Condizioni socio-economiche

  • Ascolta questa pagina usando ReadSpeaker
  • Condividi
  • Lascia un feedback

QUANDO I RICCHI SI FANNO LA GUERRA TRA LORO,
SONO I POVERI A MORIRE.
(Jean-Paul Sartre)

L’inadeguatezza del reddito e delle pensioni, i vincoli di bilancio in termini di spesa e di capacità di consumo, il rischio di povertà e di deprivazione materiale, il disagio abitativo, il degrado e la pericolosità del proprio contesto abitativo sono potenziali condizioni, personali e familiari, che influiscono profondamente sulla qualità della vita delle persone.

Come si collocano le persone anziane rispetto alle disuguaglianze socio-economiche? Sono costretti a standard di vita più modesti rispetto ad altri segmenti della popolazione? Esiste un rischio di impoverimento progressivo delle persone al crescere dell’età?

Condizioni socio-economiche delle persone anziane in un flash

Indicatore Anno Valore % Var. % sul 2004
Incidenza di povertà assoluta tra le famiglie con persona di riferimento di 65 anni e più 2014 4,7 *
Incidenza di povertà relativa tra le persone di 65 anni e più 2014 9,8 -35,1
Famiglie con principale percettore di 65 anni e più che giudicano la loro condizione economica  difficile 2014 22,7 +10,2
Famiglie con principale percettore di 65 anni e più che dichiarano di essere in arretrato con le bollette 2014 5,8 +5,5
Famiglie con principale percettore di 65 anni e più che giudicano pesante il carico di spesa per la casa 2014 54,4 +5,0
Famiglie con principale percettore di 65 anni e più che dichiarano in alcuni periodi dell’anno di non avere soldi per il cibo 2014 6,5 +20,4
Famiglie con principale percettore di 65 anni e più che dichiarano in alcuni periodi dell’anno di non avere soldi per le malattie 2014 13,7 -16,0
Famiglie con principale percettore di 65 anni e più che dichiarano in alcuni periodi dell’anno di non avere soldi per i vestiti 2014 13,6 -20,9

*variazione statisticamente non significativa

Per rispondere a queste e ad altre domande sulle condizioni socio-economiche delle persone anziane, viene offerta una lettura sistematizzata – attraverso dati, grafici e documenti di approfondimento – di quattro dimensioni di analisi:

Reddito e consumi

Dal 2008 le famiglie italiane hanno sperimentano una caduta del loro reddito disponibile misurato in termini reali (il “potere d’acquisto”) senza soluzione di continuità, nella cornice globalizzata di una crisi economico-finanziaria che ha significativamente deteriorato le condizioni della finanza pubblica nei paesi europei, comportando anche severi effetti recessivi.

Nondimeno, nel 2014 e ancor più nei primi mesi del 2015 la situazione economica ha registrato una serie di segnali positivi che dalle regioni del Nord si sono diffusi al resto del Paese, riflettendosi sulla condizione delle famiglie, a partire da quelle più agiate fino a quelle condizionate da maggiori vincoli di bilancio. Aumentano il reddito disponibile e il potere d’acquisto; cresce la spesa per consumi finali, anche se in misura più limitata in conseguenza del lieve aumento della propensione al risparmio. Sempre meno famiglie mettono in atto strategie per il contenimento della spesa mentre è più elevata la quota di quelle che tornano a percepire come adeguate le proprie risorse economiche.

Ma come si caratterizzano le famiglie con principale percettore/trice di reddito una persona anziana?

