Audizioni
L’economia illegale nei conti nazionali
Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere
Roma, 8 ottobre 2014
Audizione del Presidente dell’Istituto nazionale di statistica, Giorgio Alleva
In questa audizione l’Istat è chiamato a offrire un contributo conoscitivo sulle dimensioni quantitative dell’economia illegale, a complemento delle prime stime nazionali su questo tema pubblicate il 9 settembre scorso.
L’inclusione delle attività illegali risponde al criterio dell’esaustività stabilito in ambito europeo e ha l’obiettivo di accrescere la comparabilità internazionale delle stime consentendo, tra l’altro, l’utilizzo del reddito nazionale lordo ai fini del calcolo delle risorse proprie Ue. Tuttavia, coerentemente con quanto deciso a livello europeo, l’ambito di osservazione di queste stime è limitato alle attività di prostituzione, al commercio di sostanze stupefacenti e al contrabbando di tabacchi lavorati.
L’insieme preso in considerazione è quindi circoscritto e i metodi di stima impiegati sono finalizzati alla stima di quegli specifici fenomeni. Tali metodi non consentono di misurare il volume d’affari delle organizzazioni criminali o l’insieme di operazioni economiche (legali o illegali) riconducibili a questo tipo di operatori.
I dati di base utilizzati sono di natura pubblica ma non provengono da rilevazioni della statistica ufficiale che, sino ad ora, non ha affrontato la misurazione diretta di queste attività. In generale, poiché le attività illegali sono praticate da soggetti con forti incentivi a occultare il proprio coinvolgimento, sia come produttori sia come consumatori, le relative stime sono affette da un margine di errore decisamente superiore a quello che caratterizza altre componenti del Pil.
In questo intervento, dopo aver descritto il quadro di regolazione europeo e le linee guida di Eurostat, mi soffermerò sulle metodologie seguite dall’Istat per la stima delle attività illegali e sulla quantificazione che ne è derivata, proponendo infine un confronto con le stime prodotte da altri paesi dell’Unione.