utilizzando una fonte amministrativa, qual è la base dati dei prezzi dei carburanti del Ministero delle imprese e del made in Italy (le informazioni utilizzate sono quelle fornite da 16.500 distributori, pari al 74% di quelli attivi e presenti nella base dati del Ministero delle imprese e del made in Italy). Sempre con riferimento all’uso delle fonti amministrative per il calcolo dei prezzi al consumo, ci sono anche le rilevazioni dei Tabacchi (i cui dati sono forniti dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli) e quella, dal 2022, sui canoni di affitto per le abitazioni di proprietà privata che utilizza le informazioni contenute nella base dati locazioni immobiliari dell’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate.
9. Come avviene la raccolta dei dati?
I dati che concorrono alla costruzione degli indici mensili dei prezzi al consumo sono raccolti attraverso l’utilizzo di una pluralità di fonti: la rilevazione territoriale, condotta dagli UCS; la rilevazione centralizzata, condotta dall’Istat direttamente o mediante la collaborazione con grandi fornitori di dati; gli scanner data provenienti dalla GDO; le fonti amministrative. Nel 2023, i prodotti rilevati in modo esclusivo mediante la rilevazione territoriale ammontano, in termini di peso, a circa il 51,3% del paniere, contro il 24,8% dei beni e servizi a rilevazione esclusivamente centralizzata. Tramite l’acquisizione dei dati scanner dalla GDO vengono rilevati tutti i prodotti cosiddetti grocery (beni alimentari confezionati e beni per la cura della casa e della persona) che rappresentano il 13,6% in termini di peso. Da gennaio 2023 i dati scanner comprendono anche alcuni prodotti relativi alla frutta e verdura fresca venduti in confezione a peso imposto. A queste tre modalità si aggiunge l’utilizzo delle fonti amministrative: la base dati Ministero delle imprese e del made in Italy dei prezzi dei carburanti, che pesa per il 5,8% sul paniere, i dati forniti dall’Osservatorio immobiliare dell’Agenzia delle entrate per la rilevazione dei prezzi degli Affitti reali per abitazioni di privati che pesa per il 2,6% e l’Agenzia delle dogane e dei monopoli per la rilevazione dei tabacchi che incide sul paniere per il 1,9%.
Con riferimento alla rilevazione sul territorio, all’inizio di ogni anno l’Istat invia agli Uffici comunali di statistica l’elenco di prodotti da rilevare, in cui ogni bene e servizio è corredato da una serie di informazioni che lo specificano (ad esempio il tipo di confezionamento per i prodotti alimentari e per la casa oppure il modello e il tessuto per i prodotti dell’abbigliamento) e consentono di rilevarlo in modo omogeneo in tutta Italia. È cura del rilevatore individuare per ciascun prodotto, all’interno di ogni punto di rilevazione, il più venduto fra quelli che hanno le caratteristiche definite dall’Istat. Il prezzo di quello stesso prodotto, mese dopo mese, viene monitorato per un anno intero.
La raccolta dei prezzi effettuata direttamente dall’Istat riguarda quei prodotti che hanno le seguenti caratteristiche: hanno prezzi uniformi su tutto il territorio nazionale (come tabacchi, periodici, medicinali di fascia A, servizi telefonici e alcuni servizi di trasporto, pacchetti vacanze nazionali e internazionali); sono soggetti a continui cambiamenti tecnologici (computer, telefoni cellulari, ecc.); non vengono fruiti soltanto dalla popolazione del comune interessato (sono tipicamente servizi come camping, stabilimenti balneari, agriturismo, ecc.). La rilevazione diretta viene effettuata principalmente via Internet, anche mediante nuove tecniche di raccolta dati che utilizzano procedure automatiche di web scraping.
La rilevazione dei prezzi al consumo dei prodotti grocery (beni alimentari confezionati, beni per la cura della casa e della persona) viene effettuata dal 2018 tramite scanner data. L’utilizzo stabile di informazioni provenienti dalle casse della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) per la stima dell’inflazione si è reso possibile grazie a una proficua collaborazione dell’Istat con l’Associazione della Distribuzione moderna (ADM) e i rappresentanti delle principali catene operanti in Italia. L’accordo prevede che i dati vengano acquisiti dall’Istat per il tramite della società A.C. Nielsen, previa autorizzazione all’utilizzo dei dati da parte delle catene della GDO. L’Istat riceve i dati di un campione di 4.283 punti vendita appartenenti a 19 grandi gruppi della GDO e distribuiti sull’intero territorio nazionale. L’Istat acquisisce i dati settimanali di fatturato e quantità distinti per punto vendita e per GTIN (codice a barre). Per ciascuna referenza il prezzo settimanale è calcolato sulla base del fatturato e delle quantità vendute (prezzo=fatturato/quantità).