  • Nel 2013, le famiglie con principale percettore una persona fra i 55 e i 64 anni hanno un reddito pari a 35.414 euro (+5.941 euro rispetto alla media nazionale) a livello Italia. Anche a livello ripartizionale si osserva una condizione economica sempre più favorevole rispetto a quella media complessiva: al Nord il reddito delle famiglie con principale percettore fra  i 55 e i 64 anni è pari a 38.951 euro, a fronte dei 32.536 medi per la ripartizione; al Centro il reddito dei 55-64enni è pari a 38.332 euro a fronte dei 30.750 medi; al Sud e nelle Isole è pari a 28.658 a fronte dei 24.049 medi;
  • la condizione delle famiglie con principale percettore un ultrasessantacinquenne è sensibilmente peggiore. Queste tipologie familiari, infatti, sia a livello nazionale che nelle diverse ripartizioni percepiscono redditi sistematicamente più bassi della media: 25.606 euro al Nord, 25.936 euro al Centro, 21.010 euro al Sud e nelle Isole e 24.158 euro a livello nazionale;
  • le persone anziane che vivono da sole si attestano su un reddito medio decisamente inferiore sia alla media del Paese sia dei rispettivi territori in cui vivono. In Italia, una persona sola di 65 anni conta su un reddito medio di 16.177 euro, a fronte dei 29.473 medi e al Sud e nelle Isole il reddito medio di una persona sola con più di 65 anni scende ancora a 14.405 (contro i 24.049 medi). Al Centro e al Nord le differenze fra il reddito medio di una persona anziana sola e il reddito medio a livello ripartizionale sono ancora più marcate, con scarti di 15.516 euro al Nord (17.020 il reddito medio di un/a anziano/a) e di 14.668 euro al Centro (13.995 il reddito medio di un/a anziano/a solo/a);
  • le persone anziane che vivono da sole si attestano su un reddito medio decisamente inferiore sia alle medie del Paese sia dei rispettivi territori in cui vivono. In Italia, una persona sola di 65 anni conta su un reddito medio di 15.898 euro, a fronte dei 29.426 medi e al Sud e nelle Isole il reddito medio di una persona sola con più di 65 anni scende ancora a 13.908 (contro i 23.986 medi). Nel Centro e al Nord le differenze fra il reddito medio di una persona anziana sola e il reddito medio a livello ripartizionale è ancora più marcato, con scarti di 15.434 euro al Nord (16.906 il reddito medio di un/a anziano/a) e di 14.668 euro al Centro (16.348 il reddito medio di un/a anziano/a solo/a);
  • gli/le anziani e le anziane che vivono soli mostrano un reddito mediano di 14.264 euro (poco più di mille euro mensili), di oltre 3 mila euro inferiore a quello delle persone sole in età attiva (17.466 euro). Anche le coppie senza figli con a capo un ultrasessantacinquenne percepiscono un reddito mediano più basso (circa 7 mila euro in meno) rispetto a quello delle coppie senza figli più giovani (23.934 contro 30.903 euro);
  • per confrontare le condizioni economiche delle famiglie con diversa numerosità e composizione, il reddito familiare viene diviso per opportuni parametri (scala di equivalenza), in modo da ottenere il cosiddetto reddito equivalente. Se si considera il reddito equivalente, comprensivo degli affitti imputati, è possibile ordinare le famiglie dal reddito più basso a quello più alto e classificarle in cinque gruppi (quinti). Il primo quinto comprende il 20% delle famiglie con i redditi equivalenti più bassi, il secondo quelle con redditi medio-bassi e così via fino all’ultimo quinto, che comprende il 20% di famiglie con i redditi più alti. Quando il principale percettore è una persona fra i 55 e i 64 anni la famiglia beneficia mediamente di un reddito superiore. Infatti il 27,7% di famiglie con percettore/trice un/a giovane anziano/a si concentra nel quinto più ricco e il 21,3% nel secondo quinto più ricco. Quando una famiglia ha come principale percettore un/a anziano/a con più di 65 anni, invece, il 25,1% delle famiglie si concentra nel secondo quinto e il 24,4% nel terzo quinto;
  • in termini di consumi, nel 2013 le persone sole con più di 64 anni mostrano il livello di spesa media mensile più basso di tutte le tipologie familiari. Se in Italia le famiglie spendono al mese, mediamente, 2.359 euro, gli/le anziani/e sole si attestano ad una spesa di 1.585 euro. Le coppie senza figli con persona di riferimento una persona con più di 65 anni pur avendo un livello di consumo sotto la media, affrontano una spesa mensile di 2.316 euro;
  • le persone sole con più di 64 anni concentrano il 45,9% della loro spesa sull’abitazione e i costi per l’energia (35,2% la spesa media delle famiglie per questa voce) e il 21,0% su alimenti e bevande (19,5% la media per le famiglie). Percentuali di spesa molto simili per le coppie senza figli con persona di riferimento con più di 64 anni: 40,8% la spesa per la casa e 21,2% quella per il cibo.

