Istruzione, formazione e lavoro

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IL LAVORO NON MI PIACE,
NON PIACE A NESSUNO,
MA A ME PIACE QUELLO CHE C’È NEL LAVORO:
LA POSSIBILITÀ DI TROVARE SE STESSI.
(Joseph Conrad)

Il maggior coinvolgimento delle persone anziane nel mercato del lavoro è sempre più obiettivo fondamentale per la sostenibilità e il benessere dei sistemi-paese, e per il benessere soggettivo e oggettivo delle persone.

Un ripensamento complessivo della logica e delle modalità di inclusione delle persone anziane nel mercato del lavoro (posticipazione del pensionamento, revisione delle politiche organizzative del lavoro, contrasto alle discriminazioni per età, adeguamento dei percorsi formativi e rafforzamento del Life Long Learning) è necessario per rendere lavoratrici e lavoratori giovani e meno giovani complementari e non antagonisti.

Istruzione, formazione, lavoro delle persone anziane in un flash

Indicatore Anno Valore % Var. % sul 2005
Tasso di occupazione delle persone di 55-64 anni 2015 48,2 +53,5
Tasso di disoccupazione delle persone di 55-64 anni 2015 5,5 +57,1
Tasso di attività delle persone di 55-64 anni 2015 51,1 +57,2
Tasso di inattività delle persone di 55-64 anni 2015 48,9 -27,5
Forze di lavoro potenziali di 55-74 anni 2015 10,6 +37,7
Forze di lavoro di 65 anni e più (in migliaia) 2015 501 +42,7
Persone di 65 anni e più laureate 2015 6,2 +63,2
Persone di 65 anni e più con la scuola media 2015 20,4 +44,6

Per rispondere alle sfide contemporanee del mercato del lavoro e ripensare alla partecipazione delle persone anziane al mercato del lavoro, viene offerta una lettura sistematizzata – attraverso dati, grafici e documenti di approfondimento – di due dimensioni di analisi:

Mercato del lavoro

I prossimi decenni saranno caratterizzati dall’invecchiamento della popolazione, una “rivoluzione grigia” che porrà una delle sfide globali più complesse dal punto di vista sociale, economico e culturale.

Un tale scompaginamento a livello macro testerà la capacità del mercato del lavoro e dell’intera società nel riorganizzare la partecipazione e la valorizzazione delle diverse classi di età, tenendo in considerazione l’interazione di una moltitudine di fattori. Il progressivo sbilanciamento della struttura della popolazione verso le classi d’età anziane richiede nuove e diverse politiche di gestione delle risorse umane da parte delle imprese, ha un forte impatto sulla sostenibilità finanziaria dei sistemi previdenziali e assistenziali, richiede nuovi strumenti di welfare adatti a una forza lavoro sempre più matura e ribadisce l’importanza del lavoro a livello soggettivo sia per motivi materiali (reddito) che immateriali (senso di sé). Le policy adottate si riveleranno fondamentali perché il Sistema Paese transiti verso un nuovo equilibrio e una duratura sostenibilità senza rinunciare a perseguire l’equità intergenerazionale.

Urgente dunque domandarsi se la partecipazione delle persone anziane al mercato del lavoro, così come si andrà configurando, sia in grado di rispondere alle istanze di un’inclusione intergenerazionale.

  • Dal 2005 al 2015 il tasso di occupazione delle persone fra i 55 e i 64 anni è complessivamente cresciuto, a livello Italia, dal 31,4% al 48,2%. Il gap di genere rimane fortemente accentuato, pur essendosi lievemente ridotto da 21,9 a 21,4 punti percentuali nel corso del decennio, con le donne fra i 55 e i 64 anni con un tasso di occupazione nel 2015 al 37,9% contro il 59,3% degli uomini;
  • come per le persone più giovani, la partecipazione al mercato del lavoro in una ripartizione geografica piuttosto che in un’altra rappresenta un fattore decisivo rispetto alle probabilità di ingresso e permanenza, soprattutto fra le donne: nel 2015 il tasso di occupazione degli uomini fra i 55 e i 64 anni è del 64,3% al Centro, del  61,2% nel Nord-Est, del 58,9% nel Nord-Ovest e del 55,5% nel Mezzogiorno. Fra le donne, il tasso di occupazione nella classe 55-64 anni è del 45,9% al Centro, del 41,4% nel Nord-Est, del 40,5% nel Nord-Ovest e del 29,3% nel Mezzogiorno, ripartizione che registra il divario di genere più ampio;
  • tra il 2005 e il 2015  il tasso di disoccupazione delle persone fra 55 e 64 anni (pari a 5,5% a livello nazionale nel 2015) è aumentato in tutte le ripartizioni: nel 2015 ha raggiunto il 7,7% nel Mezzogiorno, il 4,8% al Centro e il 4,5% al Nord, con un gap di genere sempre sfavorevole agli uomini, che soffrono più delle donne la difficoltà di permanenza o di reinserimento nel mercato del lavoro. Fra gli uomini il tasso di disoccupazione raggiunge infatti l’8,9% nel Mezzogiorno (5,4% fra le donne), il 5,7% al Centro (3,7% fra le donne) e il 4,9% al Nord (3,9% fra le donne);
  • il tasso di inattività nella classe di età 55-64 anni, seppure in costante calo nell’ultimo decennio, conferma la bassa partecipazione al mercato del lavoro di questa fascia di popolazione, presentando un accentuato gap di genere a sfavore delle donne in tutte le ripartizioni geografiche. A livello Italia nel 2015 il tasso di inattività registrato è del 48,9%, a sintesi del 36,7% degli uomini e del 60,4% delle donne. A livello ripartizionale il Centro è l’area con i tassi più contenuti, sia per le donne (52,4%) che per gli uomini (31,8%), il Nord si attesta su un valore intermedio (il 37,0% per gli uomini e il 57,4% per le donne), mentre il Mezzogiorno è quella con i valori più elevati (il 39,1% per gli uomini e il 69,0% fra le donne) e il divario più esteso;
  • analizzando gli indicatori complementari del mercato del lavoro, è importante osservare come né la “sottoccupazione” (fra i 55 e 74 anni l’1,5% degli uomini e il 2,9% delle donne rientra nella categoria dei/delle sottoccupati/e) né la “mancata partecipazione” (tasso che raggiunge il 13,5% fra gli uomini e il 15,5% fra le donne) risparmino le persone anziane. Rispetto al 2005 la mancata partecipazione, in particolare, cresce solamente per la componente maschile (era il 8,3%) mentre diminuisce lievemente per quella femminile (era il 13,4%).

