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Commercio estero
Ad aprile, rispetto al mese precedente, si rileva un incremento per entrambi i flussi commerciali, più intenso per le importazioni (+2,5%) che per le esportazioni (+0,2%).
La crescita congiunturale dell’export è dovuta all’incremento delle vendite verso i paesi UE (+1,0%). Rilevante è l’aumento per i beni strumentali (+5,5%).
L’incremento congiunturale delle importazioni è sostenuto con intensità simili dalle principali aree di interscambio, con aumenti più rilevanti per beni di consumo durevoli (+5,1%) e i prodotti intermedi (+4,6%). Un effetto di contenimento delle importazioni deriva invece dalla riduzione degli acquisti di prodotti energetici (-2,4%).
Ad aprile la flessione tendenziale del valore delle esportazioni (-1,7%) è determinata da una contrazione dei volumi (-4,9%) parzialmente compensata da un incremento dei valori medi unitari (+3,4%).
Anche la marcata riduzione tendenziale del valore delle importazioni (-9,3%) è determinata da una ampia flessione dei volumi (-12,8%), mentre i valori medi unitari registrano un incremento del 4,0%.
Ad aprile il saldo commerciale è prossimo all’equilibrio (-202 milioni di euro) e in forte ridimensionamento rispetto al deficit dello stesso mese dell’anno precedente (-2,8 miliardi). Dall’inizio dell’anno il deficit commerciale ha raggiunto il valore di -3,6 miliardi: al netto dell’energia, l’attivo è pari a 19,4 miliardi.
I mercati più dinamici all’export sono Giappone (+34,1%), paesi Opec (+22,1%) e Svizzera (+12,4%).
I settori che presentano i più sostenuti incrementi delle vendite sui mercati esteri sono gli articoli farmaceutici (+14,0%) e gli autoveicoli (+13,9%).
La crescita delle importazioni dai paesi Opec è molto sostenuta (+58,5%), mentre sono in forte flessione gli acquisti dai paesi EDA (-37,6%), Regno Unito (-30,4%) e Giappone (-29,3%).
I settori per cui si rileva una forte crescita delle importazioni sono i prodotti petroliferi raffinati (+35,8%) e il gas naturale (+22,2%).
La flessione delle vendite di mezzi di trasporto (autoveicoli esclusi) in Francia spiega da sola un quinto della riduzione tendenziale dell’export (-1,7%).