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I censimenti precedenti: la storia dal 1861 fino ai censimenti permanenti

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I censimenti raccontano la trasformazione del Paese, descrivendone le caratteristiche area per area. Essi offrono informazioni indispensabili a chi ha responsabilità di governo e programmazione territoriale e ai cittadini e alle istituzioni per valutare le politiche realizzate. Non esistono altre fonti informative così dettagliate. I dati ottenuti vengono utilizzati nella ricerca scientifica; sono necessari alle imprese per impostare le proprie strategie e migliorare la competitività, così come costituiscono la base per realizzare indagini campionarie e sondaggi indispensabili in una società in cui le informazioni devono essere attendibili e disponibili in tempi rapidi.

Censimento della popolazione e delle abitazioni

1° censimento popolazioneIl 1° Censimento della popolazione risale al 1861, anno di nascita del Regno d’Italia. Nella notte tra il 31 dicembre del 1861 e il 1° gennaio del 1862, a nove mesi dall’Unità d’Italia, gli italiani provano a contarsi e a tracciare la prima fotografia della popolazione, suddivisa per sesso, età e stato civile.

I risultati contano 22.182.377 residenti (che salgono a circa 26 milioni, considerando le zone non ancora annesse), con un 51% di maschi. L’età media è di 27 anni, mentre la percentuale degli ultrasettantenni è ridottissima. Una popolazione molto più giovane di quella attuale, con un alto tasso di natalità (i bambini con meno di 10 anni rappresentano il 24% del totale) e nuclei familiari numerosi (con 4 componenti in media). Tutto il censimento, compresa la pubblicazione dei risultati, costa 640 mila lire (29,38 lire per ogni 1000 abitanti).

Dal 1861 la cadenza decennale del censimento della popolazione viene sempre rispettata, presentando di volta in volta novità e innovazioni: uniche eccezioni nel 1891 – quando il censimento non viene svolto per difficoltà finanziarie – e nel 1941 a causa della guerra.

Il censimento del 1881 adotta il metodo della rilevazione della popolazione residente (compresi i presenti con dimora abituale e gli assenti temporanei); nel 1901 la data di riferimento della rilevazione viene spostata a febbraio e vengono introdotte schede individuali per ogni componente della famiglia. Nel 1910, per la prima volta, viene previsto il limite di età di 10 anni per rispondere alle domande sul lavoro, mentre nel 1921 viene realizzato l’ultimo censimento gestito dai Comuni per poi essere affidato all’Istat.

9°censimento popolazioneNel 1931 i dati raccolti per il censimento vengono per la prima volta elaborati con macchine perforatrici utilizzando due tabulatori Hollerith a schede, mentre, nel 1936 l’operazione censuaria viene anticipata, secondo un programma (non mantenuto), per regio decreto n.1503/1930, di rendere le rilevazioni a frequenza quinquennale. È questo l’ultimo censimento della popolazione prima della guerra. Il successivo viene realizzato dopo l’avvento della Repubblica, nel 1951, insieme al primo censimento delle abitazioni.

Vent’anni dopo, nel 1971, viene realizzato il primo Censimento dei gruppi linguistici di Trieste e Bolzano con questionario tradotto anche in lingua tedesca; nel 1991 il questionario viene tradotto in sei lingue, oltre all’italiano, e corredato da un foglio individuale per straniero non residente in Italia.

Gli ultimi due censimenti riportano in particolare due novità: quello del 2001 vede per la prima volta censiti anche gli edifici, mentre nel 2011 i dati vengono acquisiti anche tramite Internet.

Censimento dell'industria e dei servizi

La prima indagine ufficiale sulle condizioni dell’industria italiana, svolta dalla Direzione della Statistica Generale, è del 1876. È limitata agli stabilimenti relativi a 15 gruppi di industrie, con particolare riguardo alle industrie tessili e alle lavorazioni industriali esercitate dagli stabilimenti di pena e dalle imprese industriali dello Stato. Ciascun settore industriale è censito mediante un apposito questionario che tiene conto delle caratteristiche particolari dell’industria in esame.

Il periodo storico che va dal 1883 al 1903 vede una serie di rilevazioni sulle principali caratteristiche degli opifici industriali le cui notizie, relative a un campo di osservazione notevolmente ampliato, vengono poi pubblicate tra il 1885 ed il 1903 negli Annali di Statistica.

Nel 1911 viene realizzato il Censimento degli opifici e delle imprese industriali, dal quale sono escluse tutte le attività commerciali e terziarie e sono invece incluse tutte le attività industriali, anche se esercitate da aziende di trasporti e da aziende commerciali.

Nel 1927, l’allora Istituto centrale di statistica, svolge il suo 1° Censimento dell’industria e del commercio, caratterizzato per la vastità del campo di osservazione che comprende, oltre alle attività industriali e commerciali anche le attività dei trasporti, comunicazioni, credito, assicurazioni e alcune attività dei servizi. Dieci anni dopo segue il 2° Censimento industriale e commerciale, frazionato e scaglionato nel tempo tra il 1937 e il 1940 e considerato come il più notevole tentativo per approfondire la conoscenza strutturale ed economica dei settori produttivi.