10. In quale periodo e con quale frequenza vengono monitorati i prezzi?
Per la rilevazione sul territorio, i prezzi vengono monitorati nei primi 15 giorni lavorativi del mese di riferimento dei dati, e nello specifico: due volte al mese per quelli a elevata variabilità (frutta, ortaggi e prodotti ittici freschi, combustibili per la casa); tre volte al mese per i prezzi delle camere d’albergo; una volta al mese per quelli dei restanti prodotti del paniere. Per quanto riguarda la rilevazione effettuata direttamente dall’Istat, generalmente i prezzi sono monitorati una volta al mese, nei primi 15 giorni lavorativi del mese di riferimento dei dati, con alcune eccezioni (trasporti, quotidiani e periodici, servizi turistici, ricreativi e culturali). Per il calcolo degli indici dei prezzi dei carburanti, sono considerati i prezzi (presenti nella base dati del Ministero delle imprese e del made in Italy) in vigore 3 volte al mese: il primo, l’undicesimo e il ventunesimo giorno del mese (erano 2 rilevazioni fino a febbraio 2022, il primo e il quindici del mese; da marzo 2022 è stato ampliato il numero di rilevazioni per cogliere in misura più tempestiva le variazioni dei prezzi e gli interventi su accise e Iva; per il mese di marzo 2022, a seguito della riduzione delle accise su benzina, gasolio e gpl a partire dal 22 del mese, la terza rilevazione è stata elaborata tenendo conto dell’intervento nell’ultima parte del mese). Per quanto riguarda gli scanner data, l’Istat utilizza i prezzi delle prime tre settimane piene del mese di riferimento per il calcolo degli indici definitivi (le prime due per il calcolo degli indici provvisori).
11. Vengono monitorati anche i prezzi scontati?
Sì. Per il calcolo dell’indice IPCA vengono monitorati i prezzi scontati che hanno carattere di temporaneità, ovvero sono applicati in occasione di vendite straordinarie (di liquidazione, di fine stagione e promozionali, a condizione che il prodotto offerto presenti un assortimento adeguato di tagli e/o modelli).
La rilevazione dei prezzi scontati comprende anche ai casi delle offerte “prendi 2 paghi 1” o “prendi 3 e paghi 2” o simili e delle offerte associate al possesso di “carte fedeltà” acquisibili gratuitamente.
Per il calcolo degli indici NIC e FOI gli sconti vengono considerati solo se sono applicati senza soluzione di continuità, per un periodo superiore a tre mesi.
12. I dati sulla rilevazione dei prezzi al consumo vengono controllati?
I controlli avvengono sia a livello locale sia a livello centrale. Con riferimento, in particolare, alla rilevazione territoriale, gli Uffici di statistica dei comuni coinvolti nella rilevazione devono fornire all’Istat un elenco dei singoli punti vendita visitati e dei prodotti rilevati in ciascuno di essi. Inoltre, presso ciascun comune è istituita per legge una Commissione Comunale di Controllo, presieduta dal sindaco o da un suo delegato, che ha il compito di verificare i prezzi rilevati, le modalità di elaborazione dei dati secondo le disposizioni dettate dall’Istat e la rispondenza fra il numero dei rilevatori impiegati e le reali esigenze della rilevazione.
L’Istat, a sua volta, effettua verifiche e controlli di coerenza sulle informazioni che riceve sia dagli 79 comuni che concorrono alla stima dell’inflazione con il paniere completo sia dai 12 comuni che partecipano alla rilevazione per il sottoinsieme del paniere relativo a tariffe locali e alcuni servizi.
13. Cosa succede una volta rilevati i singoli prezzi?
Utilizzando le quotazioni rilevate dai comuni coinvolti, le quotazioni rilevate centralmente e quelle provenienti da archivi amministrativi, l’Istat elabora un indice elementare per ogni singolo prodotto. Per aggregazioni successive, attraverso medie ponderate, che riguardano sia i prodotti sia il territorio, si arriva all’indice generale. Il peso con cui i comuni partecipano al calcolo dell’indice è funzione dell’ampiezza demografica degli stessi.
