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I protesti in Italia - Anno 2023
Protesti: in calo numero e valore monetario
Nel 2023 i protesti iscritti nel Registro informatico dei protesti sono stati 225.024, di cui 200.764 cambiali (89,2%) e 24.260 assegni (10,8%).
Il loro valore monetario complessivo supera i 239 milioni di euro: quasi 157 milioni riguardano le cambiali (65,5%) e circa 82 milioni gli assegni (34,5%).
I soggetti protestati sono 61.845: 43.541 persone (70,4%) e 18.304 imprese (29,6%). Rispetto al 2022 i valori sono tutti in calo: -11,8% i protesti, -1,2% il valore monetario, -12,7% i soggetti protestati (persone -13,4%; imprese -11,0%).
In media, nel 2023, sono 3,6 i protesti per soggetto protestato iscritti nel Registro, dato stabile rispetto al 2022.
Ancora in diminuzione il numero dei protesti
I protesti hanno assunto rilevanza statistica dalla fine degli anni Venti (oltre un milione di protesti l’anno), sono aumentati soprattutto a partire dagli anni successivi alla Seconda guerra mondiale fino a toccare i livelli più alti alla fine degli anni Sessanta (oltre 16 milioni all’anno). Dai primi anni Settanta iniziano a diminuire, scendono sotto il milione dal 2014 e sotto i 500mila nel 2018. Nel 2023 sono 225.024 (-11,8% rispetto al 2022) e rappresentano circa un quinto di quelli registrati nel 2013, primo anno della nuova serie storica.
Nel periodo della pandemia da Covid-19, il calo è stato più deciso nel 2020 (-38,7% rispetto al 2019), mentre il numero dei protesti è tornato a crescere nel 2021 (+9,3% rispetto al 2020). I dati relativi al biennio 2020-2021 vanno però letti tenendo conto dei provvedimenti legislativi sulla sospensione dei termini di scadenza di cambiali, vaglia cambiari e ogni altro titolo di credito o atto avente forza esecutiva, adottati in risposta all’emergenza sanitaria da Covid-19.
Nel 2023 l’andamento si attesta sui valori pre-pandemia da Covid-19 (la variazione percentuale era pari a -9,9% tra il 2019 e il 2018, è pari a -11,8% tra il 2023 e il 2022). Il calo riguarda tutto il Paese, ma soprattutto le Isole e il Nord-ovest (rispettivamente -16,8% e -16,7%), mentre la contrazione più contenuta interessa il Sud (-6,3%).
Le cambiali protestate coprono l’89,2% dei protesti (200.764), raggiungono quote più elevate nel Nord-est (98,9%), al Sud (98,7%) e nelle Isole (98,4%) e risultano associate più alle persone (122.171; 60,9% delle cambiali protestate) che alle imprese. Gli assegni sono 24.260, il 10,8% del totale dei protesti, con quote più alte al Centro (24,4%) e nel Nord-ovest (14,1%). Contrariamente alle cambiali, gli assegni sono più a carico delle imprese (13.145, il 54,2% di tutti assegni protestati).
In un’ottica di lungo periodo, la contrazione continua a interessare di più gli assegni (-89,5% rispetto al 2013, contro -79,1% delle cambiali). Anche nel 2023, infatti, il calo riguarda maggiormente gli assegni (-19,9% rispetto al 2022, contro -10,7% delle cambiali), dopo l’aumento significativo registrato nel 2022 (+36,7% sul 2021), in controtendenza rispetto a quanto osservato, nello stesso anno, per le cambiali (-11,6%). Nel 2023 gli assegni mostrano fluttuazioni negative in tutte le aree geografiche del Paese (da -42,7% nelle Isole a -19,4% al Centro), ad eccezione del Sud (+6,9%) e, fra le regioni, dell’Umbria.
Rispetto al 2022, i protesti associati alle persone diminuiscono di più rispetto a quelli associati alle imprese: -12,6% contro -10,8% nel caso di cambiali e -25,8% contro -19,3% nel caso di assegni.
In calo i tassi di utilizzo e i tassi di protesto di cambiali e assegni
Il calo dei protesti dipende da molti fattori. L’utilizzo dei titoli di credito come mezzi cambiari per il pagamento dilazionato di una certa somma di denaro, su base fiduciaria, ha subito sostanziali modifiche legate alla trasformazione dell’intero sistema creditizio. In particolare, tra le innovazioni informatiche nelle pratiche di pagamento di individui, famiglie e imprese, sono stati introdotti sistemi come le carte di pagamento: carte di credito, carte di debito, carte prepagate, carte a spendibilità limitata.
