Stili di vita e salute

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HO SMESSO DI FUMARE.
VIVRÒ UNA SETTIMANA DI PIÙ E
IN QUELLA SETTIMANA PIOVERÀ A DIROTTO.
(Woody Allen)

La vecchiaia non comporta di per sé il decadimento psico-fisico, la disabilità, la malattia e l’isolamento.

Tuttavia, la salute delle persone anziane è frutto di una complessa interazione di concause, sia operanti nel presente che eredità di stili di vita passati: fattori economici, sociali, culturali, politici, ambientali, comportamentali e biologici concorrono infatti nel favorire o danneggiare la salute.

Anche una insufficiente offerta di servizi socio-assistenziali e sanitari può avere un impatto più o meno determinante nell’insorgenza e nella persistenza delle condizioni di malessere.

In tutte le fasi della vita, lo stato di salute (psichico, fisico e funzionale) condiziona in positivo o in negativo la possibilità di espressione e costruzione della propria vita, tanto a livello individuale quanto familiare e sociale, tanto a livello materiale (condizioni socio-economiche in età attiva e non attiva) quanto immateriale (partecipazione alla vita sociale, relazionale, benessere soggettivo, benessere psicologico).

Stili di vita e salute delle persone anziane in un flash

Indicatore Anno Valore % Var. % sul 2005
Persone di 65-74 anni in buona salute (variazione sull’anno 2009) 2015 40,2 +8,9
Persone di 65-74 anni con almeno una malattia cronica 2015 74,8 -0,9
Persone di 65-74 anni che svolgono attività fisica con continuità 2015 11,2 +60,0
Persone di 65-74 che dichiarano di aver consumato farmaci nei due giorni precedenti l’intervista 2015 75,8 +8,8
Persone di 65-74 in sovrappeso 2014 46,5 +0,2
Persone di 65-74 che consumano alcolici fuori pasto (variazione sull’anno 2006) 2014 17,5 =
Persone di 65-74 anni che fumano 2014 12,7 -0,8
Persone di 65-74 anni che consumano 5 o più porzioni al giorno di verdure, ortaggi o frutta 2014 5,2 +6,1

Per leggere meglio le condizioni di salute delle persone anziane, i loro stili di vita e sui fattori di rischio che incidono sulla salute, nonché sulla quantità sull’offerta socio-assistenziale e sanitaria presente sul territorio, viene offerta una lettura sistematizzata – attraverso dati, grafici e documenti di approfondimento – di tre dimensioni di analisi:

Stili di vita e fattori di rischio

Secondo le stime dell’Istat, in Italia il numero di anziani è destinato ancora a crescere. La salute è condizione indispensabile per la vita delle persone nelle diverse fasi della vita capace di condizionare comportamenti, vita di relazione, qualità della vita. Però, sebbene il rischio di malattie aumenti con l’età, i problemi di salute non sono una conseguenza inevitabile dell’invecchiamento. Tra i fattori implicati che influenzano il rischio di contrarre numerose malattie ve ne sono alcuni non modificabili come età, sesso e predisposizione genetica e altri modificabili attraverso la promozione di stili di vita salutari.

