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Previsioni della popolazione residente e delle famiglie – Base 1/1/2024
Informazioni generali
Le previsioni demografiche hanno lo scopo di tracciare il probabile futuro di una popolazione in termini di dimensione totale e di componenti strutturali, tenendo in debito conto l’incertezza sottostante nei confronti dei comportamenti demografici (fecondità, sopravvivenza, movimenti migratori). Questo genere di prodotto trova impiego tra i policy-maker sia come strumento di conoscenza per valutare le tendenze dell’invecchiamento della popolazione, sia come fonte per sviluppare ulteriori modelli previsivi. Gli usi possibili delle previsioni sono infatti molteplici e variano dal campo della programmazione sanitaria a quella previdenziale, dallo studio del fabbisogno urbanistico a quello energetico-ambientale, dall’organizzazione delle strutture scolastiche alla rete dei trasporti.
Con il progetto “Previsioni della popolazione e delle famiglie”, compreso nel Programma Statistico Nazionale (cod. PSN IST-01448), l’Istat risponde da oltre trent’anni a questo genere di esigenze con cadenza in origine occasionale, successivamente divenuta annuale (dal 2017). È opportuno ricordare che i dati messi a disposizione vanno trattati con cautela, soprattutto nel lungo termine. Le previsioni demografiche divengono, infatti, tanto più incerte quanto più ci si allontana dalla base di partenza, in particolar modo in piccole realtà geografiche. Va anche sottolineato che le previsioni demografiche rappresentano un esercizio di tipo what-if. Sono cioè elaborazioni nelle quali i calcoli effettuati mostrano una particolare evoluzione della popolazione che è frutto delle specifiche ipotesi adottate riguardo al comportamento demografico.
Accesso ai dati delle previsioni regionali della popolazione
Le tipologie di output sono tre e precisamente: 1) popolazione per regione, sesso e classi annuali di età; 2) componenti aggregate del bilancio demografico per regione; 3) principali indicatori demografici di riferimento per regione.
Ciascuna tipologia di output, oltre a presentare i risultati dello scenario mediano, è corredata degli intervalli di confidenza al 50%, 80% e 90%. Le previsioni coprono l’arco temporale 2024-2080.
I dati sulle previsioni regionali della popolazione sono accessibili sia dalla banca dati IstatData sia dalla piattaforma tematica Demo.
Accesso ai dati delle previsioni regionali delle famiglie
Le tipologie di output sono:
- popolazione che vive in famiglia per posizione familiare, classi quinquennali di età e regione;
- famiglie per tipologia familiare e regione;
- numero medio di componenti familiari.
Ciascuna tipologia di output presenta i risultati del solo scenario mediano. Le previsioni coprono l’arco temporale 2024-2050.
I dati sulle previsioni regionali delle famiglie sono accessibili sia dalla banca dati IstatData sia dalla piattaforma tematica Demo
Accesso ai dati delle previsioni comunali della popolazione
Da quest’anno questo prodotto transita nelle statistiche ufficiali dell’Istituto, dopo essere stato per quattro anni oggetto di una statistica sperimentale.
Le tipologie di output sono
- popolazione per comune (provincia), sesso e classi quinquennali di età;
- componenti aggregate del bilancio demografico per comune (provincia);
- principali indicatori demografici di riferimento per comune (provincia).
Ciascuna tipologia di output presenta i risultati del solo scenario mediano. Le previsioni coprono l’arco temporale 2024-2050.
I dati sono accessibili online per le province e per i soli comuni con popolazione superiore ai 5mila abitanti.
I dati sono accessibili sia dalla banca dati IstatData sia dalla piattaforma tematica Demo.
I dati per i comuni al di sotto dei 5mila abitanti sono riservati ai soli enti Sistan. In questo caso, il Responsabile dell’ufficio Sistan, o un suo delegato, deve accedere al Contact Centre e selezionare il servizio “Rilascio di microdati/File per il Sistan”.
Per tutti gli utenti, invece, è possibile ottenere dati per aggregazioni sovracomunali di interesse a seguito di una elaborazione a pagamento. Alcune aggregazioni consolidate disponibili sono, a titolo di esempio: Degurba, Sistemi Locali del Lavoro, Aree interne, Comunità montane. Alternativamente, l’utente può indicare particolari aggregazioni sovracomunali purché rispettino i principi della riservatezza dei dati. La richiesta va fatta attraverso il Contact Centre, selezionando il servizio “Elaborazioni personalizzate”.
Principali risultati
Italia 2050: sfide e prospettive di una società in transizione
Le ultime previsioni demografiche, aggiornate al 2024, disegnano un processo di transizione all’interno del quale il peso dell’odierna struttura per età della popolazione è prevalente rispetto ai comportamenti demografici attesi, pur in un quadro di incertezza.
