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Contratti collettivi e retribuzioni contrattuali - I trimestre 2025

Alla fine di marzo 2025, i 40 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano il 52,7% dei dipendenti – circa 6,9 milioni – e corrispondono al 50,7% del monte retributivo complessivo.

Nel corso del primo trimestre 2025 sono stati recepiti nove contratti: logistica, servizi socio assistenziali-Uneba, ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici, edilizia, energia elettrica, autoferrotranvieri e Rai.

A fine marzo 2025, i contratti in attesa di rinnovo sono 35 e coinvolgono circa 6,2 milioni di dipendenti, il 47,3% del totale.

Il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto, tra marzo 2024 e marzo 2025, è passato da 29,0 a 23,1 mesi, mentre per il totale dei dipendenti aumenta da 10,1 a 10,9 mesi.

La retribuzione oraria media nel periodo gennaio-marzo 2025 è cresciuta del 3,9% rispetto allo stesso periodo del 2024.

L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a marzo 2025 segna un aumento dello 0,4% rispetto al mese precedente e del 4,0% rispetto a marzo 2024; l’aumento tendenziale è stato del 4,9% per i dipendenti dell’industria, del 4,3% per quelli dei servizi privati e dell’1,7% per i lavoratori della pubblica amministrazione.

I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono: alimentari (+7,8%), settore metalmeccanico (+6,3%) e commercio (+6,1%).

L’incremento è invece nullo per farmacie private, telecomunicazioni, regioni e autonomie locali e servizio sanitario nazionale.


Il commento

Nel primo trimestre del 2025, la crescita tendenziale delle retribuzioni contrattuali rimane sostenuta nel settore privato ed è decisamente più contenuta nel settore pubblico. In termini reali si osserva un ulteriore recupero rispetto alla perdita di potere d’acquisto che si è verificata nel biennio 2022-2023, che tuttavia rimane ancora ampia: per il totale economia, le retribuzioni contrattuali reali di marzo 2025 sono ancora inferiori di circa l’otto per cento rispetto a quelle di gennaio 2021. Perdite inferiori alla media si osservano in agricoltura e nell’industria, mentre  situazioni più sfavorevoli si registrano nei settori dei servizi privati e della pubblica amministrazione. Grazie ai rinnovi registrati nei primi tre mesi dell’anno, alla fine di marzo, solo tre dipendenti su dieci nel settore privato sono ancora in attesa del rinnovo del CCNL.

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