Pensioni e altre indennità

Fra le diverse conseguenze che l’invecchiamento demografico determina a livello macroeconomico (sistema assistenziale, sanitario, mercato del lavoro, mercato dei beni), l’onda d’urto provocata sul sistema previdenziale è certamente cruciale per la sostenibilità economico-finanziaria di un Paese.

Il rimodellamento della struttura della popolazione sta sempre più accentuando lo squilibrio fra la consistenza delle classi di età anziane – sia in termini assoluti che relativi – e le classi di età più giovani,  rendendo critica la sostenibilità di un sistema pensionistico, basato sul carico contributivo di una popolazione attiva che sarà sempre più insufficiente rispetto alla numerosità crescente di beneficiari di prestazioni assicurative per la vecchiaia.

  • Nel 2014 i/le pensionati/e con più di 64 anni di età sono il 76,8%, a fronte del 19,5% di pensionati con un’età compresa tra 40 e 64 anni e di un 3,8% con meno di 40 anni;
  • nel 2014 il sistema pensionistico italiano ha erogato 23,2 milioni di prestazioni, per un ammontare complessivo pari a 277.067 milioni di euro (+1,3% sul 2013) con un valore pari al 17,2% del prodotto interno lordo (+0,2 punti percentuali rispetto al 2012) e a un importo medio per prestazione pari a 11.943 euro;
  • il gruppo più numeroso di pensionati (11,2 milioni) è quello dei titolari di pensioni di vecchiaia, che ricevono complessivamente 221.098 milioni di euro. Tra questi oltre i due terzi (il 67,6%) sono titolari di un’unica pensione (rappresentano il 61,6% del reddito destinato ai trattamenti di vecchiaia), il 5,0% riceve due o più pensioni di vecchiaia (26,1% del reddito), mentre il restante 27,4% è anche titolare di trattamenti appartenenti ad altre tipologie;
  • rispetto alle tipologie pensionistiche, le pensioni sociali si concentrano nell’80,1% dei casi fra le persone tra i 65 e i 79 anni e per il 19,9% fra le persone con 80 anni e più;
  • il 62,3% delle pensioni di vecchiaia hanno come beneficiarie persone fra i 65 e i 79 anni e il 23,6% persone con 80 anni e più;
  • rispetto al rapporto fra spesa erogata e numero di trattamenti pensionistici e pensionati/e, molto significative sono le differenze a livello regionale: al Nord si concentra circa la metà delle prestazioni pensionistiche (47,7%), dei/delle pensionati/e (48,2%) e della spesa erogata (50,5%). Solo il 28,1% della spesa complessiva raggiunge invece le regioni meridionali, a fronte di un 31,9% delle pensioni e di un 31,7% di pensionati/e. Le regioni centrali ricevono a loro volta il 20,4% dei trattamenti, ospitano il 20,1% dei pensionati e assorbono il 21,4% della spesa erogata;
  • differenze territoriali si rilevano anche rispetto agli importi medi delle pensioni, che risultano più elevati nelle regioni settentrionali (12.844 euro) e in quelle centrali (12.693 euro) e più contenuti nelle regioni del Mezzogiorno (10.672 euro);
  • oltre alle disparità di territorio, si osserva un accentuato gap di genere in sfavore delle donne, raffrontando la numerosità dei/delle pensionati/e con l’importo medio percepito dai due generi: le donne rappresentano il 52,9% dei pensionati e percepiscono in media 14.283 euro (contro 20.135 euro degli uomini); la metà delle donne (49,2%) riceve meno di mille euro al mese, a fronte di circa un terzo (30,3%) degli uomini.