A loro volta, ulteriore aumento della sopravvivenza, bassa natalità e trasformazioni familiari confermano un cambiamento continuo nella struttura della popolazione che comporterà un auto-rafforzamento del processo di invecchiamento, nonostante il positivo apporto delle migrazioni con l’estero.
La popolazione residente, oggi circa 59 milioni, è prevista in diminuzione a 54,7 milioni entro il 2050, con un calo graduale ma costante nel tempo.
Entro lo stesso anno la quota di anziani di 65 anni e più sale al 34,6% (dal 24,3%), quella di individui di 15-64 anni scende al 54,3% (dal 63,5%). Scende di un punto percentuale la quota di giovani fino a 14 anni (dal 12,2 all’11,2%).
Una famiglia su cinque sarà composta da una coppia con figli (oggi tre su 10) mentre il 41,1% delle famiglie sarà formata da persone sole (oggi 36,8%).
Calo della popolazione più che probabile ma ampio il margine di variabilità
L’attesa futura diminuzione della popolazione residente segue l’andamento negativo registrato negli ultimi 10 anni. Lo scenario di previsione “mediano” delinea un ulteriore calo di 478mila individui entro il 2030 (58,5 milioni), con un tasso di variazione medio annuo pari al -1,2‰. Nel medio termine la diminuzione della popolazione subisce un’accelerazione: da 58,5 milioni a 54,7 milioni tra il 2030 e il 2050 (tasso di variazione medio annuo pari al -3,3‰) (Prospetto 1).
Nel lungo periodo la dinamica demografica prevista ha un impatto ancora maggiore sulla numerosità della popolazione. In base allo scenario mediano, essa scenderebbe nel 2080 a 45,8 milioni, ulteriori 8,8 milioni in meno rispetto al 2050 (-5,4‰ in media annua). Sotto tale ipotesi il calo complessivo dall’anno base dell’esercizio (2024) ammonterebbe a 13,1 milioni di residenti. L’incertezza delle previsioni demografiche è positivamente correlata alla distanza tra l’anno base e l’anno di previsione. Nel 2050 l’intervallo di confidenza al 90% (la situazione in cui il valore corretto risulta all’interno dei due estremi con probabilità pari al 90%) associato alla numerosità della popolazione è pari a 4,1 milioni (52,5 – 56,8). Nel 2080 esso raggiunge il valore di 13,8 oscillando tra 39,0 e 52,8 milioni.
Considerando gli estremi degli intervalli di confidenza al 90%, nell’ipotesi più favorevole la popolazione potrebbe subire una perdita di “soli” 6,2 milioni tra il 2024 e il 2080, di cui 2,2 milioni già entro il 2050. Al contrario, nello scenario di maggiore diminuzione, nel 2080 la popolazione avrebbe 20,0 milioni di individui in meno rispetto ad oggi, 6,5 milioni dei quali già persi nel 2050. In conclusione, sembra inevitabile che la popolazione diminuisca, pur a fronte di evidenze numeriche profondamente diverse l’una dall’altra, che richiamano nell’immagine scenari non solo demografici ma anche sociali ed economici di impatto altrettanto diverso.
Tutto il territorio nazionale sarà interessato da un progressivo spopolamento, ma con alcune differenze a livello geografico. Tale variabilità farà sì che nel Mezzogiorno il fenomeno raggiunga una dimensione maggiormente significativa rispetto al Centro-nord. Secondo lo scenario mediano, nel breve termine si prospetta nel Nord un lieve ma significativo incremento di popolazione (+1,1‰ annuo fino al 2030). Al contrario nel Centro (-1,3‰) e soprattutto nel Mezzogiorno (-4,8‰) si preannuncia un calo di residenti.
Nel periodo intermedio (2030-2050), e ancor più nel lungo termine (2050-2080), il calo di popolazione sarà invece generalizzato in tutte le ripartizioni geografiche, ma nel Mezzogiorno l’intensità della diminuzione raggiungerà livelli più alti. Nel lungo periodo, la popolazione del Nord potrebbe ridursi di 2,8 milioni di abitanti entro il 2080 ma di appena 200mila se si guarda al 2050. Ben diverso è il percorso evolutivo della popolazione nel Mezzogiorno, la quale nel 2080 potrebbe ridursi di 7,9 milioni di abitanti, 3,4 milioni dei quali già entro il 2050.
L’incertezza che accompagna le evidenze sopra descritte può portare in parte a differenti valutazioni. Nel Nord, ad esempio, è potenzialmente possibile anche un percorso di leggera ma costante crescita demografica (fino a 1,1 milioni di residenti in più al 2080), come rappresentato dal limite superiore dell’intervallo di confidenza. Viceversa, tanto nel Centro quanto nel Mezzogiorno tale possibilità non è mai contemplata, nemmeno sotto le ipotesi di scenario più favorevoli.