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Cause multiple di morte

L’Istat diffonde per la prima volta i dati sulle cause multiple secondo la decima revisione della Classificazione Internazionale delle Malattie (Icd-10), con riferimento ai decessi degli anni 2003 e 2006.

A differenza delle statistiche tradizionali basate sullo studio della sola causa iniziale di morte, i dati sulle cause multiple consentono di fornire un quadro più complesso e completo del contesto patologico in cui il decesso è avvenuto. Tale opportunità di analisi è di grande rilievo in un’epoca come quella attuale in cui il ruolo prevalente nella mortalità è giocato dalle malattie cronico-degenerative e l’età media alla morte è sempre più avanzata. In tali circostanze infatti il decesso spesso non è imputabile a una singola patologia bensì a una complessa interazione fra più cause e condizioni che considerate singolarmente potrebbero non essere letali.

La disponibilità dei dati sulle cause multiple di morte per l’intero ammontare dei decessi è stata possibile grazie all’automazione della fase di codifica e soprattutto al passaggio alla Icd 10, la cui applicazione richiede che la selezione della causa iniziale di morte debba avvenire mediante l’utilizzo delle tavole di decisione del software Acme (Automated Classification of Medical Entities) sviluppato dall’Nchs (National Center for Health Statistics, Usa), passaggio possibile solo se tutte le cause presenti nella scheda di morte sono anch’esse codificate.

Nelle tavole sono presentati i principali indicatori relativi alle cause multiple di morte per i principali gruppi di cause e per sesso.

L’Istat rileva annualmente, attraverso l’Indagine sulle cause di morte tutti i decessi verificatisi in Italia riferiti al complesso della popolazione presente. Le informazioni sull’indagine e i modelli di rilevazione sono pubblicati nella sezione dedicata alla Rilevazione sulle cause di morte.

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