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I conti economici trimestrali. Principali elementi informativi

L’Istat pubblica le stime dei conti economici trimestrali (CET) dal 1983. Dall’edizione di ottobre 2014 metodi e fonti utilizzate seguono i criteri stabiliti dal SEC 2010 (Regolamento UE N. 549/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio come recentemente modificato dal Regolamento UE N. 734/2023).

A partire dal 4 ottobre 2024 le serie storiche dei CET sono state oggetto di una revisione straordinaria conseguente la revisione generale dei conti nazionali annuali che ha consentito il miglioramento dei metodi di misurazione di alcune componenti o variabili specifiche, anche attraverso l’introduzione di fonti informative più aggiornate o, in alcuni casi, del tutto nuove. Tale revisione è avvenuta in coordinamento con Eurostat.

Le serie comprendono sia gli aggregati a prezzi correnti, sia quelli in volume. Questi ultimi sono calcolati e resi disponibili ai prezzi dell’anno precedente e a valori concatenati con anno di riferimento 2020.

Le serie sono diffuse tramite il datawarehouse IstatData. Gli aggregati a prezzi correnti sono rilasciati a partire dal primo trimestre 1995, quelli in volume a partire dal primo trimestre 1996.

Una stima preliminare del prodotto interno lordo (Pil) a valori concatenati è pubblicata a 30 giorni dalla fine del trimestre di riferimento, mentre il rilascio del set completo di dati avviene a 2 mesi. I dati relativi al secondo trimestre sono rilasciati una terza volta a 3 mesi per riallineare le stime agli aggiornamenti della contabilità annuale.

Il Pil è valutato dal lato dell’offerta, mentre dal lato della domanda si stimano indipendentemente le principali funzioni di consumo e tipologia di investimenti a meno della variazione delle scorte che è ottenuta a saldo. Per questo motivo le scorte includono anche una componente di discrepanza statistica.

La valutazione del Pil secondo l’approccio del reddito considera una stima indipendente dei redditi da lavoro dipendente e delle retribuzioni da lavoro dipendente interne, delle imposte e contributi alla produzione, mentre il risultato lordo di gestione è ottenuto come saldo.

Le misure dell’input di lavoro includono il numero di persone occupate e di posizioni lavorative, le ore lavorate e le unità di lavoro.

L’Istat segue per la stima dei CET un approccio di tipo indiretto, poiché, a livello infrannuale, la disponibilità solo parziale delle fonti utilizzate per la compilazione delle stime annuali non consente una stima diretta degli stessi aggregati a cadenza trimestrale. A questo fine, si utilizzano indicatori trimestrali caratterizzati da un legame robusto e statisticamente significativo con ciascuno degli aggregati di contabilità annuale. Ipotizzando che la relazione tra aggregato e indicatore misurata sui dati annuali sia valida anche a livello trimestrale, gli indicatori sono utilizzati, mediante un approccio ottimale di stima, per disaggregare a cadenza trimestrale le serie annuali e per estrapolarne i valori dei trimestri più recenti (ovvero quelli successivi all’ultimo valore annuale disponibile).

La correzione degli effetti di calendario e della stagionalità opera sugli indicatori di riferimento ed è effettuata attraverso l’approccio basato sui modelli Reg-Arima della procedura TRAMO-SEATS secondo le linee guida sulla destagionalizzazione di Eurostat (2024).

Il processo di validazione dei CET implica: (i) un controllo di coerenza della dinamica delle serie trimestralizzate rispetto agli indicatori utilizzati; (ii) un’analisi delle revisioni rispetto al precedente rilascio; (iii) un’analisi della coerenza tra produzione e ore lavorate e di quella tra costi unitari, prezzi e margini.

Il testo è organizzato in una prima sezione che fornisce cenni sul metodo indiretto di trimestralizzazione, seguita dalla presentazione di una lista ragionata dei principali indicatori utilizzati; viene successivamente presentata una descrizione sintetica delle principali variabili dei CET e del legame tra schemi contabili e indicatori congiunturali; infine si delineano in sintesi i metodi di stima del valore aggiunto, del sistema della doppia deflazione, degli impieghi finali, dell’input e costo del lavoro, degli indicatori di costi e margini nonché la politica di revisione adottata.

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