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Si chiamano censimenti permanenti

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Alcuni dizionari dovranno aggiornarsi. Perché a cercare il termine “censimento” capita di leggere che si tratta di un’operazione statistica totale che si contrappone alle rilevazioni basate su campioni rappresentativi. Non è più così.

Da qualche anno i censimenti “tradizionali”, quelli che ogni dieci anni coinvolgevano tutte le famiglie, tutte le imprese e tutte le istituzioni non esistono più. Ma quello che resta inalterato è il valore informativo che producono.  Oggi i censimenti si realizzano a intervalli molto più brevi, per offrire quadri esaustivi della realtà sociale ed economica a ritmi compatibili con le esigenze attuali. Ecco perché si chiamano permanenti.

E i questionari – ormai digitalizzati – vengono sottoposti soltanto a un campione dell’universo di cui si vogliono conoscere le caratteristiche. Poi, le informazioni rilevate si integrano con quelle desunte dagli archivi amministrativi, opportunamente trattate perché possano “dialogare” con i dati ottenuti tramite l’indagine sul campo. L’ultimo a lasciare la tradizione sarà il censimento dell’agricoltura che parte a gennaio 2021. Poi anche per lui ci saranno la nuova modalità e una cadenza triennale.

Quello della popolazione e abitazioni, il censimento per antonomasia, si svolge ogni anno e  completa il ciclo nel corso di quattro. La fase del biennio 2018-2019 ha già dato i primi frutti che sono stati presentati in un evento online.

 

Chi volesse esplorare in modo semplice e intuitivo i nuovi dati può navigare il databrowser.

Per chi è interessato alle informazioni principali è a disposizione un video.

Per conoscere meglio i censimenti permanenti è online il sito dedicato.

 

Tag: Tipo di documento: id:251839

Data di pubblicazione: 17 dicembre 2020