  • Una sana alimentazione caratterizzata da un adeguato apporto di sostanze nutritive in modo equilibrato assume, con il passare degli anni, un ruolo sempre più importante per la salute. I dati relativi al 2015 evidenziano che il pranzo costituisce nella gran parte dei casi il pasto principale (88,4% per cento della popolazione di 75 anni e più) e nella quasi totalità dei casi è consumato a casa (95,9%), permettendo così una scelta degli alimenti ed una composizione dei cibi e degli ingredienti più attenta rispetto ai pasti consumati fuori casa;
  • l’obesità è il risultato di molteplici fattori che determinano uno squilibrio energetico e l’eccessivo deposito di grasso. Anche in Italia l’obesità sta diventando un importante problema di salute, nel caso delle persone anziane, l’eccesso di peso influisce non tanto sulla mortalità quanto sullo stato funzionale e può comportare un peggioramento dei problemi medici di comorbidità. I dati dell’Istat riferiti al 2014 indicano un aumento della popolazione in eccesso di peso a partire dai 55 anni: se fra i 18 e i 24 anni la percentuale di obesi è del 2,4%, nella fascia d’età 55-59 anni la prevalenza di obesità è pari al 12,9%, nella successiva classe di età 60-64 anni sale al 15,5% e nel caso di persone anziane con età compresa tra 65 e 74 anni scende al 15,7%. Successivamente ai 75 anni si registra una diminuzione (rispettivamente 42,9% in sovrappeso e 13,2% obesi);
  • una corretta attività fisica associata ad un’alimentazione adeguata comporta benefici effetti sulla qualità della vita ad ogni età, e in modo particolare nell’età avanzata. Ciò nonostante la sedentarietà, in Italia, condiziona una proporzione elevata di persone anziane e il fenomeno è più accentuato tra le donne. Nel 2015, infatti, la quota di sedentari sale oltre il 44,7% per le persone con età compresa tra 55 e 74 anni e raggiunge il 68,8% tra gli ultrasettantacinquenni. Nelle classi di età anziane diminuisce l’interesse per lo sport (sia esso continuativo o saltuario), mentre cresce il coinvolgimento nelle attività fisiche, come fare passeggiate per almeno due chilometri, nuotare o andare in bicicletta. Nello specifico, la pratica sportiva continuativa scende sotto il 20% dopo i 55 anni di età sia fra le femmine che fra i maschi contro la media nazionale del 23.9%. Va tuttavia sottolineato che la quota di sportivi ultrasettantacinquenni crolla al 6,4% tra gli uomini e al 3,1% fra le donne. Anche rispetto all’attività fisica gli uomini con 75 anni e oltre si confermano più attivi delle donne (rispettivamente 31,2% e 18,8);
  • l’alcol è un importante fattore di rischio per la salute degli anziani. Il modello di consumo degli anziani è di tipo essenzialmente tradizionale, caratterizzato, in particolare, dal consumo di vino durante i pasti. È, comunque, importante sottolineare il trend in costante discesa dei consumatori di bevande alcoliche che si osserva negli ultimi anni anche tra gli ultrasessantacinquenni. Dal 2015 gli indicatori sul consumo di alcol più a rischio per la salute sono stati rivisti e calcolati sulla base dei limiti proposti dai nuovi Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti (LARN). In Italia gli anziani di 65 anni e più con comportamenti a rischio riguardano il 38% degli uomini e l’8,1% delle donne. Il tipo prevalente di comportamento a rischio è pressoché coincidente con un consumo giornaliero non moderato, soprattutto durante il pasto (59,6% degli uomini e 83,1% delle donne);
  • è noto che il fumo anche nell’età avanzata può compromette la qualità della vita potendo determinare l’insorgenza di patologie cronico-degenerative soprattutto a carico dell’apparato respiratorio e cardio-vascolare. Nel 2015, la quota di fumatori di tabacco tra la popolazione di 55-59 supera il 23%, si osserva una diminuzione nelle successive classi di età fino a registrare tra gli ultrasettantacinquenni un contenuto 5,3%. La quota di fumatrici nelle classi di età adulte e anziane è sempre più contenuta di quella dei maschi anche se nel tempo tra gli uomini si osserva una diminuzione dei fumatori, in controtendenza rispetto a quanto osservato fra le ultracinquatacinquenni.

Condizioni di salute

L’Italia è fra i Paesi con la più alta percentuale di anziani. Attualmente, la speranza di vita alla nascita dei maschi è pari a 80,1 anni, mentre quella delle donne è pari a 84,7 anni e di conseguenza gli anziani sono diventati sempre più numerosi. Si tratta di una sfida dal punto di vista sia sanitario che economico e sociale. Il progressivo allungamento della vita impone infatti alla società di farsi carico di assicurare agli anziani di vivere il più a lungo possibile in buona salute. Al fine di creare le condizioni per poter assicurare il raggiungimento di tale obiettivo è necessario un monitoraggio sempre aggiornato delle condizioni di salute degli anziani per mirare gli interventi di policy e garantire così agli anziani di vivere in buona salute e una vita attiva.