Povertà e deprivazione materiale

L’intensità e la persistenza della crisi economica, insieme al progressivo indebolimento dell’efficacia dei sistemi di protezione sociale, hanno allargato negli ultimi anni l’area della povertà e della deprivazione materiale, estendendosi anche a gruppi di popolazione in precedenza meno interessati da condizioni di disagio economico. Le difficoltà delle famiglie emergono in maniera evidente: alla diminuzione del reddito disponibile e della ricchezza si accompagna una importante perdita del potere d’acquisto e un calo significativo della spesa per consumi.

Nel 2014, il 28,5% delle famiglie italiane è a rischio di povertà o di esclusione sociale, il 5,7% delle famiglie residenti  (1 milione 470 mila famiglie ) risulta in condizione di povertà assoluta in Italia (per un totale di 4 milioni e 102 mila individui), mentre la povertà relativa risulta coinvolge il 10,3% delle famiglie e il 12,9% delle persone residenti, per un totale di 2 milioni 654 mila famiglie e 7 milioni 815 mila persone.

E le persone anziane? Sono più o meno colpite dalla povertà e dalla deprivazione materiale rispetto ad altre fasce di età e tipologie familiari?

  • Nel 2014, il 22,8% delle persone sole con 65 anni e più risulta a rischio di povertà (vive cioè in famiglie che nel 2013 avevano un reddito familiare equivalente inferiore al 60% del reddito mediano), a fronte del 19,4% fra le persone residenti in Italia e del 9,1% delle coppie senza figli con persona di riferimento con più di 65 anni;
  • l’11,2% delle persone sole con 65 anni e più si trova in condizioni di grave deprivazione materiale (mostra, cioè, almeno quattro segnali di deprivazione su un elenco di nove), superando di 0,4 punti percentuali la media nazionale (11,6%). Più contenuta la percentuale di coppie senza figli con persona di riferimento di 65 anni e più che sperimenta una condizione di grave deprivazione materiale (6,3%);
  • fra gli indicatori di deprivazione materiale, importante osservare come fra le persone sole di 65 anni e più il 43,1% non riesca a sostenere spese impreviste pari a 800 euro; il 57,0% non possa permettersi una settimana di ferie all’anno lontano da casa; il 5,4% abbia arretrati per il mutuo, l’affitto, le bollette o altri debiti; il 14,5% non possa permettersi un pasto adeguato (cioè con proteine della carne, del pesce o equivalente vegetariano) ogni due giorni; il 20,8% non possa riscaldare adeguatamente l’abitazione;
  • rispetto al 2013 sono in diminuzione le persone sole con più di 65 anni che non riescono a sostenere spese impreviste (-3,3 punti percentuali); che non possono permettersi un pasto adeguato ogni due giorni (-2,6%); che non possono riscaldare adeguatamente l’abitazione (-1,6 punti percentuali) e che hanno arretrati per il mutuo, l’affitto, le bollette o altri debiti (-0,1 punti percentuali);
  • fra le persone sole con più di 65 anni, l’indicatore sintetico di rischio di povertà o esclusione sociale raggiunge nel 2014 il 31,5%, mentre fra le coppie senza figli con persona di riferimento sopra i 65 anni si attesta al 14,1%, saldamente al di sotto della media nazionale pari al 28,3%;
  • rispetto al 2013, fra le persone sole con 65 anni e più l’indicatore sintetico “rischio di povertà o esclusione sociale” diminuisce di 2,0 punti percentuali, a seguito della riduzione osservata sia nell’indicatore relativo alla “grave deprivazione materiale” (-1,9 punti percentuali) sia dell’indicatore relativo al “rischio di povertà” (-0,7 punti percentuali);
  • anche fra le coppie senza figli con persona di riferimento con più di 65 anni il “rischio di povertà o esclusione sociale” è diminuito di 2,8 punti percentuali tra il 2013 e il 2014, grazie al ridimensionamento degli indicatori relativi al rischio di povertà (-1,3 punti percentuali) e alla grave deprivazione (-1,6 punti percentuali);
  • nel 2014 l’incidenza della povertà relativa fra le persone sole con più di 65 anni è pari al 7,4%, attestandosi ad un livello inferiore alla media nazionale. Si osservano tuttavia importanti differenze a livello territoriale: nel Mezzogiorno l’incidenza della povertà relativa raggiunge infatti il 19,8%, mentre non supera l’1,9% al Nord;
  • tra le famiglie con due o più anziani l’incidenza della povertà relativa si attesta al 10,6%, nascondendo anche in questo caso profonde disparità sul territorio: nel Mezzogiorno fra le famiglie con due o più anziani si registra infatti un’incidenza della povertà relativa del 22,7%, nel Centro del 6,2% e al Nord del 4,4%;
  • nel 2014 l’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie composte da persone sole con più di 65 anni è pari al 4,9% e al 3,5% fra le coppie con persona di riferimento con 65 anni o più.

