Comunicato stampa
- Home
- /
- Comunicato stampa
- /
- L’insicurezza alimentare in Italia...
L’insicurezza alimentare in Italia - Anno 2024
L’insicurezza alimentare è definita dalla Food and Agriculture Organization (FAO) come la condizione in cui si trovano le persone che non possono accedere, a causa di limitazioni fisiche o economiche, a un’alimentazione sana, nutriente, conforme alle proprie preferenze e idonea a sostenere una vita attiva e in buona salute. Si tratta dunque di un fenomeno multidimensionale che va oltre la mancanza di cibo, includendo anche la qualità nutrizionale dell’alimentazione, le preferenze alimentari e la dimensione sociale.
In ambito internazionale la misurazione dell’insicurezza alimentare avviene principalmente attraverso l’indicatore “prevalenza di insicurezza alimentare moderata o grave nella popolazione”, incluso anche tra gli indicatori SDGs come riferimento del target 2.1 dell’Agenda 2030. In questa nota l’Istat affianca a tale indicatore altre misure di insicurezza alimentare, anch’esse calcolate a partire dai dati raccolti dall’Indagine su reddito e condizioni di vita nell’anno 2024.
Per i minori di 16 anni, inoltre, si presentano alcuni indicatori specifici per questa fascia d’età riferiti agli aspetti qualitativi e sociali dell’alimentazione, provenienti dal modulo ad hoc sulle condizioni dei minori (sempre inserito nell’Indagine su reddito e condizioni di vita per l’anno 2024).
Insicurezza alimentare moderata o grave per quasi 800mila persone
Secondo i dati FAO, nel 2024 l’indicatore di “prevalenza dell’insicurezza moderata o grave” a livello mondiale è pari al 28%, con un ampio divario tra le diverse aree del mondo (dal 58,9% del continente africano al 6,8% del continente europeo). Il Nord-America, dopo l’Europa, è l’area geografica con i più bassi tassi dell’indicatore (10,7%).
In Italia nel 2024, il 5,5% degli individui mostra almeno uno degli otto segnali di insicurezza alimentare definiti dalla scala FIES (Food Insecurity Experience Scale). Il segnale più diffuso, con il 4,3% di incidenza, riguarda l’aver mangiato solo alcuni tipi di cibo, che nella scala ordinata per gravità (dal meno grave al più grave) si posiziona al terzo posto, seguito dall’essere preoccupato/a di non avere abbastanza cibo da mangiare (primo posto) e dal non aver potuto mangiare del cibo salutare e nutriente (secondo posto), entrambi pari al 2,5%. I segnali FIES che rilevano l’insicurezza alimentare più grave (aver avuto fame non avendo potuto mangiare e non aver mangiato per un giorno intero) presentano un’incidenza inferiore all’1% (0,7% e 0,5%, rispettivamente).
L’indicatore di “prevalenza dell’insicurezza moderata o grave” è pari all’1,3%, con un ampio divario tra il Mezzogiorno (2,7%) e il resto del Paese (0,6% nel Nord, 0,8% nel Centro). Rispetto al 2022 si osserva un miglioramento dell’indicatore sia a livello nazionale (era 2,2%), sia a livello di ripartizione geografica (era 1,4% nel Nord, 1,5% nel Centro e 3,8% nel Mezzogiorno). La prevalenza dell’insicurezza alimentare moderata o grave è maggiore nelle grandi città (1,6%), mentre le zone rurali o scarsamente popolate risultano meno esposte (0,9%); è inoltre più diffusa tra gli individui stranieri (1,8%) rispetto agli individui di cittadinanza italiana (1,3%). Se le differenze non sono significative tra uomini e donne, né tra adulti e minori, lo sono invece quelle tra coloro che presentano, per motivi di salute, limitazioni nelle attività abituali (2,4%) e coloro che non hanno alcuna limitazione (1%).
Nei Paesi Ue l’8,5% delle persone non può permettersi un pasto adeguato
Il non potersi permettere un pasto proteico almeno ogni due giorni (da ora in avanti semplicemente indicato come non potersi permettere un pasto proteico), inteso come indicatore della difficoltà di alimentarsi adeguatamente, è uno dei 13 segnali che contribuiscono a definire l’indicatore europeo di grave deprivazione materiale e sociale. Quest’ultimo indicatore, nella media dell’Unione europea, mostra un lieve miglioramento tra il 2023 e il 2024 (dal 6,8% al 6,4%). Una tendenza analoga, sebbene più marcata, si riscontra anche per l’indicatore sul pasto proteico, che dal 9,5% del 2023 scende all’8,5% del 2024.
In Italia, a fronte di una sostanziale stabilità della grave deprivazione materiale e sociale (4,6%, era 4,7% nel 2023), la quota di popolazione che non può permettersi un pasto proteico è in aumento, passando dall’8,4 % del 2023 al 9,9% nel 2024 (quasi una persona su 10).
Le percentuali più alte si osservano in Bulgaria (18,7%), Slovacchia (17,1%) e Romania (16,3%). L’Italia si posiziona al 19esimo posto (9,9%), prima della Germania (11,2%) e della Francia (10,2%). In Spagna, la quota di individui che non possono accedere a un pasto proteico (6,1%) è di 2,5 punti percentuali inferiore alla media europea e di quasi 4 punti percentuali rispetto al dato italiano (6,1%). Le quote più basse si rilevano per Cipro (1,2%), Irlanda (1,8%) e Portogallo (2,5%).