  • Per una valutazione globale delle condizioni di salute, la percezione dello stato di salute rappresenta un importante indicatore di riferimento, molto usato anche in ambito internazionale, in quanto consente di cogliere la multidimensionalità del concetto di salute, inteso, secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità, come stato di “completo benessere fisico, mentale e sociale”. Nel 2015, al quesito “come va in generale la sua salute?” Il 70,0% della popolazione residente in Italia ha dato un giudizio positivo sul proprio stato di salute, rispondendo “molto bene” o “bene” al quesito. La prevalenza di persone che dichiarano di godere di un buono stato di salute decresce vistosamente al crescere dell’età: scende al 63,4% tra le persone di 55-59 anni, al 54,3% nella successiva classe di età 60-64 si riduce ulteriormente al 40,2% per le persone con età compresa tra 65 e 74 anni e raggiunge il 24,8% tra gli ultra settantacinquenni. A parità di età emergono nette le differenze di genere a svantaggio delle donne; le differenze maggiori si hanno tra i 55-59 anni (65,9% contro il 61,0%) e tra gli ultrasettantacinquenni (29,6% contro il 21,6%);
  • la diffusione delle patologie cronico-degenerative costituisce un importante indicatore di salute, molte di queste malattie non sono suscettibili di guarigione e, una volta insorte, condizionano in modo permanente la qualità della vita degli individui che ne sono affetti, compromettendo il loro livello di autonomia e accrescendo la necessità di assistenza e cura. Già nella classe 55-59 anni soffre di patologie cronico-degenerative il 51,5% della popolazione e la quota raggiunge l’85,2% tra le persone ultra settantacinquenni;
  • tra le persone anziane aumenta anche la comorbidità che nel caso delle persone di 75 anni e più si attesta al 65,4% in linea di massima a svantaggio delle donne (57,3% tra gli uomini e 70,9% tra le donne). Lo svantaggio femminile nelle età più anziane si rovescia solo per bronchite cronica (16% donne, 19,4% uomini) e malattie del cuore (14,1% donne, 18,2% maschi);
  • il 41,0% della popolazione ha fatto uso di farmaci nei due giorni precedenti l’intervista. Tale quota è in aumento rispetto all’anno precedente. Le quote di consumatori aumentano all’avanzare dell’età: per entrambi i sessi si raggiunge la metà della popolazione già dai 55 anni (di cui 46,6% maschi, 52,8% donne) fino a raggiungere il 90,0% tra le donne ultra settantacinquenni e l’89,0% tra gli uomini della stessa fascia d’età.
  • La mortalità nella popolazione anziana nell’ultimo decennio risulta in netto calo in entrambi i sessi, in linea con l’andamento osservato nella popolazione generale. Sebbene vi sia una riduzione dei tassi di mortalità nella popolazione il numero dei decessi è progressivamente crescente. Siamo, infatti, in presenza di un apparente paradosso: una quota sempre più consistente di persone raggiunge le età più avanzate della vita, quelle dove i rischi di morte sono più elevati. L’effetto dell’invecchiamento della popolazione è quindi la causa determinante nell’incremento del numero dei decessi. Nel 2012, circa la metà dei decessi avviene tra i 65 e gli 84 anni (157.847 uomini e 124.258 donne), principalmente per cardiopatie ischemiche e malattie cerebrovascolari;
  • l’analisi della struttura per età dei dati di mortalità per causa evidenzia che i tumori rappresentano la prima causa di morte sia per gli uomini sia per le donne tra i 45 e i 79 anni. Alle età più avanzate (oltre gli 85 anni) le cause più frequenti sono le malattie del sistema circolatorio, dagli 80 anni di età in poi invece il primato spetta alle malattie del sistema circolatorio per entrambi i generi con quozienti simili nei due sessi; negli ultranovantenni quasi un decesso su due è dovuto a questo gruppo di cause (53,8% tra le donne e 47,8% tra gli uomini).

