Comunicato stampa

I suicidi in Italia

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Le statistiche sui suicidi vanno analizzate tenendo presente alcune importanti avvertenze.

Le statistiche prodotte a livello internazionale sui suicidi possono sottostimare il fenomeno a causa, in primo luogo, della difficoltà a individuare il suicidio come causa di morte. In base alla letteratura internazionale, però, tale difficoltà non agisce in maniera selettiva sui diversi gruppi di popolazione e, quindi, non compromette l’utilizzabilità di queste statistiche, con le opportune cautele, per confronti nel tempo e nello spazio.

In secondo luogo, è estremamente difficile individuare i motivi che inducono il singolo individuo a togliersi la vita, a causa della natura multidimensionale del fenomeno.

L’Istat rileva i suicidi attraverso due indagini: una di fonte sanitaria su “Decessi e cause di morte” (dati diffusi su I.Stat), l’altra di fonte giudiziaria su ”Suicidi e tentativi di suicidio”. Da uno studio sulle due fonti risulta che l’Indagine “Decessi e cause di morte” ha una migliore copertura del fenomeno: infatti, negli ultimi anni le statistiche di fonte giudiziaria registrano il 20-25% in meno di casi rispetto a quanto misurato dalla fonte sanitaria.

Per questo motivo, e per gli stringenti requisiti di qualità richiesti dai Regolamenti europei all’indagine di fonte sanitaria, d’ora in avanti l’Istat includerà nelle proprie pubblicazioni i dati sui suicidi provenienti esclusivamente dalla rilevazione sui “Decessi e cause di morte”, come già avviene negli altri Paesi europei.

Fra i Paesi Ocse, l’Italia registra uno dei più bassi livelli di mortalità per suicidio. Tra il 1993 e il 2009 la mortalità è diminuita significativamente da 8,3 a 6,7 suicidi ogni centomila abitanti, con piccole variazioni su livelli storicamente bassi negli ultimi anni.

La propensione al suicidio è maggiore tra la popolazione maschile, oltre tre volte quella femminile, e cresce all’aumentare dell’età.

Nord-est e Nord-ovest sono le ripartizioni con i livelli di mortalità per suicidio più alti, il Centro e le Isole oscillano su valori prossimi alla media nazionale, mentre il Sud presenta valori nettamente inferiori.

L’analisi per livello di istruzione evidenzia una maggiore propensione al suicidio tra le persone con titoli di studio medio-bassi. Per tutti i titoli di studio la classe di età più anziana presenta sempre livelli più alti e la maggiore propensione al suicidio si ha fra le persone con un più basso livello di istruzione e un’età superiore ai 45 anni.

Le modalità di suicidio prevalenti sono: “Impiccagione e soffocamento” (52,1%) per gli uomini, “Precipitazione” (35,1%) e “Impiccagione e soffocamento” (33,4%) per le donne.

Si ricorda che il suicidio è un evento con una forte componente di emulazione ed è necessaria un’informazione responsabile da parte dei mezzi di informazione, come indicato nelle linee guida dell’OMS.

Per informazioni

Rilevazione sulle cause di morte
Stefano Marchetti
tel. 0646737396
stmarche@istat.it

Periodo di riferimento: Anni 1993-2009

Data di pubblicazione: 08 agosto 2012

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