Comunicato stampa

Povertà: nessuna difformità fra dati ufficiali e realtà

  • Ascolta questa pagina usando ReadSpeaker
  • Condividi
  • Lascia un feedback

È un peccato che dati interessanti come quelli del Rapporto Caritas-Zancan vengano accompagnati da commenti sull’attendibilità delle statistiche ufficiali e sulla loro capacità di descrivere la realtà attuale delle famiglie.

Le informazioni dell’Istat su questo tema consentono non solo di calcolare gli indicatori di povertà assoluta e relativa basati sull’indagine sui consumi delle famiglie, peraltro usati anche nel Rapporto diffuso oggi, ma anche di valutare l’evoluzione del reddito disponibile, del tasso di risparmio, della deprivazione, delle condizioni occupazionali, ecc.

Non a caso, l’Istat ha dedicato in più occasioni ampio spazio negli ultimi due anni a questi temi, evidenziando, tra l’altro, gli effetti differenziati della crisi sui diversi soggetti sociali: giovani, gli adulti, gli occupati, sottoccupati, i disoccupati, le donne, gli stranieri, ecc. Ciò a riprova del fatto che per comprendere a fondo la situazione del Paese è indispensabile analizzare tutte le informazioni disponibili e non solo una parte di esse.

Sul piano delle metodologie, è bene ricordare che l’Istat adotta approcci concordati a livello internazionale e/o nazionale e che nel caso della misura ufficiale della povertà relativa utilizzata a livello nazionale la Caritas è stata membro della Commissione di indagine sull’esclusione sociale, nell’ambito della quale tale metodologia è stata condivisa.

Ai fini del calcolo degli indicatori armonizzati europei, l’Istat effettua anche il calcolo della povertà relativa (a partire dal reddito) prima dei trasferimenti previsti dalle politiche pubbliche. Ci lascia dunque stupiti l’affermazione del direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato, che ”non si contestano i dati e il metodo di lavoro rigoroso ed in linea con gli standard europei”, ma il fatto che gli indici di povertà relativa ed assoluta che fornisce [l’Istat] sono “lordi”. Ma la misura diffusa dall’Istat e dall’Eurostat relativa al rischio di povertà prima dei trasferimenti sociali, confrontata con quella al netto dei trasferimenti, misura esattamente quello che il dott. Vecchiato si augura venga pubblicata!

Inoltre, poiché i trasferimenti pubblici (soprattutto in Italia) sono concentrati quasi esclusivamente su quelli pensionistici – e quindi sugli anziani, vengono normalmente diffusi dati calcolati distinguendo il reddito al netto di tutti i trasferimenti sociali e quello al netto dei soli trasferimenti pensionistici. Analogamente, nell’ambito della rilevazione europea EU-SILC, è possibile analizzare i redditi percepiti dai componenti della famiglia, isolando anche eventuali trasferimenti monetari regolari erogati da soggetti esterni a quest’ultima.

L’Istat è sempre aperta alla messa a punto e all’adozione di nuove metodologia di rilevazione e analisi, su questo e su altri temi (basti pensare alle misure di povertà estrema in fase di sviluppo da parte dell’Istituto, con la collaborazione, tra gli altri, della Caritas), come riconosciuto anche recentemente in sede europea nell’ambito delle discussioni sulle misure di benessere della popolazione.

Data di pubblicazione: 17 ottobre 2011

Download

Contatti

PER INTERVISTE, DICHIARAZIONI E CHIARIMENTI AI MEDIA
Ufficio stampa
Orario 9-19
tel. 06 4673.2243-4
Contact Centre per i media
ufficiostampa@istat.it

PER FORNITURA DATI ED ELABORAZIONI
Contact centre
tel. 06 4673.3102
contact centre


ARCHIVIO COMUNICATI POVERTÀ IN ITALIA