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Violenza sul luogo di lavoro
L’Indagine sulla sicurezza dei cittadini del 2022-2023 permette di stimare il numero delle donne che, nel corso della loro vita e nei tre anni precedenti all’indagine, sono state vittime di un’altra forma specifica della violenza di genere: le molestie e i ricatti sessuali in ambito lavorativo. Vengono comprese le molestie sessuali con contatto fisico – colleghi, superiori o altre persone che sul posto di lavoro hanno tentato di toccarle, accarezzarle, baciarle contro la loro volontà – fino al tentativo di utilizzare il corpo della donna come merce di scambio, con la richiesta di prestazioni o rapporti sessuali o di una disponibilità sessuale in cambio della concessione di un posto di lavoro o di un avanzamento.
Sono 2 milioni 68mila le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito una qualche forma di molestia o un ricatto per ottenere un lavoro e/o avere un avanzamento di carriera. Rappresentano circa il 15% del totale delle donne tra i 15 e i 70 anni.
Le donne che hanno subito molestie sul lavoro o ricatti sessuali sul lavoro
Le donne tra i 15 e i 70 anni che hanno subito una forma di molestia sul lavoro nel corso della vita sono pari a circa 1 milione 895mila, il 13,5% del totale delle donne tra i 15 e i 70 anni. Nei tre anni precedenti all’indagine del 2022-2023, hanno subito questi episodi il 4,2% delle donne e negli ultimi 12 mesi il 2,1%.
Sono vittime di molestie sul lavoro in particolare le giovani donne. Le molestie sul lavoro colpiscono prevalentemente il 21,2% delle donne nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni, e il 18,9% delle donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni.
Nel corso della vita il 12,1% delle donne subisce offese attraverso sguardi inappropriati e lascivi, la proposta di immagini o foto dal contenuto esplicitamente sessuale, scherzi osceni di natura sessuale o commenti offensivi sul corpo o sulla vita privata, in altri casi subiscono avances inappropriate, umilianti o offensive sui social, o ricevono email o messaggi sessualmente espliciti e inappropriati. Mentre il 5,9% delle donne riceve proposte inappropriate di uscire insieme che offendono, umiliano intimidiscono o si spingono a richieste di qualche attività sessuale, anche attraverso regali indesiderati di natura sessuale. Una percentuale pari al 2,6% delle donne è invece vittima di molestie di natura fisica.
I ricatti sessuali sul lavoro
Le donne che hanno subito ricatti sessuali sul lavoro nel corso della propria vita sono pari a 298mila.
Si stima che negli ultimi tre anni precedenti la rilevazione del 2022-2023 le donne tra i 15 e i 70 anni sottoposte a qualche tipo di ricatto sessuale per ottenere un lavoro, mantenerlo o ottenere progressioni nella loro carriera siano state circa 65mila, lo 0,5% delle donne che lavorano o hanno lavorato; fra le donne più giovani 2,9% in età 15 – 24 anni, 1,1% tra le 25-34enni.
L’ampio impatto delle azioni di denuncia (ad esempio, la campagna #meetoo”) e la disponibilità di un sistema di protezione legislativo e istituzionale delle vittime ha inciso fortemente sulla riduzione del fenomeno, rispetto alla precedente rilevazione 2015-2016, quando erano pari all’1,1% negli ultimi tre anni precedenti la rilevazione. Inoltre, va considerato che il periodo di riferimento della rilevazione 2022-2023 include la pandemia e il conseguente lockdown, periodo in cui le occasioni di lavoro in presenza si sono fortemente ridotte.
Negli ultimi tre anni è risultato più frequente per una donna subire un ricatto sessuale per mantenere il suo posto di lavoro oppure ottenere avanzamenti di carriera o per essere assunta, se è una professionista che lavora nelle attività commerciali o nei servizi oppure se è un’impiegata. La maggior parte delle donne non denuncia i ricatti subiti (87,7%).
Tra coloro che hanno subito i ricatti nel corso della vita e hanno risposto al quesito su quale sia stato l’esito del fatto, nel 39,8% dei casi è stata fatta la scelta di non accettare il ricatto e rinunciare al lavoro. Il 12,6% delle donne che hanno subito ricatti negli ultimi tre anni è stata licenziata o messa in cassa integrazione o non è stata assunta, mentre nel 23,1% dei casi non vi è stato alcun esito.ne che ha subito ricatti tutti i giorni o una volta a settimana è ancora maggiore (rispettivamente, il 24,8% e il 33,6%).