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Gli incentivi alle imprese per la ricerca e sviluppo
In questa nota si analizzano gli effetti sulle decisioni di investimento e l’impatto distributivo dei principali strumenti di incentivazione fiscale a favore delle imprese che investono in ricerca e sviluppo (R&S) adottati a partire dal 2015: il credito di imposta per la R&S e il Patent box. Negli anni entrambe le misure hanno subito numerose modifiche normative i cui effetti vengono evidenziati nell’analisi temporale. In particolare, il credito d’imposta per la R&S è stato commisurato all’incremento di spesa in R&S fino al 2019 e alla spesa totale a partire dal 2020, mentre il Patent box è completamente modificato a partire dal 2021. L’ammontare complessivo (cumulato) del risparmio d’imposta per le imprese beneficiarie del credito d’imposta per la R&S e del Patent box sale dallo 0,04% del Pil nel 2015 allo 0,28% nel 2019, in flessione allo 0,18% nel 2020.
L’analisi è effettuata sull’universo delle società di capitali che compilano la dichiarazione dei redditi (circa 1.240.000 in ciascun periodo d’imposta) formato per l’85% da micro imprese (fino a 9 addetti) e per il 12% da imprese di piccole dimensioni (10-49 addetti). Le analisi presentate si riferiscono ad un sottoinsieme di circa 900 mila imprese, escludendo le imprese appartenenti al settore agricolo, finanziario, sanità, istruzione, nonché le imprese con fatturato negativo o nullo che non risultano attive o che non sono di nuova costituzione.
L’introduzione dei provvedimenti determina una riduzione del costo dell’investimento in R&S (intramuros) che raggiunge il 19% nel 2019 (vecchio regime) e sale al 24% dal 2023. Per elevati livelli di redditività dell’investimento in R&S il nuovo Patent box risulta meno generoso del regime previgente.
Dal 2019 i contratti extramuros commissionati a soggetti pubblici (Università, enti di ricerca) godono di un trattamento più favorevole rispetto alla spesa intramuros e ai contratti extramuros commissionati a soggetti privati.
Il credito d’imposta per la R&S si concentra nelle imprese manifatturiere che vedono un rafforzamento della loro quota (55%) nel 2020 (primo anno del nuovo regime) a scapito dei servizi.
Le imprese piccole e piccolissime (fino a 50 addetti) sono i maggiori beneficiari del credito commisurato agli incrementi di spesa (2015-2019), mentre le imprese con almeno 50 addetti ottengono una quota maggioritaria (58%) del credito commisurato alla spesa totale (2020).
Le imprese localizzate nel Mezzogiorno ricevono una quota crescente di risorse (24,9% nel 2020), beneficiando sia del meccanismo incrementale (2015-2019) sia del meccanismo basato sul volume di spesa con maggiorazione delle aliquote per le spese agevolate realizzate nel Mezzogiorno (2020).
Nel triennio 2017-2019 tra gli obiettivi del credito per la R&S vi è il sostegno alla internazionalizzazione della R&S: se ne avvantaggiano le controllate estere (21%), le imprese che operano nella manifattura ad alta intensità tecnologica (10%) e nei servizi con alta intensità di tecnologia e conoscenza (6%), e le imprese più grandi.
Il Patent box favorisce le imprese con almeno 500 addetti e in egual misura manifattura e servizi. Si appropriano delle quote più elevate di risorse le imprese manifatturiere con bassa intensità di tecnologia, i servizi a bassa intensità di conoscenza (trasporti e magazzinaggio, attività immobiliari, viaggi, noleggio e leasing, ecc.) e le imprese manifatturiere con medio alta intensità tecnologica.
L’utilizzo del credito per la R&S in compensazione delle imposte dovute (Ires e Irap) consente di azzerare il debito d’imposta per una percentuale via via crescente di imprese beneficiarie (dal 47% nel 2015 al 70% nel 2019) Nel 2020 il taglio dell’aliquota effettiva – tenuto conto del limite all’utilizzo del credito R&S in tre quote annuali – si ferma a 8,6 punti percentuali.
Il Patent box riduce l’aliquota effettiva delle imprese beneficiarie di circa 11,5 punti percentuali nel quinquennio 2015-2019. Nel 2020, tale distanza si riduce a 7,7 punti percentuali.