Condizioni abitative e problemi di zona

La povertà, il disagio del quotidiano, l’esclusione sociale, la deprivazione non sono definiti e misurati soltanto dalla carenza di risorse monetarie in senso stretto, ma anche da indicatori oggettivi e soggettivi che misurano il disagio della famiglia indipendentemente dal livello di consumo, considerando una più ampia pluralità di dimensioni di natura sociale che garantiscono una vita buona.

In contesti geografici, sociali e culturali differenti, infatti, uno stesso livello di povertà monetaria può tradursi in modo molto diverso in termini di deprivazione materiale e di esclusione sociale.

Per valutare le condizioni socio-economiche oggettive e soggettive persone anziane, di primaria importanza è in tal senso la valutazione della qualità del loro contesto abitativo di appartenenza, sia da un punto di vista fisico-strutturale interno all’abitazione (presenza di strutture danneggiate, di umidità e di scarsa illuminazione), sia da un punto di vista funzionale-esterno all’abitazione, determinato dai principali problemi che le persone anziane lamentano quando pensano alla propria zona di residenza (inquinamento, criminalità, rumori).

Fra le famiglie con un/a percettore/trice anziano/a, possiamo così osservare come nel 2013:

  • l’umidità rappresenti il problema maggiormente segnalato fra le famiglie con principale percettore/trice di reddito sia una persona fra i 55 e i 64 anni (18,7%) che una persona con oltre i 65 anni (18,6%), sia le famiglie composte da una persona sola con più di 65 anni (18,1%);
  • fra i problemi interni alle abitazioni l’11,8% delle famiglie con principale percettore/trice di reddito fra i 55 e i 64 anni e il 14,0% con percettore/trice oltre i 65 anni lamenta strutture danneggiate. Fra le persone sole con più di 65 anni tale problema è segnalato con maggiore frequenza (14,3%), mentre si attesta su un valore più contenuto per le coppie senza figli con principale percettore un/a ultrasessantacinquenne (12,2%);
  • anche il problema della scarsa luminosità è avvertito in particolare dalle famiglie composte da una persona sola con più di 65 anni (8,8%), seguite dalle famiglie con percettore/trice ultrasessantacinquenne (8,4%) e in misura leggermente inferiore dalle famiglie con percettore/trice principale tra i 55 e i 64 anni (7,9%);
  • l’affollamento abitativo non è un problema particolarmente presente in Italia, né colpisce significativamente le fasce di popolazione anziana: è una condizione di disagio segnalata nel 2013 dal 2,7% delle famiglie con percettore/trice principale di reddito fra i 55 e i 64 anni e dal 2,0% delle famiglie con principale percettore/trice un ultrasessantacinquenne (media Italia 2,7%);
  • manifestazioni di disagio legato alla zona di residenza raccolgono invece percentuali di malcontento decisamente più alte fra le famiglie con principale percettore/trice una persona anziana: fra le famiglie con principale percettore una persona fra i 55 e i 64 anni, il 19,7% lamenta troppo rumore; il 18,1% il troppo inquinamento e il 16,8% l’eccessiva criminalità del quartiere. Fra le famiglie con principale percettore con 65+ il 18,4% ritiene il rumore un vero problema e il 15,8% l’inquinamento e la criminalità.