Istruzione e formazione

L’istruzione e la formazione regalano molto più che la capacità di leggere un buon libro, di scrivere un racconto breve e di calcolare il proprio bilancio annuale: regalano l’accesso ad una cittadinanza piena ed attiva, di volta in volta declinata, nel ciclo della propria vita, nella possibilità di inserirsi efficacemente nel mercato del lavoro; di partecipare e di contribuire alla vita politica, civica, culturale, relazionale e ricreativa del proprio Paese; di acquisire informazioni utili per la tutela della propria salute presente e futura.

Favorire l’istruzione e la formazione rappresenta così, più che in passato, valore ed asset irrinunciabile per ogni Governo. Inestimabili sono infatti le positive ricadute che tale investimento genera a breve, medio e lungo termine, tanto sul benessere individuale quanto collettivo. Infatti, l’istruzione è tra i fattori che maggiormente concorre alla crescita del Paese e all’abbattimento delle disuguaglianze socio-economiche e della povertà.

Come testimoniano le statistiche ufficiali, in un mondo fortemente globalizzato e competitivo le generazioni più giovani sono oggi maggiormente e trasversalmente (a classi sociali e a territori di appartenenza) coinvolte nei processi di formazione che attraversano la vita non più esclusivamente elementari. Tuttavia, la crescente importanza riconosciuta alla formazione e all’istruzione suggerisce sempre più spunti di riflessione anche sulle emergenti sfide politiche e culturali legate all’educazione delle persone adulte ed anziane:

  • come costruire e rafforzare politiche e campagne di sensibilizzazione per l'”adult education” e il “life long learning”?
  • come rafforzare politiche e percorsi di aggiornamento per i/le lavoratori/trici anziani/e, per favorirne la permanenza nel mercato del lavoro?
  • come salvaguardare le capacità di apprendimento e di sviluppo cognitivo delle persone e dei/delle lavoratori/trici anziani/e?
  • come incoraggiare trasferimenti intergenerazionali di esperienze e competenze?
  • come incoraggiare l’istruzione informale fra le persone anziane, i/le lavoratori/trici e I/le pensionati/e?
  • come favorire l’adozione di buone pratiche nazionali ed internazionali per l’istruzione e la formazione delle persone anziane?

Sottolineata la trasversale centralità dell’istruzione in tutte le età della vita, quanto resta ancora lontana dagli obiettivi indicati nella Strategia Europa2020 l’istruzione fra le persone anziane? E quali progressi sono stati conseguiti rispetto ad un decennio fa, anche in termini di gap di genere?

  • In appena dieci anni sono notevolmente diminuite le persone anziane senza un titolo di studio o con un titolo di studio elementare: se nel 2004 il 41,6% delle persone fra i 55 e i 59 ha una bassissima istruzione, nel 2014 tale percentuale si ridimensiona al 14,1%;
  • sebbene ancora oggi sia significativa la percentuale di persone con un’istruzione elementare fra le persone fra i 60 e i 64 anni (25,9% al 2014), è in netta diminuzione dal 2004 (-52,2%);
  • le persone con 65 anni e più sono quelle che maggiormente hanno subito il ritardo del sistema di istruzione nel raggiungere tutte le fasce di popolazione e di territorio, con ancora il 59,5% delle persone, nel 2014, con nessun titolo di studio o un titolo di istruzione elementare. Nondimeno si osservano significativi segnali di recupero man mano che entrano nell’età anziane le generazioni che hanno beneficiato dell’universalizzazione sostanziale dell’istruzione (-18,7% dal 2004);
  • fra le persone con nessun titolo di studio o un titolo di studio elementare, rimarchevole il gap di genere in sfavore delle donne In tutte le classi d’età: ancora oggi sono confinate al livello più basso della scala dell’alfabetizzazione il 16,7% delle donne fra i 55 e i 59 anni (11,3% degli uomini); il 30,8% delle donne fra i 60 e i 64 anni (20,7% degli uomini); il 66,9% delle donne con più di 65 anni (49,8% degli uomini);
  • anche nel caso del grado più alto di istruzione appare importante una chiave di lettura di genere, che segnala un percorso di progressivo assottigliamento del gap con gli uomini, nell’arco di un decennio, trasversale a tutte le classi di età. Nel 2004 sono laureate il 7,7% delle donne fra i 55 e i 59 anni (9,7% degli uomini); il 4,4% delle donne fra i 60 e i 64 anni (7,9% degli uomini); il 2,1% delle donne con più di 65 anni (5,5% degli uomini). Nel 2014 sono laureate il 12,2% delle donne fra i 55 e i 59 anni (13,0% degli uomini); l’11,4% delle donne fra i 60 e i 64 anni (12,6% degli uomini); il 4,2% delle donne con più di 65 anni (8,2% degli uomini).