In questo quadro, le cambiali emesse, calcolate sulla base delle marche da bollo rilasciate dall’Agenzia delle Entrate, sono in costante diminuzione. In particolare, tra il 2022 e il 2023 passano da 6.175.396 a 6.149.568 (-0,4%; -45,7% rispetto al 2013, quando erano 11.315.535). Diminuisce lievemente anche il loro tasso di utilizzo: 104 le cambiali emesse ogni 1.000 abitanti nel 2023 contro 105 del 2022 (-0,4%; -44,4% rispetto al 2013, quando erano 188 ogni 1.000 abitanti).
Rispetto alla cambiale, l’uso dell’assegno è molto più diffuso, ma maggiormente in calo, sia nel breve che nel lungo periodo. Secondo quanto rilevato dalla Banca d’Italia, gli assegni emessi passano da 67.803.163 nel 2022 a 58.274.249 nel 2023 (-14,1%; -73,5% rispetto al 2013, quando erano 219.550.952). Anche il loro tasso di utilizzo è in calo: gli assegni emessi ogni 1.000 abitanti passano da 1.149 nel 2022 a 988 nel 2023 (-14,0% rispetto al 2022; -72,9% rispetto al 2013, quando erano 3.640).
Nel 2023 sono protestate 32,6 cambiali ogni 1.000 emesse (nel 2022 erano 36,4). Il tasso di assegni protestati è di 0,4 ogni 1.000 emessi, come per l’anno precedente. Considerando un arco di tempo più lungo, sia il tasso di cambiali sia il tasso di assegni protestati sono più che dimezzati: nel 2013 erano rispettivamente 85,0 cambiali protestate ogni 1.000 emesse e 1,1 assegni protestati ogni 1.000 emessi (Figura 1).
La riduzione della circolazione di cambiali e di assegni e del loro uso non è comunque sufficiente a spiegare la consistente diminuzione dei protesti. La flessione dei tassi di protesto delle cambiali è infatti più ampia della contrazione dei tassi di utilizzo delle cambiali stesse. Su questa dinamica ha inciso anche l’attività di pubblicità realizzata dal Registro informatico dei protesti (REPR) e, per gli assegni, anche l’esercizio di controllo da parte di altri organismi, come la Centrale di allarme interbancaria (CAI).
L’attività di pubblicità e di vigilanza sui soggetti protestati, infatti, ha lo scopo di tutelare chiunque abbia rapporti economici con il protestato. Il nome del debitore iscritto nel REPR è pubblico ed è di semplice consultazione da parte di chiunque abbia a che fare con l’eventuale debitore. Inoltre tali servizi di vigilanza per gli assegni comportano effetti più restrittivi per i soggetti protestati in termini di accesso al credito e ai mezzi di finanziamento bancario, rispetto a quelli previsti dalla legislazione vigente in caso di pubblicità del protesto mediante il REPR.
Più frequente l’uso di cambiali nelle Isole ma più protestate nel Nord-ovest
A livello territoriale, i tassi di protesto delle cambiali sono inversamente proporzionali a quelli di utilizzo.
Nel Nord-ovest si riscontra il tasso d’uso di cambiali più basso (78 cambiali emesse ogni 1.000 abitanti), ma anche il più alto tasso di cambiali protestate (49,7 ogni 1.000 cambiali emesse). Al contrario, le Isole sono l’area geografica nella quale le cambiali vengono utilizzate di più (155 cambiali emesse ogni 1.000 abitanti), ma anche quella in cui vengono protestate di meno (18,4 ogni 1.000 emesse) (Figura 2).
Nel 2023 gli assegni sono più diffusi nelle Isole (1.088 emessi ogni 1.000 abitanti), al Centro (1.086) e nel Nord-ovest (1.055). Nel Nord-est si registrano i tassi più bassi di utilizzo (751 assegni emessi ogni 1.000 abitanti). I tassi degli assegni protestati sono più alti al Centro (1,0 per 1.000 emessi) e nel Nord-ovest (0,6) e pressoché nulli nelle altre ripartizioni.
Per maggiori informazioni
Pamela Pintus
pintus@istat.it