Il matrimonio è passato di moda, o no?

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I dati del 2019 parlano chiaramente, i matrimoni sono in calo e diminuiscono anche le unioni civili fra persone dello stesso sesso. Una fuga dalla “formalizzazione” del rapporto di coppia?

L’abbiamo chiesto a Antonella Guarneri e Cinzia Castagnaro, autrici di un dettagliato report su matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi.

Di fatto, nel 2019 abbiamo avuto oltre 11mila matrimoni in meno rispetto all’anno precedente. Diminuiscono sia i primi sia i secondi matrimoni, ma la percentuale delle seconde nozze è in aumento e arriva al 20,6 per cento.  Per avere un’idea, a metà anni ‘90 la percentuale dei secondi matrimoni era 8,3 per cento. Per contro, nell’arco di vent’anni le cosiddette libere unioni sono più che quadruplicate e oggi un bambino su tre ha i genitori non sposati.

È un trend, questo, tutto italiano? Cosa succede nel resto d’Europa?

Beh, per quoziente di nuzialità, ovvero per numero di matrimoni per mille abitanti, siamo abbastanza in basso nella graduatoria europea, ma tutto sommato vicini a Paesi come Francia, Spagna e Portogallo. Ci si sposa invece di più in Germania, Irlanda, Regno Unito.

Però oltre ai matrimoni diminuiscono anche i divorzi

In realtà il numero dei divorzi si è assestato dopo il boom dovuto all’introduzione del cosiddetto “divorzio breve” del 2015 e di una legge della fine dell’anno precedente che ha permesso di non passare per il tribunale in caso di consensualità. Il che non vuol dire che tutti abbiano deciso di divorziare negli anni immediatamente successivi, ma che ad esempio i coniugi già separati da meno di tre anni siano arrivati più rapidamente alla conclusione del matrimonio. Quindi non possiamo dire che sia cambiata la propensione a divorziare, anche perché il numero delle separazioni è pressoché stabile.

Tornando ai matrimoni, oltre la metà è celebrato con rito civile

Stiamo effettivamente assistendo a una progressiva secolarizzazione: nel 2019 i matrimoni celebrati con rito civile sono il 52,6%, solo nel 2008 erano il 36,7%, per non parlare degli anni precedenti quando la percentuale era davvero residuale: ad esempio nel 1970 erano soltanto il 2,3%.

Ci sono differenze fra Nord e Sud?

Sì, al Sud resiste un modello più tradizionale. Se a Nord i matrimoni con rito civile sono due su tre, a Sud sono circa uno su tre.

I giovani lasciano più tardi di un tempo la famiglia d’origine. Questo cosa comporta?

Che ci si sposa più tardi. Nel 2019 l’età media degli sposi al primo matrimonio – prendendo in considerazione gli sposi con meno di cinquant’anni – è di quasi 32 anni per le donne e quasi 34 per gli uomini. Nel 1980 l’età media era circa 8 anni in meno per le donne e circa 7 anni in meno per gli uomini. Per le unioni civili tra persone dello stesso sesso, invece, l’età si sta abbassando. Probabilmente perché le coppie che si sono unite negli anni immediatamente successivi alla legge che ha istituito questo tipo di unioni erano legate già da tempo.

Abbiamo dati relativi al 2020, l’anno della pandemia?

Sono dati ancora incompleti e provvisori, ma che possono testimoniare un crollo. In particolare, nel secondo trimestre 2020 rispetto allo stesso trimestre de 2019 i matrimoni sono diminuiti dell’80% e le unioni civili del 60%.

 

Scopri le età delle spose e degli sposi nel 2019

Data di pubblicazione: 25 febbraio 2021