14. Come viene calcolato l’indice dei prezzi per i prodotti stagionali quando questi sono fuori stagione?
I prodotti del paniere che hanno una presenza stagionale sul mercato sono soprattutto gli ortaggi e la frutta fresca, l’abbigliamento e le calzature. Per questi prodotti l’Istat, in conformità al Regolamento europeo n. 330/2009, ha fissato un calendario di rilevazione definendo i mesi nei quali un prodotto va rilevato e quelli nei quali non va rilevato. Nel mese in cui un prodotto non è rilevato perché fuori stagione, il suo prezzo viene stimato. La stima è fatta applicando all’ultimo prezzo disponibile la variazione che, in quel determinato mese, hanno registrato, rispetto al mese precedente, i prodotti in stagione appartenenti al medesimo gruppo. Ad esempio, nel caso dell’abito da uomo, il paniere include sia quello invernale sia quello estivo; a partire da marzo l’abito invernale non è più in rilevazione e da allora il suo prezzo è stimato applicando all’ultima quotazione disponibile la variazione di prezzo registrata per l’abito estivo.
15. Perché a volte i consumatori hanno l’impressione che la dinamica dei prezzi sia diversa da quella rilevata dall’Istat?
Occorre ricordare che l’indice dei prezzi al consumo ha la finalità di fornire una misura sintetica delle variazioni dei prezzi di un insieme di beni e servizi che possono essere acquistati dall’intera popolazione presente sul territorio nazionale. In altre parole, esso considera l’Italia come se fosse un’unica grande famiglia di consumatori. Le abitudini di spesa di un singolo consumatore, ovviamente, possono differire anche molto da quelle della popolazione considerata nel suo complesso. Da qui la difficoltà per il consumatore, in alcuni casi, di riconoscere nelle variazioni di prezzo della spesa complessiva dell’intera popolazione quelle della propria spesa quotidiana.
In pratica, alcuni prodotti che subiscono sensibili rincari, possono essere acquistati frequentemente e/o avere un peso elevato nel bilancio di uno specifico consumatore ma avere una bassa incidenza sulla spesa totale dell’intera popolazione (ad esempio, un pendolare che spende per l’abbonamento ferroviario una quota significativa del proprio reddito, in presenza di un aumento significativo dei prezzi del trasporto ferroviario difficilmente può ritrovarsi nella variazione di un indice generale dei prezzi al consumo sul quale questo trasporto pesa, con riferimento agli indici NIC poco meno dello 0,3%); così come alcuni prodotti che subiscono sensibili diminuzioni possono essere tra quelli meno frequentemente acquistati e con limitato peso sul bilancio del singolo consumatore ma avere un’incidenza elevata sulla spesa totale della popolazione nel suo complesso (ad esempio, un consumatore che non possiede l’automobile avrà pochi benefici per il proprio portafoglio da una diminuzione sensibile dei prezzi dell’assicurazione auto che invece pesa nel paniere NIC per circa l’1,1%).
16. Perché per alcune voci, come gli affitti e l’assicurazione auto, si ha l’impressione che l’incidenza effettiva sui bilanci familiari sia più alta del peso attribuito loro nel paniere?
Gli affitti pesano sul paniere per il 2,7% (considerando il NIC) poiché soltanto il 21,2% (Indagine sulle condizioni di vita (EU-SILC), 2019) delle famiglie italiane vive in un’abitazione in affitto. L’indice generale viene ovviamente condizionato da questo fenomeno: in pratica, una spesa sostenuta dal 21,2% delle famiglie italiane viene ripartita sull’intera popolazione. Il peso dell’assicurazione sui mezzi di trasporto, che incide sull’indice generale NIC per circa l’1,2%, è considerato valutando i premi pagati nell’anno dalle famiglie al netto dei rimborsi (vale a dire, si tiene conto dei rimborsi che le famiglie ottengono in caso di sinistro). È evidente che il suo peso nel paniere risente di questa modalità di calcolo che, a prima vista, penalizza le famiglie che non hanno subito sinistri, poiché pagano il premio ma non incassano rimborsi. Anche in questo caso, il complesso delle famiglie italiane viene considerato come una sola famiglia che sostiene un’unica spesa (il premio dell’assicurazione) e riceve un unico rimborso. Questa metodologia di valutazione viene peraltro adottata nella maggior parte dei Paesi europei, in virtù di un regolamento comunitario.