Servizi sanitari e socio-assistenziali

La situazione dell’Italia, con una forte presenza di popolazione anziana e con un’aspettativa di vita fra le più alte nel mondo, indica che nel nostro Paese sono presenti “opportunità” e “bisogni”. Viviamo infatti in una società in cui in generale la popolazione anziana gode di un buono stato di salute complessivo, benché sia necessario affrontare una serie di problemi che derivano proprio dall’invecchiamento della popolazione, che comporta patologie gravi e invalidanti. L’invecchiamento della popolazione pone, infatti, allorquando si registri un peggioramento delle condizioni di salute, il problema di garantire ai cittadini più anziani qualità delle cure sempre migliori e sempre più coerenti con un uso razionale delle risorse.

  • A livello nazionale il 27,9% della popolazione (16 milioni 209 mila persone) dichiara di aver effettuato almeno una visita medica nelle quattro settimane precedenti l’intervista e questa percentuale raggiunge il 47,8% tra gli ultra ottantenni. Oltre la metà delle visite generiche (53,8%) ed il 47,9% delle visite specialistiche sono effettuate dalla popolazione anziana che presenta almeno una delle condizioni patologiche quali multicronicità, patologie gravi, disabilità, cattiva percezione dello stato di salute.
  • Gli accertamenti sanitari, effettuati nelle 4 settimane precedenti la rilevazione, sono stati 15 milioni 298 mila (26,4%), escludendo i controlli effettuati durante eventuali ricoveri ospedalieri o in day hospital. Sono 10 milioni 664 mila gli accertamenti di laboratorio (18,4%) e 4 milioni 634 mila gli esami specialistici (8%). Gli esami specialistici sono rimasti stabili negli ultimi cinque anni.
  • Complessivamente, nel corso del 2012, il numero dei ricoveri ospedalieri, nei tre mesi precedenti la rilevazione, è di circa 2 milioni 191 mila (3,8%), con una media di 1,2 ricoveri per persona ricoverata. La durata media dei ricoveri si stabilizza sui 7 giorni, rimane più lunga per gli anziani in particolare per gli ultraottantenni (11 giorni in media). Il ricorso ai servizi ospedalieri, come prevedibile, cresce con l’aumentare dell’età fino a raggiungere il 7,8% nella popolazione di 80 anni e più. La percentuale dei ricoveri è leggermente superiore per gli uomini e aumenta al crescere dell’età in entrambi i generi.
  • I presidi residenziali socioassistenziali e sociosanitari nel 2011 ammontano a 12.033 unità e offrono 386.803 posti letto, con 369.523 ospiti. Ogni 1.000 residenti ci sono 6,5 posti letto disponibili a fronte di 6,2 persone ospitate. Il numero dei presidi e dei posti letto disponibili diminuisce per il secondo anno consecutivo (-6,1% i presidi, -8,9% i posti letto); in calo anche il numero di ospiti (-6,3%). Gli ospiti con oltre 65 anni di età sono circa 279 mila e rappresentano il 75,6% del totale. Tra gli anziani è predominante la componente femminile che rappresenta il 75,1% del totale. Per quanto riguarda la tipologia degli ospiti si osserva che la componente anziana ricorre più spesso al servizio soprattutto nelle regioni del Nord.
  • La spesa complessiva per servizi sociali offerti sostenuta dai comuni nel 2011 supera di poco i 7.000 milioni di euro e, per la prima volta dal 2007, diminuisce rispetto all’anno precedente (-1,4%). Gli anziani sono tra i principali destinatari dei servizi offerti (19,8%) preceduti dalle famiglie con minori (40,1%), e dalle persone disabili (23,2%). La quota restante è utilizzata per trasferimenti in denaro ad altri soggetti pubblici e privati e rappresentano il 26,7% della spesa complessiva.