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Istat working papers 7/2015
Roberta De Santis e Cecilia Jona Lasinio
Versione integrale del n. 7/2015
In uno scenario internazionale sempre più integrato, la regolamentazione ambientale potrebbe avere un ruolo importante nel determinare i vantaggi comparati delle nazioni. La protezione ambientale è tradizionalmente percepita come un costo addizionale imposto dai governi alle imprese, con ricadute negative su competitività, crescita e occupazione.
Alcuni analisti, tuttavia, hanno criticato questo paradigma. In particolare, Porter e Van der Linde (1995) ritengono che l’inquinamento sia spesso associato a uno spreco di risorse e che una legislazione ambientale più restrittiva possa stimolare l’innovazione con ricadute positive sulla produttività che più che compensino i costi addizionali. Questa è nota come l’ipotesi di Porter e suggerisce l’esistenza di un doppio dividendo di natura economica e ambientale determinato dall’implementazione di politiche per la protezione dell’ambiente.
In questo lavoro, si adotta un approccio macroeconomico per analizzare l’impatto delle differenti politiche ambientali sull’economia nel complesso. I risultati preliminari mostrano che la “Narrow Porter Hypothesis” non può essere rifiutata. Sembrerebbe, infatti, che le politiche ambientali nel periodo 1995-2008, in media, non abbiano peggiorato la competitività degli Stati membri dell’Unione Europea, fornendo uno stimolo all’innovazione e alla produttività.