17. Perché la spesa per l’acquisto della casa non viene considerata nel calcolo dell’inflazione?
Il motivo per cui attualmente l’acquisto della casa non viene considerato nel calcolo dell’inflazione è che, in base agli schemi classificatori del Sistema europeo dei conti nazionali e regionali (Sec 2010), l’acquisto della casa rappresenta una spesa per investimenti e non per consumi. Tuttavia, nel calcolo degli indici dei prezzi al consumo vengono considerate le spese legate all’abitazione: fornitura acqua, elettricità, combustibile (gas, gasolio per riscaldamento), spese per riparazione e manutenzione ordinaria della casa (elettricista, idraulico, compenso per operaio edile, piastrelle, rubinetteria ecc.) e spese condominiali.
Per quanto riguarda i prezzi delle abitazioni, in conformità con i Regolamenti europei (il Regolamento (UE) n. 2016/792 del Parlamento europeo e del Consiglio dell’11 maggio 2016 relativo agli indici dei prezzi al consumo armonizzati e all’indice dei prezzi delle abitazioni e il Regolamento di Esecuzione (UE) n. 2020/1148 della Commissione del 31 luglio 2020), da ottobre 2012 l’Istat diffonde, con cadenza trimestrale, l’Indice dei prezzi delle abitazioni (IPAB) acquistate dalla famiglie sia per fini abitativi sia per fini d’investimento. Inoltre, sono prodotti e regolarmente trasmessi a Eurostat gli indici dei prezzi riferiti alle abitazioni acquistate dalle famiglie esclusivamente per fini abitativi (indici OOH, Owner Occupied Housing). Gli indici OOH sono attualmente diffusi sul sito di Eurostat ma non sono ancora integrati nell’IPCA, come ipotizzato nel Regolamento2016/792, in quanto non rispondenti in termini di frequenza e tempestività (come emerso dalla relazione della Commissione del 2018). Al momento si sta valutando la possibilità di calcolare indici OOH aggregati a livello europeo mentre prosegue il lavoro metodologico necessario per la loro integrazione nel calcolo dell’inflazione.
18. Esiste un modo per calcolare quanto le variazioni di prezzo incidono sui bilanci di spesa di diverse tipologie familiari?
Sì, ma va sottolineato che l’impatto della crescita dei prezzi al consumo sui bilanci familiari dipende dalle abitudini di spesa della singola famiglia. Ognuna infatti mette in atto comportamenti distinti, acquistando beni e servizi differenti per caratteristiche e quantità, in punti di vendita di diverse tipologie distributive (piccolo negozio, supermercato, discount, ecc.) tenendo conto del proprio reddito disponibile, della condizione professionale e dell’età dei componenti, delle proprie preferenze e così via.
Considerate le difficoltà a individuare la struttura dei consumi per classi di reddito, si è optato per stimare gli effetti dell’inflazione sulle famiglie, distinte in base ai loro livelli di spesa (a partire dal primo gruppo di famiglie con minore capacità di spesa, arrivando al quinto gruppo, quello con maggiore capacità di spesa). Pertanto, a partire dal 2013, l’Istat ha iniziato a calcolare e diffondere ogni sei mesi gli indici IPCA riferiti alle famiglie italiane, suddivise in base al livello della loro spesa complessiva e dal 2022 ogni 3 mesi. Per ciascun gruppo così distinto vengono stimati differenti sistemi di ponderazione che riflettono la diversa importanza delle varie voci del paniere.
19. Come avviene la diffusione degli indici dei prezzi al consumo?
Per il NIC e l’IPCA, la diffusione avviene attraverso due comunicati stampa mensili: con il primo (rilasciato generalmente alla fine del mese di riferimento dei dati) si rende disponibile una stima preliminare dell’inflazione; con il secondo (previsto intorno alla metà del mese successivo) la stima definitiva, calcolata una volta acquisite tutte le informazioni e dopo aver completato tutte le operazioni di controllo e correzione. Per l’indice FOI e per l’IPCA-TC, la diffusione dei dati avviene solo in occasione del rilascio della stima definitiva. Contestualmente alla diffusione della stima definitiva da parte dell’Istat, anche 37 Comuni comunicano la stima dell’inflazione riferita al proprio territorio.
