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Comunicato stampa

Profili organizzativi e manageriali delle grandi imprese

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A completamento del Censimento generale dell’industria e dei servizi, nel biennio 2014-2015 è stata realizzata una indagine conoscitiva sulle unità economiche complesse.

Le 2.974 imprese (o gruppi di impresa) intervistate sviluppano 4.680 linee di attività in Italia e/o all’estero. Le imprese principali (ossia quelle con fatturato pari o superiore a 2,5 miliardi di euro o con almeno 10mila addetti) sono più complesse poiché presentano, in media, un numero maggiore di linee di attività sia in Italia (2,5) che all’estero (1,2). A queste si contrappongono le imprese medio-grandi, per le quali i valori medi sono ampiamente inferiori sia in Italia (1,4) sia soprattutto all’estero (0,3).

Quasi il 30% delle imprese principali opera in una sola linea di attività, quota che raggiunge oltre il 75% nelle imprese medio-grandi.

Un alto grado di complessità (4 o più linee di attività) è presente solo nel 7,4% delle imprese, quota che sale al 30,0% in quelle principali, raggiunge quasi il 20% nelle imprese grandi e scende a meno del 5% nelle medio-grandi.

La necessità di distinguere tra diverse tipologie di prodotti/servizi offerti (62,5%) e di differenziare i processi di produzione di merci o servizi (27,6%) sono le principali motivazioni per definire due o più linee di attività, ma nel caso delle imprese principali le motivazioni sono più diversificate.

Le imprese principali (e, in misura meno intensa, quelle grandi) risultano mediamente più articolate delle imprese medio-grandi per numero di funzioni di supporto aziendale realizzate all’estero in forma diretta dall’impresa. Un risultato pressochè simile si rileva per le funzioni di supporto aziendale realizzate all’estero da fornitori esterni.

La dimensione ottimale per linee di attività riflette comunque le specifiche caratteristiche del mercato di riferimento. Quasi il 40% delle imprese considera la dimensione prevalente dei principali concorrenti significativamente superiore alla propria, oltre il 54% ritiene invece la propria dimensione economica sostanzialmente simile mentre solo una quota inferiore al 10% si considera più grande.

La proprietà delle imprese è concentrata, soprattutto a livello familiare (54%), e frequentemente non separata dalla gestione manageriale. Ha legami familiari quasi un terzo dei membri dei Cda: il 26,5% ha un ruolo esecutivo e il 5,3% un ruolo indipendente.

L’organizzazione delle imprese è fortemente centralizzata a livello corporate mentre è limitata l’autonomia finanziaria e decisionale a livello di linea di attività. Solo il 33,6% delle linee presenta un management con un rilevante grado di autonomia.

La classe di età media più frequente per il top management è tra 41 e 50 anni (50% circa delle imprese), seguita da 51-60 (40% circa). Solo nel 3,7% dei casi i top manager hanno una età media fino a 40 anni.

Circa la metà delle imprese considerate (49,7%) ha almeno una donna tra i top manager, anche se tale ruolo rimane prevalentemente maschile, gli uomini sono infatti l’87,8% del totale. Prevalgono i laureati, ma sono pochi i top manager con titolo di studio avanzato (post laurea), non superano l’1% del totale in quasi l’80% delle imprese.

Le strategie di sviluppo sono concentrate sulla differenziazione di prodotto (42,3%) e sull’espansione all’estero, soprattutto mediante l’accesso a nuovi mercati (52,1%), l’apertura di nuove imprese (10,9%) e i processi di acquisizione e fusione (8,4%). Di grande importanza sono anche le strategie di consolidamento in Italia, mediante fusioni e acquisizioni (15,7%) e riduzioni delle attività produttive (6,8%).

Il 50% delle imprese e il 66,3% di quelle più grandi presentano processi produttivi o tecnologici internazionalizzati. L’internazionalizzazione si manifesta soprattutto mediante il controllo diretto di imprese produttive all’estero (29,8%) ed è motivata più frequentemente dall’accesso a nuovi mercati (69,9%), dalla riduzione del costo del lavoro (38,8%) e dei costi generali (28,5%).

La presenza stabile di lavoratori della conoscenza è limitata: in quasi metà delle imprese rappresentano meno dell’1% degli addetti. La gran parte dei lavoratori della conoscenza è concentrata in meno di un terzo delle imprese.

Nota. In data 4 luglio 2016, il file dell'”Appendice statistica” è stato sostituito a seguito dell’inserimento di un maggior dettaglio nella Tavola 34.

Per informazioni:

Domenico Moro
tel. 06 46736691
domenico.moro@istat.it

Periodo di riferimento: Anno 2013

Data di pubblicazione: 23 giugno 2016

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