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Non solo anidride carbonica
Si parla spesso in tv e sugli altri media di emissioni climalteranti, ovvero di quei gas che determinano i cambiamenti climatici, prodotte dalle attività umane. Si tratta di diversi tipi di gas, il più comune dei quali è l’anidride carbonica (CO2), che hanno diverso potere climalterante (ad esempio, una tonnellata di metano equivale a 25 tonnellate di CO2). Ma chi li produce e in quale quantità?
Per farci un’idea, l’economia italiana nel 2019 ne ha prodotta una quantità equivalente a 431 milioni di tonnellate di CO2.
Il 74,3% delle emissioni sono legate alle attività produttive, e in particolare all’industria cui è riconducibile il 48,4% del totale delle emissioni. All’interno del settore dell’industria, le attività economiche che più producono gas ad effetto serra sono quelle della manifattura (21,1% delle emissioni) e quelle legate alla Fornitura di energia elettrica, gas vapore e aria condizionata (19,3%).
Le famiglie contribuiscono con il restante 25,7% di emissioni, soprattutto per le attività di trasporto e per il riscaldamento degli ambienti domestici.
Fra il 2008 e il 2019 le emissioni ascrivibili al sistema socioeconomico italiano si sono ridotte di oltre un quarto (25,5%). Possiamo ritenerla una buona notizia?
In parte sì, ma bisogna dire che l’andamento non brillante dell’economia – considerando la crisi iniziata nel 2008-2009 e anche a fronte della modesta ripresa degli anni più recenti – ha contribuito a contenere le emissioni, e che il trend di riduzione non consente ancora all’Italia di rispettare gli impegni presi nell’ambito dell’Unione europea per limitare il riscaldamento globale.
Insomma, abbiamo ancora da migliorare.