20. Eurostat, l’ufficio di statistica dell’Unione europea, diffonde indici diversi da quelli prodotti dall’Istat?
Si tratta degli stessi dati. Infatti, gli indici dei prezzi al consumo armonizzati sono calcolati, pubblicati e inviati dall’Istat a Eurostat mensilmente, secondo un calendario prefissato. Eurostat, a sua volta, diffonde gli indici armonizzati dei singoli Paesi dell’Ue e sulla base di questi elabora e pubblica l’indice sintetico europeo.
21. Quale indice dei prezzi al consumo si utilizza per aggiornare affitti, assegni di mantenimento e TFR?
Per adeguare periodicamente i valori monetari, ad esempio affitti, assegni dovuti al coniuge separato e TFR, si utilizza l’indice generale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI) al netto dei tabacchi. I dati si trovano nella sezione Indice dei prezzi per le rivalutazioni monetarie. Da dicembre 2011, inoltre, è disponibile sul sito web dell’Istat il Sistema “Rivaluta“, che consente di effettuare gli adeguamenti dei valori monetari tramite lo strumento del calcolatore. Infine, è anche attiva una casella di risposta automatica al numero 06 4673.3105.
22. Come si calcola la variazione congiunturale?
La variazione percentuale tra l’indice del mese m e l’indice del mese immediatamente precedente, m-1, è pari al loro rapporto, moltiplicato per 100, meno 100; il risultato finale arrotondato a 1 decimale.
Ad esempio, la variazione tra l’indice di febbraio 2016 e l’indice di gennaio 2016 è
il risultato finale è arrotondato a 1 decimale.
Se la base di riferimento degli indici messi a confronto è diversa si utilizza nel calcolo il coefficiente di raccordo. Ad esempio, con l’aggiornamento, a partire dai dati di gennaio 2016, della base di riferimento all’anno 2015 dell’indice NIC e dell’indice FOI (base precedente 2010=100), la variazione tra l’indice di gennaio 2016 e l’indice di dicembre 2015 è
il risultato finale è arrotondato ad 1 decimale.
CCR è il coefficiente di raccordo dalla base 2010 alla base 2015 ed è pari all’indice medio del 2015 espresso nella base2010, diviso 100.
23. Come si calcola la variazione tendenziale?
La variazione percentuale tra l’indice del mese m dell’anno t e l’indice del corrispondente mese dell’anno precedente t-1, è pari al loro rapporto, moltiplicato per 100, meno 100; il risultato finale arrotondato a 1 decimale.
Ad esempio, la variazione tra l’indice di febbraio 2015 e l’indice di febbraio 2014 è
il risultato finale è arrotondato a 1 decimale.
Se la base di riferimento degli indici messi a confronto è diversa si utilizza nel calcolo il coefficiente di raccordo. Ad esempio, con l’aggiornamento a partire dai dati di gennaio 2016 della base di riferimento all’anno 2015 dell’indice NIC e dell’indice FOI (base precedente 2010=100), la variazione tra l’indice di febbraio 2016 e l’indice di febbraio 2015 è
il risultato finale è arrotondato a 1 decimale.
CR è il coefficiente di raccordo dalla base 2010 alla base 2015 ed è pari all’indice medio del 2015 espresso nella base2010, diviso 100.
24. Come si calcola la variazione media annua?
Per gli indici NIC e FOI, la variazione percentuale tra l’indice medio dell’anno t e l’indice medio dell’anno t-1, è pari al loro rapporto, moltiplicato per 100, meno 100; il risultato finale arrotondato a 1 decimale.
Ad esempio, la variazione tra l’indice medio del 2015 e quello del 2014 è
il risultato finale è arrotondato a 1 decimale.
Se la base di riferimento degli indici messi a confronto è diversa si utilizza nel calcolo il coefficiente di raccordo.
Diversamente per l’indice IPCA, in linea con quanto indicato da Eurostat, la variazione percentuale media annua è ottenuta direttamente dagli indici mensili; per cui, ad esempio, la variazione tra l’indice medio del 2015 e quello del 2014 è
il risultato finale è arrotondato a 1 decimale.