5° censimento industria e commercioNel periodo postbellico si eseguono cinque censimenti delle attività produttive, a cadenza decennale (1951, ’61, ’71, ’81, ’91), caratterizzati da un progressivo e costante miglioramento nelle tecniche e modalità di rilevazione e per l’attenzione posta nell’inserirli in quel processo d’integrazione che mira ad armonizzare le statistiche tra i Paesi membri della Comunità europea, anche con riferimento alle normative espresse dagli altri organismi internazionali.

Il censimento mantiene lo stesso nome fino al 1981, quando viene chiamato Censimento generale dell’industria, del commercio, dei servizi e dell’artigianato, per poi cambiare definitivamente nome, nel 1991, divenendo il Censimento dell’industria e dei servizi. Nello stesso anno le unità di rilevazione vengono distinte in imprese, istituzioni e unità locali.

La cadenza decennale della rilevazione viene sempre rispettata a eccezione del 1947, quando il censimento non viene realizzato per problemi finanziari postbellici, e del 1996, che vede la realizzazione del censimento intermedio dell’industria e dei servizi. Indetto con la legge n.681/1996, il censimento intermedio ha per oggetto tutte le imprese (unità giuridico-economiche) attive al 31 dicembre 1996 e iscritte al Registro delle imprese delle Camere di commercio, gli artigiani e i lavoratori autonomi, non considerando le imprese che operano nell’agricoltura, nella sanità, nell’istruzione e le organizzazioni senza scopo di lucro. I risultati dell’indagine vengono rilasciati dall’Istat nel 1998.

La tecnica di rilevazione utilizzata cambia con la nascita dell’Archivio Statistico delle Imprese Attive (ASIA) che raccoglie i dati forniti dalle imprese, oltre alle informazioni ottenute con le rilevazioni dell’Istituto. ASIA riguarda l’universo delle imprese attive del settore industriale e dei servizi e contiene dati provenienti dalle banche, dall’Istat e dagli archivi del Ministero dell’Economia e delle Finanze, dell’INPS, dell’INAIL, delle Camere di commercio e dell’ENEL. Dal 1997 ASIA viene aggiornato annualmente e include informazioni sulle imprese non profit per le quali l’Istituto ha costruito, nel 1999, uno specifico archivio statistico utilizzato poi come base per il primo censimento del settore nel 2001.

L’ultimo censimento dell’industria e dei servizi, con data di riferimento al 31 dicembre 2011, è infatti il 9° Censimento dell’industria e dei servizi e Censimento delle istituzioni non profit. Un censimento caratterizzato da importanti innovazioni metodologiche, tecniche e organizzative, quali l’utilizzo dei registri statistici assistiti da rilevazioni campionarie, la produzione di nuovi strumenti di analisi e di approfondimento per differenti sottopopolazioni di imprese e di domini di analisi e la messa a punto di un sistema multicanale di restituzione dei questionari.

Censimento dell'agricoltura

locandina 1° censimento agricolturaIl 1° Censimento dell’agricoltura viene realizzato dall’Istat il 15 aprile del 1961. Le aziende agricole esistenti sul territorio risultano 4,3 milioni con una superficie utilizzata pari a 26,5 milioni ettari (ha).

I successivi Censimenti, svolti nel 1970 e nel 1982, registrano una diminuzione rispetto al 1961 di circa 1 milione di aziende e di circa la metà della superficie agricola utilizzata.

La forma predominante di conduzione dell’azienda risulta quella definita “a conduzione diretta del coltivatore”, per la quale il coltivatore, oltre a dirigere l’azienda, vi presta anche la sua opera manuale. Negli anni la figura del lavoratore agricolo, pur diminuendo come numero (dai 3,5 milioni del 1961 ai 3,0 milioni circa del 1982) ha però acquisito maggior peso economico grazie all’aumentata superficie agricola utilizzata dai coltivatori diretti (13,2 milioni di ha nel 1961 a fronte dei 16,6 milioni di ha del 1981).

Nel 1990 l’Istat realizza il 4° Censimento dell’agricoltura e nel 2000 parte la 5° rilevazione nell’ambito di una fase di profonda trasformazione del settore agricolo. La riforma della politica agricola comunitaria e il varo della cosiddetta Agenda 2000, che prevedeva l’allargamento dell’Unione europea ai Paesi dell’Europa centrale, hanno orientato l’agricoltura a un ruolo multifunzionale, non più soltanto produttivo ma anche ambientale e sociale.

Il 6° Censimento dell’agricoltura, partito il 24 ottobre 2010, ha visto in attività una rete censuaria costituita dall’Istat e da più di 20 mila operatori presso gli Enti territoriali.

Questa edizione del Censimento dell’agricoltura dà, per la prima volta, alle aziende la possibilità di compilare on line il questionario e risultano oltre 61 mila quelle che hanno partecipato via web. Inoltre, il 6° Censimento dell’agricoltura è stato il primo a sperimentare la presenza sui social network: il profilo Facebook dedicato ha contato oltre 7.200 contatti.

Una volta chiusa la tornata censuaria del 2010-2011 l’Istat ha investito in una nuova grande sfida: il Censimento permanente. Un progetto che impegna l’Istituto a svolgere rilevazioni non più con cadenza decennale ma in modo continuo.